Il Filosofo & il Begriffo
Il Filosofo & il Begriffo Il Filosofo & il Begriffo FILOSOFI tedeschi a fine secolo» è il tema del ciclo di incontri, coordinati da Massimo Mori e Pietro Rossi, che si terranno al Goethe Institut di piazza San Carlo 206, in collaborazione con il Dipartimento di discipline filosofiche e il Dottorato di ricerca in filosofia dell'Università. Si comincia venerdì 6 novembre con Hans Albert «Il ritorno al realismo. Il razionalismo critico e la filosofia moderna». Venerdì 13 novembre, Cari Friedrich Gethmann «Il progetto di ragione occidentale e la pluralità delle culture». Venerdì 20 novembre, Rudolf Haller «Sui sentimenti». Venerdì 11 dicembre, sarà la volta di Karl-Otto Apel, cui seguiranno venerdì 26 febbraio Jùrgen Mittelstrass, venerdì 5 marzo Frithjof Rodi, il 12 marzo Hans-Jòrg Sandkùhler, il 19 marzo Herbert Schnàdelbach, il 26 marzo Michael Theunissen, il 16 aprile Manfred Frank, il 23 aprile Dieter Henrich, il 7 maggio Kuno Lorenz. Gli appuntamenti si tengono alle ore 17,30. Traduzione simultanea di Alberto Noceti. Info: 011/562.88.10. QUANDO Heidegger affermava che i suoi.discepoli francesi gli avevano confidato che per pensare veramente erano costretti a farlo in tedesco, prendeva sul serio quella che è insieme una solida ovvietà (certe parole sono difficili da tradurre) e una stravagante assurdità, che non rende conto di come se la fossero cavata Platone, Tommaso d'Aquino, Cartesio e Locke (per non parlare di Leibniz, che, tedesco, aveva scritto moltissimo in francese). Sono cose, almeno in parte, di altri tempi (il tedesco come lingua sacra della religione filosofica), non troppo distanti da quando, nell'Ottocento, gli hegeliani napoletani erano chiamati dai loro concittadini «begriffi» (da «Begriff», che è per l'appunto il traducibilissimo tedesco per «concetto»). Oggi è abbastanza normale che uno studente italiano di filosofia passi un semestre in Germania, incominci a parlare un po' di tedesco, e scopra così che i corsi impartiti a Friburgo o a Heidelberg, a Monaco o a Colonia, sono molto meno germanocentrici di quanto forse non avesse creduto a casa. Detto questo, la filosofia non interessa soltanto agli studenti, e soprattutto non si può andare in tutte le università. Il ciclo «Filosofi tedeschi a fine secolo» è dunque una iniziativa destinata a provocare in molti delle sorprese. Per esempio, farà vedere come i nomi di filosofi tedeschi tipici che più corrono tra noi appartengono a un passato molto più remoto di quanto talora non si creda, e comunque non sono affatto al centro del dibattito tedesco contemporaneo, che si caratterizza piuttosto per un più serrato confronto con la filosofia analitica sia nei temi (così in Albert e in Apel, e in Habermas e in Tugendhat: questi ultimi due sono tra i pochi filosofi di rilievo che non abbiano potuto partecipare al ciclo), sia, più generalmente, nello stile. Quanto dire che molto spesso si interpreta come un dialogo fra tradizioni (termine piuttosto inconsistente, perché in filosofia incontriamo piuttosto individualità e stili di lavoro) ciò che è piuttosto una sfasatura nella ricezione, per cui si crede che esistano ancora correnti e dottrine molto spesso ormai consegnate alla storia. E' bene che sia così, altrimenti si finisce per ripetere (e, paradossalmente, con un più marcato anacronismo) la fantastica dottrina di Bertrando Spaventa, che nell'Ottocento teorizzava la leggenda aurea secondo cui l'antichissima sapienza romana, etnisca e sannitica, scacciata dai roghi della Inquisizione, sarebbe migrata in Germania, pronta magari a ritornare tra noi, però attrezzata con tipici begriffi e altre parole magiche. Maurizio Ferraris Incontri Il Filosofo & il Begriffo
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