UN COLPO SBAGLIATO FECE DECOLLARE IL NEW DEAL di Corrado Alvaro

UN COLPO SBAGLIATO FECE DECOLLARE IL NEW DEAL UN COLPO SBAGLIATO FECE DECOLLARE IL NEW DEAL L'attentato fallito al neo - eletto Roosevelt SE mai qualcuno scriverà un Dizionario ucronico degli eventi di questo secolo sulle sue pagine il nome di Joe Zangara ci sarà. Emigrato nel 1923 negli Stati Uniti e dimenticato per sempre, da quando - dopo aver fallito il suo tentativo di sparare a F. D. Roosevelt - sale sulla sedia elettrica, questo disoccupato calabrese prenderà così posto nelle terre di nessuno che compongono l'ucronia. Spazi percorsi dalle strade perdute della storia. Poiché, come si sa, l'ucronia è la disciplina che scorge le vie che da eventi possibili, ma non realizzatisi compiutamente, avrebbero potuto diramarsi effettivamente: dando vita a nuovi, imprevedibili snodi. E' l'ucronia l'ibrido tra narrazione e ricostruzione storica che vede come, al di là degli eventi accaduti, si sia circondati da una nube di eventi non realizzati, smarriti e dimenticati per sempre. Poiché, come spiega Lotman in un suo saggio, di un accadimento si conserva memoria in quanto - aprendo il varco di una nuova e imprevedibile concatenazione - appare, col senno di poi, come l'unico possibile. Da questo punto di vista la nostra memoria - come scopre la Re q pgina Bianca nell'Alice di Lewis Carroll - è davvero «miserabile, poiché funziona solo all'indietro». E così finisce col percorrere, a ritroso, solo tracciati già delineati dai fatti accaduti. Ignara di procedere attorniata non dal vuoto, o da fantasticherie balbettanti, ma da infinite possibilità ormai silenti. Se a Miami, in quel 15 febbraio 1933, uno dei cinque colpi di revolver sparati da Giuseppe («Mi chiamo Giuseppe, non Giuseppe» - dice ai suoi giudici frettolosi e supponenti questo immigrato disperato, solo per un istante supplichevole nel volere, almeno nell'esser chiamato in modo esatto, un riconoscimento minimo del suo esserci al mondo prima che la sua vita disgraziata sia spenta per sempre) fosse andato a segno la storia del mondo avrebbe avuto un altro corso. Tanto per cominciare se uno dei colpi sparati da Zangara anziché ferire mortalmente il sindaco di Chicago Anton Cermak e sfiorar Franklin Delano Roosevelt avesse fatto centro il neoeletto presidente degb Stati Uniti (le elezioni si erano tenute l'8 novembre del 1932) non si sarebbe insediato - come invece accadde il 4 marzo del 1933 - alla Casa Bianca. E da lì niente New Deal con le conseguenze che si possono immaginare. E, di certo, non avrebbe tenuto la guida della potenza americana che s'impone, nel giro di qualche anno, come diga fondamentale all'hitlerismo che proprio nelle stesse settimane approda al potere in Germania. Certo, l'ucronia tesse complicate trame. Anche l'avvento di Hitler scrutato attraverso questa particolare disciplina potrebbe apparire assai meno scontato di quel che oggi ci appare. Basta leggere - riportati nel volume di Henry Ashby Turner Jr., I trenta giorni di Hitler, gli editoriali dei giornali tedeschi del capodanno del 1933, per rendersi conto che anche su quel versante nulla era scontato. Reputando, dopo la sconfitta del novembre e gli inciamponi nazisti del dicembre 1932, tramontata definitivamente la stella di Hitler, viene scritto in un editoriale del «Berliner Tageblatt» dell' 1 gen- naio 1933 : «Se ne parlava ovunque, in tutto il mondo... qual era il suo nome di battesimo? Adalbert? Adalbert Hitler? E poi? Svanito!». Trenta giorni dopo Hitler - Adolf, come tutti sappiamo - è cancelliere: mai profezia fu così fallace. Ma di questi eventi planetari probabilmente sapeva assai poco Giuseppe Zangara. Disoccupato travolto dalla crisi del 1929, nomade alla ricerca di lavoro e perennemente ospite di miserabili pensioni, eternamente tormentato - sin da quando ragazzino lavorava duramente come muratore in Calabria - da un dolore devastante allo stomaco del quale dava la colpa alla tragica miseria e fame della sua infanzia. Era nato - come racconta Blaise Picchi in «The Five weeks of Giuseppe Zangara» appena pubblicato negli Stati Uniti - il 7 settembre 1900 a Ferruzzano, in Calabria, da Rosa, nata Cafaro, e dal marito Salvatore. Il padre non è un tenero: Giuseppe è alle scuole elementari quando lo viene a prelevare in classe e, a suon di botte, gli spiega che studiare non serve. In famiglia - in quella Calabria arcaica e tormentata dalla miseria che Corrado Alvaro decenni dopo fissa in pagine mdimenticabili e sofferenti - si ha bisogno di braccia e di lavoro. Il calvario - che Zangara ricostruisce in un memoriale steso nel penitenziario di Stato di Raiford durante le sue ultime cinque settimane trascorse nella cella della morte (la sua è la più veloce di esecuzione legale mai avvenuta nel corso di questo secolo negli Usa) - continua anche quando il giovane, non ancora diciottenne, va al Nord, a lavorare. Scava trincee per l'esercito italiano impegnato nella «grande guerra». Al Nord ci sta per pochi mesi: torna a casa a lavorare in vari centri calabresi. A Giamoto, a Cotrona. Poi è chiamato a indossare la divisa: prima nel 70° reggimento di stanza ad Arezzo e quindi come attendente di un livoroso capitano che vive a Roma. Tutto il suo astio contro la vita, e contro quelli che gli rendono impossibile vivere decentemente la sua, si cristallizza: in un odio sistematico contro i potenti e nel dolore permanente che gli attanaglia lo stomaco. Come avesse, dentro le proprie viscere, una bestia feroce. Confessa - nelle note scritte prima di essere condannato a morte - di aver pensato, mentre era ancora a Roma e indossava la divisa, di uccidere Vittorio Emanuele III in occasione di una visita del sovrano alla caserma della capitale dove Zangara è alloggiato. Ma qualcosa nel munizionamento dell'arma che ha in dotazione - non funziona. E così anche Vittorio Emanuele III sfugge al mirino del giovane calabrese che, dopo una lieve disavventura giudiziaria (è condannato dal pretore di Brancaleone a dodici giorni di prigione, con la condizionale, per porto abusivo di coltello) decide di emigrare. Giunge negli Stati Uniti con un visto che gli viene rilasciato dal Consolato americano di Messina: si è imbarcato a Napoli, il 16 agosto 1923 sul vapore «Marta Wa sbington» delle linee Cosulich. Quando giunge a Philadelphia, il 2 settembre dello stesso anno, è prossimo a compiere 23 anni. Pochi anni dopo supera le prove di conoscenza della lingua inglese e i test (non facili) per ac quisire la cittadinanza ameri cana. Lavora, si sposta in diver se città degli Stati Uniti, si iscrive ai sindacati, risparmia qualcosa, un piccolo gruzzolo che la crisi del '29 gli spazzerà via. Per dieci anni conduce la vita di tanti disperati e emigrati. Poi il folle gesto che, per fortuna, non cambia la storia del mondo. Oreste del Buono Giorgio Boatti Il Presidente del New Deal: Franklin Delano Roosevelt Riferimenti: Blaise Picchi The Fi'/e weeks of Giuseppe Zangara, the Man Who Would Assasinate FDR Academy Chicago Publisher*. 1998 Lewis Carroll Alice nel Paese delle Meraviglie Attraverso lo specchio Garzanti. 1993 Jurij M. Lotman La cultura e l'esplosione. Prevedibilità e imprevedibilità Feltrinelli. 1993 Corrado Alvaro Gente in Aspromonte LeMonnier. 1930 Joe Zangara sparò, uccidendo il sindaco di Chicago e solo sfiorando Franklin Delano