«Io, un eretico licenziato aver criticato l'Inferno»

«Io, un eretico licenziato aver criticato l'Inferno» Il professor Luigi Lombardi Vallauri, docente di filosofia del Diritto alla Cattolica, rimosso dall'incarico «Io, un eretico licenziato aver criticato l'Inferno» UNA SENTENZA VATICANA MILANO UNQUE lei, professor Luigi Lombardi Vallauri, è un eretico? «Sono il nuovo eretico, sì, non destinato al rogo, però... O almeno non credo». Ma al licenziamento sì: via dalla Università Cattolica per il suo pensiero «non conforme» alla dottrina. «Così dice la sentenza della Congregazione e davvero non ne so molto di più... Nessimo mi ha comunicato per iscritto le accuse, non mi è stato riconosciuto il diritto alla difesa, il processo si è svolto a mia insaputa. Mi hanno chiamato solo per confermarmi la condanna». Come in imo scarto spaziotemporale, proprio in mezzo a questa Milano piena di sole invernale e automobili, 400 giorni al Duemilia - e naturalmente al Giubileo, che per inciso significa festa e indulgenza - tra le belle mura della Università del Sacro Cuore, si è appena consumata la sentenza della Congregazione per «delitto di opinione», preietto ed esecutore il cardinale Pio Laglù (che fu nunzio in Argentina ai tempi dei generali e dei desaparecidos). Luigi Lombardi Vallauri, da 22 anni docente di Filosofia del Diritto alla Cattolica, nonché ordinario a Firenze, occhi ciliari, voce scurissima, ma assai tagliente («Sono a nervi scoperti, lei capisce») se ne va per aver argomentato non di teologia, bensì di diritto. Non per aver messo in dubbio la fede o Dio, ma la congruità della pena eterna «incommensurabilmente sproporzionata a qualunque azione possa compiere un uomo». L'inferno, per esempio, «a chi si masturba, fa atto di fornicazione, oppone impedimento alla procreazione» eccetera. Per aver detto che il peccato originale, ereditalo da Adamo, «è contrario al principio della responsabilità personale». Per aver sostenuto che l'autorità della Chiesa, l'infallibilità dei papi, le procedure adottate dall'Inquisizione - da un punto di vista giuridico - vanno storicizzate. Anche se storiciz- zandole si finisce per svelarne (proprio) la fallibilità. Cominciamo dall'inizio, professore. «L'inizio è il 1997, quando mi comunicano l'ordine di sospendere l'insegnamento in attesa di processo». Di punto in bianco? «E con parecchia virulenza. Mi sono permesso di dire che una qualunque civiltà giuridica dovrebbe prevedere esattamente il contrario: prima il processo e poi la sospensione dell'insegnamento. Eventualmente». Chi glielo comunicò? «La Congregazione per l'educazione cattolica, cioè direttamente la Santa Sede, ma senza dirmi chi avrebbe indagato su di me». Però lei lo ha saputo. «In un secondo tempo sì, mi assegnarono due giudici De Paolis, ordinario alla Gregoriana, e il domenicano George Cottier». Lo stesso che adesso guida la commissione sull'Inquisizione? «Esattamente lui. Perché la Chiesa avvia procedure di revisione sul proprio passato, ma nominando da sé i giudici». Quindi che accadde? «Che lo scorso 23 ottobre ho incontrato il solo De Paolis, il quale mi comunicò le accuse: avere messo in dubbio il concetto di Inferno, l'autorità dei Papi, la necessità dei sacramenti ammini- strati dalla Chiesa come unica via di salvezza. In effetti tutto questo io l'ho criticato, ma da un punto di vista del Diritto. Non sono mai entrato nel campo della Teologia». Fa differenza? «Evidentemente no, anche se dovrebbe». Le accuse le sono state comunicate solo a voce? «Sì. Nessun documento e nessuna possibilità di replicare o difendermi». La sentenza è arrivata 5 giorni più tardi. «Il cardinale Laghi la comunica al rettore Adriano Bausola. Il rettore convoca i 22 docenti del consiglio di facoltà. Dieci di loro, timidamente, chiedono di concedermi una difesa, o almeno di leggere le motivazioni. Ma gli altri 12 battono i tacchi e dicono che no, queste comunicazioni non vanno sindacate, ma solamente applicate». In effetti l'ordinamento delle università e delle scuole cattoliche sono sottoposte all'autorità della Santa Sede. «Lo so benissimo e infatti non mi opporrò al licenziamento». Non si opporrà? «Assolutamente no. Anche perché con questa decisione, Vaticano e inquisitori mostrano esattamente chi sono. E quanto siano profonde le fobie che li imprigionano. E come vivano terrorizzati da qualunque confronto, da qualunque dialogo». Eppure hanno l'assoluto dominio sull'insegnamento cattolico. «Cosa che io trovo scandalosa, visto che è lo Stato a pagare gli insegnanti». Non alla Cattolica. «Vero, alla Cattolica gli stipendi arrivano dalle rette, più da altre entità non del tutto note. Ma io sto parlando dei 20 mila insegnanti di religione che per norma concordataria ricevono lo stipendio dallo Stato, ma dipendono dal vescovo». Nel senso che è il vescovo a dare o togliere l'incarico. «E ogni anno devono aspettare la conferma, perciò se non azzeccano la teologia gradita al vescovo vanno a casa. Questo significa che oggi, in Italia, vengono pagati con soldi pubblici 20 mila stipendi a cittadini che non godono de- gli stessi diritti civili garantiti a tutti gli altri». Si sente più arrabbiato o più deluso? «Tutte e due le cose. Mi aspettavo che almeno dentro l'Università, un luogo dove si esercita il pensiero e la critica, ci sarebbe stato un po' di spazio, almeno per rispetto degli studenti, di cui noi dovremmo essere guida e maestri». Secondo lei c'è un giro di vite, a difesa della dottrina? «Sì e brutale, almeno a partire dal '97, quando il Vaticano ha ordinato la chiusura delle scuole teologiche dell'America Latina. Da allora l'nrigidimento è stato impressionante. E ci sono solo due spiegazioni: o si sentono molto forti, oppure perdutamente deboli». Scusi professore, lei crede oppure no? «Diciamo che sono cosciente dell'enigma, ded'irrappresentabile, e che davanti al mistero mi fermo». Pino Corrias «Nessuno mi ha dato la possibilità di difendermi» «Non ho messo in discussione la teologia» A destra un'immagine di piazza San Pietro. In alto il professore Luigi Lombardi Vallauri

Persone citate: Adriano Bausola, De Paolis, George Cottier, Luigi Lombardi Vallauri, Pino Corrias, Pio Laglù

Luoghi citati: America Latina, Argentina, Cattolica, Firenze, Italia, Milano, Vaticano