IL SATIRO RIVIVE A SIVIGLIA di Sandro Cappelletto

IL SATIRO RIVIVE A SIVIGLIA IL SATIRO RIVIVE A SIVIGLIA IN cielo, come si conviene alle anime grandi che gli dei sottraevano alle miserie del mondo e trasformavano in costellazione, luce per noi, tanto più pallidi al raffronto. Don Giovanni merita l'apoteosi, non lo sprofondo della dannazione infernale. E' un grande di Spagna, discendente di Dioniso, che ha deciso di togliersi di mezzo, conscio della propria inattualità: la sua grandezza strafottente ed estrema, il suo irridere ogni convenzione ne fa un disperato rivoluzionario della reazione. Lui non intende cedere uno dei propri privilegi; di classe, di ceto, di storia, di vitale frenesia. In un mondo tristemente ordinato, dove gli affetti seguono le più prevedibili geometrie e i contadini si sposano con i contadini, i nobili con i loro pari, gli uomini languiscono e le donne aspettano e gli inganni sono i soliti, lui irrompe con il desiderio di eccesso, un cupio dissolvi che lo fa correre a precipizio verso le fiamme della morte. Ma non era in alto ad una pira che il fuoco inceneriva i corpi degli eroi? Un eroe animale, sospinto da un istintivo impulso maschio pre-razionale, privo di calcolo che non sia quello dettato dall'astuzia finalizzata al raggiungimento del piacere. Una pantera entra in scena, fiuta l'aria, erge il collo e la testa, interrompe ogni altro discor¬ so e sillaba: «Parmi sentir odor di femmina», e indugia con la voce e la mente su quella doppia emme prima di posare il respiro sull'ultima sillaba, porto dove si dissolvono le nebbie del desiderio. Satiro che dai boschi greci rivive a Siviglia, dove lo reinventa nel Seicento il drammaturgo spagnolo Tirso da Molina e da lì divaga attraverso tutta l'Europa settecentesca dei lumi e dei sensi, che lo teme e lo insegue, lo condanna e lo ama. Beethoven lo riterrà scandaloso; del tutto anti-eroico, infatti. La diversità radicale del personaggio rispetto alle convenzioni è stata compresa da Mozart come da nessun altro tra i musicisti che in quegli stessi anni sono stati attratti dal favo dolcissimo del suo mistero. Il confronto con il «Don Giovanni» di Gazzaniga, proposto dal teatro Regio in questo suo così ben studiato progetto di ascolti, confronti e divagazioni, darà conto di come lo stesso soggetto possa essere immiserito in una consueta vicenda amorosa. Mozart, invece, non ha perduto l'occasione di osservare l'abisso, di restare lui stesso sedotto da «sì esteso sentimento», come dice Don Giovanni riflettendo su di sé. Ha saputo offrirgli la sua vera musica. Sandro Cappelletto

Persone citate: Beethoven, Molina, Mozart

Luoghi citati: Europa, Gazzaniga, Siviglia, Spagna