Storie di Città

Storie di Città Storie di Città AGENDA del Viaggio m 1999 riporta, per ogni giorno dell'anno, ini pensiero o una testimonianza sul viaggiare. Appena l'ho ricevuta, non ho resistito alla tentazione di leggerle tutte. In particolare sono stato stimolato dalla citazione del 2 marzo, firmata di Maruja Torres, uno nome che incontro per la prima volta. Dice: «La maggior parte di noi si porta dentro, da sempre, un viaggio che non è semplice visita o vacanza, ma un sogno. E va crescendo a poco a poco, costruendosi una delicata architettura. E' un'amabile malinconia, che sviluppiamo con un complicato processo: senza voli aerei, senza tempo, senza soldi. Dalle palpebre verso dentro. Un viaggio di questo tipo si alimenta di letture, cartoline illustrate, carte geografiche, fotografie, persone che arrivano con delle notizie, avventure vissute da altri e di cui uno si sente partecipe». Così mi è venuta voglia di mettere su carta il mio viaggio di sogno, che molto semplicemente è un viaggio sui tram e sui trenini di Torino, in particolare su quelle vetture e su quelle linee che non ci sono più, linee che dissennate scelte urbanistiche hanno divelto con una furia degna di miglior causa. Per me che vengo dalla campagna i tratti del volto di una metropoh sono costituiti dai binari del tram. Se voglio impossessarmi di una città che non conosco, trascorro i primi giorni a viaggiare da un capolinea all' altro di tutte le linee tranviarie. La decisione di stendere i binari lungo un determinato percorso è molto impegnativo e comporta un'idea forte della città; perciò chi la prende è uno che scommette sul suo sviluppo ed è pronto ad assu¬ mersi le sue responsabilità di fronte alla collettività. Pensate com'è facile invece giocare con il traffico su ruote, aprire e chiudere strade; invertire i sensi unici; bastano quattro cartelli di segnaletica issati su altrettanti pali e il gioco è fatto, pronti a rimettere tutto come stava ai primi strilli di protesta. Per il mio viaggio di sogno uso solo cartoline illustrate, quelle riprodotte in un grosso volume del 1990, Mille saluti da Torino, curato da un ferrato gruppo di collezionisti. Si può dire che non c'è cartolina d'epoca in cui non compaia una vettura tranviaria. Tutti sanno che c'era la ferrovia Torino-Ciriè-Lanzo perché è ancora in piedi (per ora) la stazione di corso Giulio Cesare, che ospita la sede e i cimeli dell'associazione Amici del Treno. Così come la funicolare per Superga tornata in funzione come tramvia elettrica a dentiera, anche se ignorano che uno speciale servizio tranviario collegava piazza Castello con Sassi. Però c'erano anche tante altre linee: proviamo a elencarle con l'aiuto delle vecchie e innocenti cartoline. La Torino-Rivoli, inaugurata il 17 settembre 1871, elettrificata negli Anni 20, "con una stazione in piazza Statuto, un bell'edificio demolito nel 1954. L'opinione pubblica fu preparata ad accettare l'idea dello smantellamento dei binari da un sapiente stillicidio di notizie, peraltro vere, su incidenti capitati a passanti che finivano sotto il trenino. Sarebbe stato sufficiente proteggere i binari con transenne, invece nel 1949 subentrarono i filobus e da allora, come per miracolo, nessun passante è finito sotto le loro ruote. Dal 1885 all'inizio della seconda guerra mondiale una funicolare rettilinea, con una pendenza del 20% e una lunghezza di 120 metri portava i torinesi al monte dei Cappuccini. All'inizio di via Nizza di fianco alla stazione di Porta Nuova, dal 14 agosto 1880 partivano i trenini che collegavano Torino con Carignano e con Saluzzo. Nel 1930 divenne elettrica e nel 1950 fu soppressa, quando già il capolinea era in corso Spezia. Copriva 54 chilometri fino a Saluzzo andando alla velocità di 36 km orari. Dall'altra parte della stazione, in via Sacchi, partivano i trenini di una linea che, pensata oggi, ha dell'incredibile. A parte la Torino-Stupinigi-Vinovo-Piobesi, c'erano i trenini che andavano a Orbassano e Piossasco e, da Orbassa- no, partiva una deviazione per Trana e Giaveno. In altre parole, se non avessero sdradicato i binari, sarebbe possibile abitare a Giaveno e venire in tram tutti i giorni a lavorare a Torino, infischiandosene degli ingorghi, della nebbia, della fatica di guidare e dell'iniqua tassa sul parcheggio dell'auto. Ci sono commoventi cartoline che mostrano, in piazza Castello, o capolinea delle linee Torino-San Mauro-Gassino e della TorinoMoncalieri-Trofarello; il viaggio di quest'ultimo percorso durava 35 minuti, provateci ad andare in auto da piazza Castello a Trofarello e poi vediamo quanto ci mettete. Quanto ai tram cittadini agli inizi del 1900 c'erano a Torino 21 linee e di queste ben 10 transitavano da piazza Emanuele Filiberto, l'attuale piazza della Repubblica, ovvero Porta Palazzo o vi facevano capolinea. Come fare a comunicare e a spiegare il fascino che emana un vecchio tram? Chi di noi non ha sognato di girare la manovella? Per molti di noi il tram è l'emblema della civiltà metropolitana, è stato un catalizzatore di incontri, un salotto viaggiante, lo strumento per andare alla conquista della città; quando facevi una nuova conoscenza, per spiegargli dove abitavi, ti servivi delle linee tranviarie. Se dovessi concentrare in un'immagine la felicità di essere venuto finalmente ad abitare a Torino, rivedo un ragazzo che salta dalla vettura giardiniera del 2 mentre rallenta in curva al capolinea di fianco alla chiesa della Salute. Sulla vettura ferma qualcuno avrebbe poi raccolto le cicche dal pavimento per confezionare le sigarette con il famoso «trinciato capolinea».

Persone citate: Torres