Energia, Bersani cerca la soluzione di Valeria Sacchi

Energia, Bersani cerca la soluzione Attesa una proposta del ministero ad inizio settimana. i dubbi di Ranci e Tesauro Energia, Bersani cerca la soluzione Tensioni sulfuturo della rete Enel MILANO. I tecnici del ministero dell'Industria sono in queste ore al lavoro per ritoccare, anche alla luce delle indicazioni emerse dall'Antitrust, alcuni punti del decreto che dovrà ridisegnare il mercato elettrico e di conseguenza il ruolo dell'Enel, in vista della liberalizzazione che scatterà a partire dal 19 febbraio. Ma nelle linee essenziali il testo anticipato nei giorni scorsi non dovrebbe subire stravolgimenti, ed è probabile che esso passi al vaglio di un Consiglio dei ministri ad hoc nei primi giorni della prossima settimana. Intanto, dopo le critiche, il testo messo a punto dal ministro Pierluigi Bersani sta guadagnando qualche consenso. Come quello dell'amministratore delegato di Edison (primo produttore privato, secondo dopo l'Enel) Giulio Del Ninno. Senza contare che i rilievi mossi dall'Antitrust, ad una lettura più attenta, appaiono meno severi verso le proposte del ministro. Sul tema scottante della rete di trasmissione l'ente presieduto da Giuseppe Tesauro parla di «ente gestore» che garantisca indipendenza e accesso mentre, sul problema delle centrali che l'Enel dovrà cedere entro un certo periodo, l'Antitrust scrive che è «auspicabile» che l'Enel scenda sotto il 50% della capacità produttiva. Resta aperta la questione della proprietà della rete di trasmissione che, secondo il presidente dell'Authority Pippo Ranci, dovrebbe in prospettiva diventare anch'essa indipendente. Un punto sul quale tuttavia Bersani non sembra disposto a cedere per non trovarsi costretto a creare un altro «carrozzone» pubblico da 10 mila dipendenti. Una via d'uscita a questo proposito viene da Giuliano Amato che suggerisce di passare la proprietà della rete di trasmissione al Tesoro, e da altri che ipotizzano di conferire la rete a una società consortile che veda insieme Enel e produttori privati. I tecnici di Bersani lavorano anche sulle «soglie» di accesso, per definire i soggetti che, a partire dal febbraio prossimo, potranno scegliere liberamente, e in base alla convenienza, da chi acquistare l'energia. Si sta inoltre cercando di sfoltire alcune parti normative, sempre su suggerimento dell'Antitrust che ne aveva lamentato l'eccesso. Ma insomma, a meno di sorprese, entro pochi giorni il decreto sul riordino del settore elettrico dovrebbe vedere la luce. Non illudiamoci tuttavia che, una volta varato il riassetto, torni la pace. Al contrario per mesi e mesi ancora, forse per anni, la battaglia dell'elettricità continuerà a infuriare. Non foss' altro che per il fatto che in ballo c'è un mercato che vale la bella cifra di 50 mila miliardi. Dal momento che, entro una certa data, il monopolista Enel dovrà cedere delle centrali, bisognerà ad esempio stabilire come queste dovranno essere vendute, Teoricamente, e tenendo conto dell'interesse dell'Enel di ricavarne il massimo, si dovrebbe percorrere la strada dell'asta pubblica interna- zionale, con garanzie precise offerte dal compratore. Ma è probabile che sulle procedure di dismissione si apra un dibattito serrato. Nel consolidato dell'Enel le centrali sono iscritte ad un valore complessivo di 30 mila miliardi, al netto degli ammortamenti. Considerando che il valore di un megawatt di potenza installato viene stimato mediamente intorno al mi¬ liardo di lire, queste centrali hanno oggi un valore di mercato vicino ai 60 mila miliardi, il doppio del valore di libro. Senza contare il tema della privatizzazione dell'Enel, che non mancherà di scatenare battaglie a non finire. Anche al di fuori del monopolio pubblico, il settore elettrico è ricco di temi destinati, prima o poi, a saltare fuori, proprio in conseguenza della liberalizzazione. Come, ad esempio i benefici previsti dal Cip 6 per le «fonti rinnovabili» (vale a dire l'energia pulita come quella solare), allargato anche alle «assimilabili» (centrali a turbo gas), che garantiscono all'energia prodotta da queste centrali una grossa rendita di posizione, in danaro sonante. Un costo che viene scaricato sulle bollette dei cittadini e che, da qui al 2010, graverà su queste bollette per ben 23 mila miliardi. Non è impossibile che, sulla questione, prima o poi si appuntino gli occhi dell'Antitrust europeo. Valeria Sacchi Un mercato che vale circa 50 mila miliardi Scontri in vista anche per la vendita del gruppo di Tato L'amministratore delegato Enel, Franco Tato (sopra). A fianco, Il garante per l'Energia, Pippo Ranci

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