GIOVANI ARCHI ALL'UNIONE MUSICALE
GIOVANI ARCHI ALL'UNIONE MUSICALE GIOVANI ARCHI ALL'UNIONE MUSICALE II Quartetto Vellinger in Conservatorio con Haydn, Mendelssohn e Beethoven ON è del tutto vero che l'olimpo dei musicisti in carriera sia sempre occupato dagli stessi nomi: anche i giovani, purché grintosi e talentosi, possono in tempi brevi dare la scalata alla vetta. E' il caso del Quartetto Vellinger, un ensemble di archi - Stephanie Gonley e Harvey de Souza ai violini, Timothy Boulton alla viola e Sally Pendlebury al violoncello - che si è costituito nel 1991 e in sette anni di attività ha raggiunto traguardi più che ragguardevoli. La prima tappa importante il gruppo l'ha raggiunta nel '94, quando ha vinto la prestigiosa London International Quartet Competition: un concorso che, come ben sanno gli addetti ai lavori, è in grado d'imprimere alla camera una svolta decisiva. In effetti, subito dopo la vittoria, sono iniziati gli impegni ai massimi livelli e le collaborazioni con solisti e orchestre di grande nome nei quattro angoli del mondo: Berlino e Parigi, Stoccolma e Vienna, Stati Uniti e Giappone, sono solo alcune delle successive tappe di un viaggio che sembra appena iniziato. Le critiche sono concordi e parlano di un gruppo ben amalgamato e intelligente nelle scelte, aperto a linee interpretative coerenti e sorretto - non ci sarebbe motivo di dubitarne - da una tecnica granitica e raffinata. Il Quartetto Vellinger - il nome è l'anagramma di Grenville, il protagonista di un racconto di Tom Philips - arriva a Torino su invito dell'Unione Musicale (serie verde) e si esibisce al Conservatorio mercoledì 11 alle 21. Il programma è classico, studiato forse per confermare l'attitudine dei quattro ragazzi che, al di là del dato anagrafico, non amano spaziare entro confini troppo vasti, ma prediligono un àmbito un poco più ristretto, nel quale far valere le doti interpretative che hanno fin qui siglato le loro letture. La serata si apre infatti all insegna del classicismo viennese con il Quartetto in si bemolle maggiore op. 55 n. 3 di Franz Joseph Haydn, per trascolorare verso il romanticismo con Top. 13 in la minore di Felix Mendelssohn-Bartholdy; mentre per la conclusione è prevista l'esecuzione del quartetto in mi bemolle maggiore op. 127 di Beethoven, ovvero una pagina composta dal grande musicista tedesco nell'ultimo periodo di vita e nal quale la struttura classica si stempera all'interno di una concezione grandiosa e aperta già sull'infinito. Il prezzo delle poltrone di platea e galleria è di 35 mila lire; eventuali ingressi, in vendita la sera de! concerto, costano 25 mila lire. Informazioni presso l'Unione Musicale in piazza Castello, 29 (tel. 011/54.45.23). Alfredo Ferrerò
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