IL CORNO DI GIOSUÈ ANNUNCIA IL GIUBILEO
IL CORNO DI GIOSUÈ ANNUNCIA IL GIUBILEO IL CORNO DI GIOSUÈ ANNUNCIA IL GIUBILEO A parola giubileo ha milleseicento anni; ed è un rebus linguistico dalle origini. Non nasce con Bonifacio VHI, che bandì il primo anno santo nel 1300, e neppure con Dante, che fu pronto a registrarla - come segno di uno fra i più grandi avvenimenti del suo tempo - nel diciottesino canto dell'Inferno. Nasce nella cella di San Girolamo, il primo traduttore dell'Antico Testamento dall'ebraico in latino, alla fine del quarto secolo. Quel santo padre della Chiesa, che temeva le trappole del linguaggio più dei leoni, come ci insegna una ininterrotta tradizione iconografica, si imbatté in un ostacolo duro, la parola yobel. E pensò di renderla inventando il neologismo jubilaeus: derivato LE ORIGINI DEGLI ANNI GIUBILAR! A cura di Marco Zappetta Piemme pp. 303 L. 38.000 da jubilum, che indicava il grido gioioso dei pastori. Motivo di letizia, dunque, messaggio rallegrante, per quanti lo volessero accogliere e, soprattutto, metterlo in pratica. Ma yobel non voleva dire questo, come ci spiega Franco Bianchi in un saggio sul Giubileo nei testi ebraici. Fra le varie etimologie in cui si sono dibattuti i biblisti la più suggestiva viene da un testo commerciale fenicio, il «tariffario di Marsiglia». E' una iscrizione che fissa il prezzo degli animali da sacrificare: attribuendo all'ariete - in fenicio ybl - il valore di un siclo. «Con ogni probabilità il significato originario di yobel era quello di montone o capro, da cui sarebbe scaturito il senso traslato di corno, utilizzato come strumento di segnalazione». E di traslato in traslato, dal corno, come quello che fa suonare Giosuè davanti alle mura di Gerico, si passa all'annuncio. Quale annuncio? Gli studiosi che il biblista Marco Zappella ha riunito per raccontare la storia e soprattutto la preistoria degli anni giubi¬ lali nell'antichità non hanno dubbi: è un annuncio di remissione. Il giubileo, anche se nessuno lo chiamava ancora così, ha le sue radici nelle radici stesse della società umana; se ne trovano tracce, con altri nomi ma con analogo significato, nelle tavolette sumeriche, e lungo tutta la civiltà assiro-babilonese, nei documenti qui raccolti e tradotti per la prima volta da Cristina Simonetti. Quei re che oggi ci sembrano leggendari e, nelle loro consuetudini, piuttosto feroci, si preoccupano di salvare un equilibrio sociale, proclamando di tempo in tempo editti in difesa delle classi più deboli. Con i loro misarum ordinano di annullare i debiti dei poveracci, liberano dalla schiavitù quanti avevano venduto se stessi o i loro figli per sopravvivere, restituiscono le terre ai piccoli proprietari che erano stati costretti a venderle. Non andava tutto in modo così pacifico, naturalmente, perché i compratori cercavano di difendere i beni acquistati, e ricorrevano a ogni forma di sotterfugio per aggirare le disposi- zioni reali. Arrivavano a farsi adottare dal venditore per fingere di avere ricevuto la terra in eredità. Gli annali babilonesi registrano il caso di un alto funzionario, Tehiptilla, che risultava adottato da oltre cento padri: disperati a cui aveva portato via tutto. In forme diverse, l'economia della remissione arriva dalla Mesopotamia a Israele; che la codifica nel libro del Levitico. E lì compare la parola tradotta da Girolamo con quell'ircocervo latino-ebraico che dà origine al giubileo. Il testo biblico proclama un anno sabbatico ogni sette e un anno giubilare ogni cinquanta: per far riposare la terra, consentire a ognuno di goderne i frutti spontanei, e, soprattutto, contare sulla remissione dei debiti. Non c'è soltanto economia, in questo progetto: che, se applicato alla lettera, avrebbe rovinato economicamente il paese. C'è molto spirito, che va al di là della lettera, e molta utopia, che urta contro le disponibilità della storia. Di fatto, osserva Zappella, non risulta che quelle prescrizioni fossero poi tutte applicate; e in ogni caso non c'era nessuna autorità per garantirne la pratica. Ma quella utopia rimane, diventa un segnacolo di futura liberazione; passa a Qumran, arriva fino a Gesù: che inserisce la remissione dei debiti, nell'unica preghiera da lui insegnata, in senso spirituale. Quello che non si trasmette, per i primi tredici secoli del cristianesimo, è proprio il giubileo, con il suo computo quinquagenario. «Gesù ai cinquantanni dell'anno giubilare oppone l'oggi della salvezza», scrive il curatore del libro. Poi arriverà il papa del Medio Evo e farà risuonare, per tutta l'Europa, il corno di Giosuè. Giorgio Calcagno Gli anni giubilari: un'indagine sulle loro origini Storia della parola die dominerà il 2000: non nasce con Bonifacio MI, che bancù il primo anno santo, né con Dante, ma nella cella di San Girolamo LE ORIGINI DEGLI ANNI GIUBILAR! A cura di Marco Zappetta Piemme pp. 303 L. 38.000
Persone citate: Bonifacio Vhi, Cristina Simonetti, Franco Bianchi, Gesù, Giorgio Calcagno, Zappella
Luoghi citati: Europa, Gerico, Israele, Marsiglia, Mesopotamia
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