DIRE T'AMO OGNI GIORNO di Giovanni Tesio

DIRE T'AMO OGNI GIORNO DIRE T'AMO OGNI GIORNO Un solo tema ma365poeti il Lunario di Davico Bonino VA dall'Anonimo babilonese del «Poema di Gilgamesh»(XIX sec. a. C.) al russo Andrej Voznesenskij (1933) il «Lunario dei giorni d'amore» che Guido Davico Bonino ha appena confezionato per Einaudi (pp. 538, L. 19.500). 365 autori per «365 giorni di letture e di passione». Come invocava il Papini vociano, dacci la nostra poesia quotidiana. O quasi. Visto che il Lunario di Davico non disdegna qualche pagina di prosa. Dopo l'amor sacro dell'anno scorso (pensare Dio, pensare di Dio), il lettore che voglia centellinare la sua pagina giorno dopo giorno potrà contare quest'anno sull'amor profano. Il che è forse meno originale, ma sicuramente più popolare. Per conto suo l'autore non ha imposto limiti rigidi alla materia, usando - come sottolinea nella prefazione - «un'estrema disponibilità nei confronti della tematica amorosa». E dunque comprendendo nel suo florilegio i tanti possibili amori e modi d'amare che gli uomini vanno danzando da sempre. Amori di ragazzi, ad esempio, in «Laris» di Pier Paolo Pasolini. Amori di amanti nella gran parte dei casi, da Catullo a Pedro Salinas, da Puskin a Alain-Fournier. Amori molto spesso coniugali, dal «Romancero» del Medioevo spagnolo a Tino Richelmy. Amori di modi (e nodi) d'amore. Amore come attesa (una bella pagina dai «Frammenti di un discorso amoroso» di Barthes), amore come straziato distacco (Ettore che si congeda da Andromaca nell'«Iliade» di Omero), amore come astensione della carne («La vita felice» di Seneca o un brano dal «Manuale» di Epitteto), o come castità (il «Comportamento delle vergini» di Cipriano), o come disgusto (un capitolo delle «Confessioni» di Rousseau). Attingendo secondo la legge del possibile ai quattro cantoni del mondo (c'è anche la storia di un Orfeo africano che vince la sua sfida), Davico Bonino ci accompagna con gusto curioso a letture intense e brevi che possono aprire la nostra giornata o chiuderla con giusta insegna. Del resto, con tutto il rispetto delle differenze, leggere non è già anche (almeno un po') un modo laico di pregare? Giovanni Tesio