«Traditori? No, vittime» di Paolo Guzzanti

«Traditori? No, vittime» «Traditori? No, vittime» Scognamiglio: sto con il premier francese IL MINISTRO DELLA DIFESA INISTRO Scognamiglio, ha visto che cosa ha fatto Lionel Jospin in Francia? «Certo: ha reso omaggio ai soldati francesi che durante la Prima guerra mondiale furono fucilati per codardia o diserzione...». Cosa che avveniva anche da noi. I soldati che rifiutavano di uscire dalla trincea per affrontare le mitragliatrici venivano fucilati. «Sì, furono più di diecimila: un massacro nel massacro». Posso chiederle noi da che parte stiamo? «Stiamo dalla parte dei soldati. Dalla parte di tutte le vittime di quella mostruosa mattanza, dalla parte di coloro che soffrirono la pena dell'ingiuria, della morte, del disonore». Crede ancora oggi che fosse disonore? «Ma per carità. A loro va riconosciuto tutto l'onore, e sono perfettamente d'accordo con Lionel Jospin: credo che anche noi dobbiamo deciderci a dire pubblicamente la verità». Qual è la verità? «E' una verità nota, ma rimossa, resa invisibile. La verità è che durante la Grande Guerra ci furono due momenti diversi e distinti nel comando: prima quello di Cadorna e poi quello di Diaz. E che durante il primo furono commessi errori devastanti da parte degli strateghi. Errori testardi che portarono al macello centinaia di migliaia di uomini, ottusamente spediti contro difese più forti dell'attacco e dunque condannati a morte senza ragione, senza scopo. Come si fa a non stare dalla parte di chi tentava di evitare una morte stupida, inutile, frutto soltanto di alterigia e incapacità? Creda a me, quei poveri soldati fucilati dai nostri plotoni d'esecuzione non furono meno eroici di quelli che caddero in combattimento». Lei accennava a una seconda fase della guerra, in cui le cose cambiarono. «Sì, fu quella in cui la strategia cessò di essere quella della macelleria, e l'esercito italiano guidato con modernità e intelligenza si batté perfettamente contro austriaci e tedeschi, e li costrinse all'armistizio che contemplava anche il diritto di passaggio sul suolo austriaco per puntare contro la Germania meridionale. Cosa, questa, che portò il Kaiser all'abdicazione e al governo repubblicano che accettò la pace dei 14 punti disegnata dal presidente americano Wilson. Credo che si debba dare a chi legge e non sa, un'idea anche vaga di quella mattanza, restando soltanto all'Italia. Dunque, la Grande Guerra ci costò 600 mila morti e 700 mila mutilati ai quali vanno aggiunte altre 700 nula vittime deUa influenza "spagnola", che fu portata dalla guerra. Dunque, una tragedia da due milioni di italiani, cui seguì il dramma dei reduci, dei disoccupati, gli sconvolgimenti sociali che resero fragile la democrazia e portarono all'avvento del fascismo. Queste le dimensioni di quella sciagura finita 80 anni fa». Secondo la retorica dell'epoca e del fascismo, la disfatta di Caporetto fu provocata dai sovversivi, dal tradimento, dalla propaganda antipatriottica e rivoluzionaria... «Tutte balle. E' falso che i soldati si rifiutassero di combattere. Erano disperati, è vero, avevano una ragionevolissima paura provocata dall'orrore di quel che vedevano. Furono passati per le armi per ordine di un comando che cercava di nascondere la sua incapa¬ cità. Quella parte della guerra è stata descritta bene da Emilio Lussu in "Un anno sull'altopiano" e da tanti altri. A Caporetto il nostro comando fu vittima dell'ultima brillante invenzione tedesca, già sperimentata nella battaglia di Riga e poi applicata a Caporetto». In che cosa consisteva? «Nel concentrare l'attacco in un solo punto, sfondare senza curarsi di che cosa succedesse sulle ali, precipitarsi nel varco e devastare il fronte nemico prendendolo alle spalle. Il nostro comando non capì e dette la colpa ai soldati» Il comando passò poi a Diaz sò poi a Diaz. Che cosa cambiò? «Diaz e Badoglio resero pan per focaccia, applicando lo stesso sistema e sviluppandolo in maniera ancor più brillante e veloce, senza inutili sacrifici umani». Sul fronte francese, cui si riferisce Jospin? «I francesi si trovarono più o meno nella nostra stessa situazione di Caporetto, sullo Chemin des Dames: là i tedeschi sfondarono e i soldati pagarono gli errori del loro comando con i plotoni d'esecuzione. Ma, tornando all'Italia, che i nostri soldati fossero combattenti valorosi e bravissimi lo si vi de quando l'ottava armata del ge- de quando l'ottava armata del ge- nerale Caviglia sfondò sul Piavo le linee nemiche e con una operazione formidabile invase il campo nemico puntando direttamente su Vittorio Veneto dove era il comando austriaco». Dunque il nostro non era poi un esercito di scalzacani... «Fu un esercito formidabile, purché guidato da gente in grado di capire il cambiamento nel modo di fare la guerra. Anzi, la tenibile umiliazione inflitta dagli italiani al generalo Conrad von Hootzendorf si tradusse poi in una elaborazione di studi tedeschi elio portarono alla micidiale mobilità usata contro la Francia nel 1940, usata contro la Francia nel 1940, e quella fu un'altra tragedia. Ma nel 1918 l'Italia vinse e vinse anche per tutti i poveri ragazzi fatti giustiziare e ingiustamente accusati di codardia, e ai quali penso che si debba rendere con commozione l'onore delle armi della memoria, rimuovendo un tabù quello dei soldati codardi fatti fucilare - usato per coprire una condotta di guerra ottusa e nel disprezzo della vita umana. Inchiniamoci dunque davanti ai diecimila soldati uccisi dai plotoni d'esecuzione e ricordiamoli con onoro e con affetto». Paolo Guzzanti «I nostri fucilati non furono meno eroici dei commilitoni caduti in combattimento» «I veri colpevoli furono comandanti che tentavano di nascondere la loro incapacità»