Il coraggio di riabilitare la paura

Il coraggio di riabilitare la paura Il coraggio di riabilitare la paura «Anche a me accadde di impazzire di terrore» URANTE il massacro dell'offensiva Nivelle vennero fucilati «per esempio e in nome di una disciplina il cui rigore non ha d'uguale con la crudezza dei combattimenti. Reintegriamoli oggi pienamente nella nostra memoria collettiva nazionale». Forse nessun fronte di guerra ebbe a subire tali massacri come allo Chemin des Dames: reggimenti e reggimenti di «poilu» attaccarono altrettanti reggimenti di «bouc» in un orrore di sangue e di spietatezza di generali. Philippe Pétain, nominato comandante in capo in sostituzione di Nivelle che aveva fatto i piani della battaglia, ordinò di procedere alla fucilazione immediata di quarantanove «poilu» tra le centinaia di condanne a morte pronunciate dai tribunali militari: gli ammutinati erano stanchi di veder morire senza risultati, nell'assalto di trincee che non finivano mai, sotto i bombardamenti tambureg- gianti che non sceglievano i bersagli e che volevano solo distruggere indiscriminatamente come capitava. Tanto valeva dire «Basta!» e finire davanti a un plotone d'esecuzione, senza tanto penare feriti nel fango, o appesi agonizzanti sui reticolati, o soffocati dai gas in una buca di granata. Su questi episodi Stanley Kubrick nel 1958 realizzò quel famoso film Orizzonti di gloria che proprio in Francia venne proibito fino al 1978. Dissero basta e vennero fucilati. Ma è difficile, molto difficile anche per persone normali vincere la paura in certe situazioni. La paura ti paralizza, ti fa impazzire, questo l'ho visto anch'io. In una certa situazione stavo per impazzire e ho provato la paura che ti toglie ogni volontà, che non fa ragionare, ma per dire basta come quegli ammutinati bisogna davvero avere tanto coraggio. Un vero e generoso uomo come Emilio Lussu un giorno ragionando mi disse che bisogna avere più coraggio a disertare «di fronte al nemico» che andare all'assalto; un capitano degli alpini che più valoroso e cosciente del prezzo della vita dei soldati non ho conosciuto mi diceva che in guerra il vero coraggio è vincere la paura. Fucilate! Fucilate! Gridavano certi generali che stavano nei comandi, dove nemmeno cadevano le bombe, quando i reparti erano titubanti ad eseguire ordini che volevano dire solo massacro. I soldati e anche i comandanti di battaglione capiscono quando si può e quando no, i generali qualche volta no: fucilate! Anche da noi nella Grande Guerra era successo e Paolo Mo¬ nelli nel suo libro, Le scarpe al sole, ci racconta la fucilazione di due alpini: «... perché un giorno suH'Ortigara, usciti dalla battaglia per una corvée, non erano più rientrati... Appena si sono ritrovati con il loro battaglione hanno urlato, pianto, chiamata la famiglia lontana implorando pietà e perdono. - Andaremo de patuglia tute le sere, sior tenente...». Ma quei signori del Tribunale Militare che condannava a morte, da chi veramente è stato in battaglia vengono «ricusati per incompetenza». Solo quello che ha pregato di morire in battaglia, solo quello, scrive Monelli, sarebbe giudice competente. Attilio Frescura nel suo Diario di un imboscato alla data del 26 gennaio 1917 scrive: «Ritorno. Passando da Saciletto, nell'alba chiara, una scarica di fucileria mi ha fatto sobbalzare nel veicolo in cui intirizziva la mia dormiveglia. Ho chiesto: Dove siamo? - a Saciletto. C'è il tribunale di guerra, qui. Hanno fucilato qualcuno. Succede sempre... Il paese, ormai, si chiama Fuciletto». In Plotone d'esecuzione di Forcella e Monticone c'è tutto, o quasi, per quanto riguarda su questo tema il nostro esercito nella Grande Guerra. Risulta che furono oltre quattromila le condanne a morte pronunciate dai tribunali di guerra e settecentocinquanta furono eseguite, ma a questo numero bisogna aggiungere le esecuzioni sommarie, le decimazioni, le esecuzioni eseguite durante le battaglie sparando sui codardi. Ora, a distanza di ottanta anni, se anche la Francia che ha così alto il senso patriottico e lo spirito militare chiede di onorare gli ammutinati del 1917 allo Chemin des Dames, mi sembra che anche da noi si dovrebbe ridare memoria ai nostri fucilati perché la paura è un sentimento umano come la pietà. Mario Rigoni Stern Il generale Cadorna guidò l'esercito nella Grande Guerra

Persone citate: Attilio Frescura, Cadorna, Emilio Lussu, Forcella, Mario Rigoni Stern, Monelli, Monticone, Paolo Mo, Philippe Pétain, Stanley Kubrick

Luoghi citati: Francia