«Partito unico a sinistra? No, caro Veltroni» di Ugo Magri

«Partito unico a sinistra? No, caro Veltroni» A D'Alema: «Saremo leali, ma non succubi. Ci faremo valere su 35 ore, scuola, rappresentanze sindacali» «Partito unico a sinistra? No, caro Veltroni» Cossutta: sbagli anche sul referendum IL LEADER DEI COMUNISTI ITALIANI AROMA RMANDO Cossutta è ben lieto che Walter Veltroni voglia costruire in Italia una sinistra più forte. «Purtuttavia...», soggiunge il leader dei comunisti al governo, purtuttavia ci sono alcuni puntini da mettere sulle «i». In materia di relazioni reciproche, per esempio. Dove Cossutta rileva, sì, un apprezzabile passo avanti rispetto al passato («In Veltroni vedo meno quell'arroganza politica che ha contrassegnato la linea del Pds prima, dei Ds poi»), e «purtuttavia...». Che cosa non la convince, onorevole Cossutta, dei primi discorsi di Veltroni da segretario? «In questa sua svolta, nel complesso positiva, noto una certa forzatura, direi una fuga in avanti». A proposito di che? «Là dove egli considera possibile un'unica formazione della sinistra, sia pure pluralista e aperta». Non le piace? «Non è realistico. Una forza come la nostra è portatrice di una visione tipica dei comunisti, cioè alternativa rispetto al dominio capitalistico. I comunisti operano appunto per superare il capitalismo. Onesta cultura comunista può manifestarsi solo attraverso un'autonomia ideale, politica e organizzativa. E' del tutto impensabile che ima tale componente venga inglobata dentro un unico contenitore della sinistra». Per ora niente assimilazione con il partito di Veltroni. Ma un domani? «Né per l'oggi, né per il domani. Anche noi vogliamo stabilire rapporti e intose con tutte lo forze della sinistra, e dunque ho apprezzato l'intendimento dell'uscita di Veltroni. Ma la considero, ripeto, una forzatura e una fuga in avanti». Il neo-segretario Ds non ha escluso un appoggio al referendum elettorale. Che ne pensa? «Anche qui c'è il mio dissenso. Tanto per cominciare, ci sono mille motivi per ritenere che la Corte Costituzionale possa considerare non ammissibile il quesito referendario, in quanto manipolativo e non abrogativo. Con questo referendum si prefigura una nuova legge elettorale, altro che abrogare quella in vigore. Dunque, a nonna di Costituzione non dovrebbe essere ammesso». E se invece la Corte Costituzionale desse il via Ubera? «Noi diciamo che in quel caso il referendum andrebbe osteggiato, non favorito. Avversato, non appoggiato». Come mai tanta ostilità? «Perché il referendum, se passasse, aprirebbe una ferita lacerante nella vita democratica. Non è vero che intende cancellare la quota proporzio- naie, la verità è che tende a eliminare la presenza dei partiti in quanto tali. E mai, nella storia politica, mi cittadino è riuscito a far valere da solo i propri diritti. Ci è sempre riuscito unendosi in associazioni, sin¬ dacati, partiti...». Un modo per evitare il referendum ci sarebbe: facendo una nuova legge, non crede? «Certo, ma non quella disegnata da D'Alema e oggi, sia pure con tinte meno precise, da Veltroni: vale a dire il doppio turno di collegio. Sarebbe un duro colpo alla rappresentatività, al primo turno passerebbero solo i candidati con un quorum molto elevato». Si parla del 7 per cento... «E il 7 per cento verrebbe superato, ora come ora, soltanto dai candidati di Pds, FI, An e probabilmente Lega. Non ce la farebbe il Ppi, non Rifondazione comunista e nemmeno il partito che stiamo costruendo». Cosa preferisce? «Un sistema che nel primo turno metta in campo una forte dose di proporzionale. E che preveda un secondo turno dove le coalizioni si contendono un "premio" di seggi per governare». Lei, che ha incontrato Giuliano Amato, può dirci se il neo-ministro per le Riforme istituzionali intende battere questa strada? «Posso dire che nel lungo e cordiale colloquio è stato facile andare al sodo. Infatti Amato si è attenuto al principio secondo cui la legge elettorale dev'essere frutto di un confronto a tutto campo. Mi sembra il metodo giusto. Aggiungerei solo una cosa». Prego. «Prima di confrontarsi con l'opposizione, sarebbe bene che il centro-sinistra si accordasse al suo interno. Eviteremmo così quanto è accaduto nella Bicamerale, quando D'Alema ha rincorso la destra senza un accordo solido con la maggioranza in Parlamento». A proposito di D'Alema: che tipo di sostegno gli darete? «Saremo leali. Leali, e lo abbiamo già dimostrato, ma non succubi. Non intendiamo appiattirci, anzi vogliamo fortemente far valere le nostre posizioni. Sulle 35 ore, sulla legge per le rappresentanze sindacali, in difesa della scuola pubblica e contro il finanziamento alla scuola privata. Voglio che si sappia: avevamo chiesto una riflessione più attenta sulla privatizzazione dell'Enel, di qui la decisione del Consiglio dei ministri di rinviare ogni scelta...». Oltre a voi, però, c'è Cossiga che tira la fune dall'altra parte. «Lo so bene. E so anche che se Fausto Bertinotti avesse raccolto l'appello a votare a favore, o a dare anche solo un'astensione tecnica, il governo D'Alema sarebbe nato senza Cossiga. Per questo io non potrò mai, dico mai, perdonarlo». Ugo Magri «Riforma elettorale? Prima accordo nella maggioranza, poi confronto col Polo» «Se Bertinotti si fosse astenuto, Cossiga non sarebbe al governo Non glielo perdono» Armando Cossutta, leader dei Comunisti italiani

Luoghi citati: Italia