STORIA D'ITALIA, ALLA TEDESCA di Alberto Papuzzi
STORIA D'ITALIA, ALLA TEDESCA STORIA D'ITALIA, ALLA TEDESCA Quattro seminari (aperti a tutti) dal 10 novembre a Palazzo Nuovo LE vicende del nostro Paese negli ultimi due secoli viste con gli occhi della Germania: è questo il significato del ciclo di seminari «Storia d'Italia e storiografia germanica» organizzato dal Dipartimento di storia dell'Università, il 10 e il 18 novembre e il 3 e 10 dicembre, nella Sala Lauree della Facoltà di Lettere a Palazzo Nuovo (ore 15-19), con la partecipazione di studiosi tedeschi che parlano la nostra lingua. «L'obiettivo di fondo - dichiara Brunello Mantelli, storico dell'età contemporanea, che coordina l'iniziativa, aperta al pubblico - è incontrare e conoscere una storiografia da noi poco nota per difficoltà linguistiche. Poiché c'è una robusta scuola di storici tedeschi che si occupano dell'Italia, abbiamo pensato che attraverso loro sia possibile capire i fondamenti di questa storiografia». Quali sono i punti di novità, sugli eventi italiani, messi in evidenza dalla storiografia tedesca? «Per quanto riguarda l'età napoleonica - risponde Mantelli - hanno studiato soprattutto le trasformazioni della struttura proprietaria: cioè hanno cercato di capire come un nuovo ceto borghese sia cresciuto sulle ceneri dei ceti dell'Anrien Regime. Lo stesso Risorgimento acquista una nuova luce nel momento in cui è visto nel contesto della ristrutturazione dell'impero asburgico, come pezzo di una realtà che si andrà progressivamente disgregando. Infine sono significativi gli studi sui decenni dell'emigrazione, poiché consentono di vedere il fenomeno dal punto di vista di uno dei Paesi che ricevette gli emigrati». Se questo filone della storiografia germanica presenta notevoli interessi nell'ambito della ricerca scientifica, gli studi sul Novecento hanno anche un risvolto politico, perché si occupano principalmente dei rapporti tra fascismo e nazismo: «Gli storici tedeschi hanno sviluppato un solido corpo di ricerche comparate spiega Mantelli -, mentre da noi questo tipo di indagine non ha incontrato molta fortuna, anche per le posizioni della scuola defeliciana, secondo la quale il fascismo è di sinistra il nazismo è di destra. Invece nelle ricerche comparate dei tedeschi vengono a galla le influenze esercitate dal fascismo sul nazismo, fino a considerare il nazismo un partito fascista, sia pure in un contesto assai diverso». Il più noto, fra i quattro studiosi che saranno ospiti dell'ateneo torinese, è Lutz Klinkhammer, dell'Università di Colonia (che interverrà martedì 10 novembre), autore fra l'altro d'un ponderoso volume sull'esercito tedesco durante l'occupazione, tradotto in italiano da Bollati Boringhieri. «Tra noi e loro esiste un forte interesse reciproco - conclude Mantelli -, che si rispecchia in parallelismi straordinari. Come quando, dopo l'unità, i Savoia furono un modello per i liberali moderati tedeschi, i quali si auguravano che il re di Prussia facesse come Vittorio Emanuele II». Alberto Papuzzi Lo storico kììnk/iainiiier
Persone citate: Bollati Boringhieri, Brunello Mantelli, Lutz Klinkhammer, Mantelli, Savoia, Vittorio Emanuele Ii
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