«In Italia poca libertà

«In Italia poca libertà 24a nel mondo «In Italia poca libertà TORINO. Hong Kong e Singapore, seguiti da Nuova Zelanda e Stati Uniti, sono in testa alla classifica della libertà economica nel mondo contenuta nel rapporto annuale del Fraser Institute e dell'Economie freedom network, presentato ieri a Manila. L'analisi è stata composta da istituti di ricerca di 53 Paesi (per Italia il Centro Einaudi con il Gruppo giovani dell'Unione Industriale di Torino) e tiene conto di 25 parametri utilizzati per misurare le coerenze delle politiche istituzionali con la libertà economica e raggruppati in sette ambiti. Dal rapporto emerge una stretta relazione fra libertà economica e prosperità. I Paesi che rientrano nel 20% degli Stati «economicamente più liberi» hanno un reddito medio prò capite di 18.142 dollari e un tasso medio di crescita dell' 1,84% mentre il 20% in fondo alla classifica della libertà economica ha un pil medio prò capite di 1538 dollari ed una crescita negativa del 2,1%. Ne consegue che Paesi con una maggiore libertà economica hanno uno sviluppo di gran lunga migliore. Nella classifica generale che prende in esame 119 Paesi l'Italia è ventiquattresima con un rating di 7,9 su un massimo di 10. E' soddisfatto, domandiamo a Enrico Tabellini presidente del Gruppo giova-i ni imprenditori di Torino, di questo 8- sulla pagella? «No, perché il voto va raffrontato con quello degli altri Paesi sviluppati, e tutti questi ci precedono ad eccezione della Spagna. Abbiamo fatto grossi progressi ma abbiamo ancora grosse palle al piede». Ad esempiop? «Il peso dello Stato: qui il rating è 4,7 e siamo al 115° posto. Oltre il 50%, cioè la metà della ricchezza prodotta dal Paese, è intermediata dallo Stato: il criterio è quello che alcuni chiamano solidarietà, ma altri clientelismo. E questo è un freno allo sviluppo economico». Non è l'unico punto debole. «Certo - conclude Ta bellini - l'altro è il funzionamento dei meccanismi del mercato: controlli amministrativi sui prezzi, difficoltà a privatizzare (guardi il caso Enel), massima aliquota fiscale via discorrendo. Ma se il peso del settore pubblico ci accomuna, in negativo, a molti Paesi dell'area Eu rò, il secondo ci isola e fa dell'Italia un caso unico all'interno delle economie sviluppate dell'Occidente».

Persone citate: Enrico Tabellini, Fraser