«lavorare per risarcire la società» di Giovanni Cerruti
«lavorare per risarcire la società» Il finanziere: i carcerati potrebbero recuperare beni dello Stato o dei privati oggi abbandonati «lavorare per risarcire la società» Coro di sì alla proposta Cusaniper i detenuti MILANO. «Ci sono reazioni?». Davanti alla chiesa di periferia Sergio Cusani ancora non sa. E' appena terminato il funerale di un amico morto nel carcere di San Vittore, sono le quattro del pomeriggio e sta per scadere il permesso. «Il Principe» deve tornare nella sua cella. Lascia la sua domanda e una paginata intera, inserzione a pagamento, pubblicata ieri dal «Corriere della Sera» («Grazie all'editore per lo sconto e alla società farmaceutica Sigma Tau per la sponsorizzazione»). Riassunto. I detenuti del «Gruppo di lavoro del carcere di San Vittore, con rispetto e dignità, chiedono a tutti di essere ascoltati». Al ministro Diliberto e al Parlamento propongono una legge che «metta il lavoro dei detenuti al servizio della collettività». Esempio. Ci sono beni dello Stato o di privati che vanno in malora perché la manutenzione costa troppo? Ci pensano loro. Alle cinque del pomeriggio, mentre il più televisivo dei protagonisti di «Mani Pulite» rientra in carcere dal permesso-funerale, ecco le prime reazioni in arrivo. Da Napoli il ministro Diliberto: «Trovo l'iniziativa molto interessante, conto di ragionarci attentamente». Da Roma Ersilia Salvato, vice presidente del Senato: «Proposta di grande significato e coraggio. Mi associo a chi la vorrà sostenere nelle aule parlamentari». Don Ciotti e il Gruppo Abele, da Torino: «E' una proposta che affronta il problema dei problemi, la mancanza di lavoro e di vere opportunità di risocializzazio ne»; Paolo Pirani, segretario confederale Uil: «Positiva, da appoggiare e condividere, forte segno della volontà di riscatto morale». Dipendesse dalle reazioni, per Cusani e i detenuti la soluzione del problema lavoro sarebbe quasi risolta, e il carcere meno degradante. Davanti alla chiesa del Gratosoglio, il finanziere preferito da Raul Gardini spiega la proposta lunga una pagina (fitta) di giornale. «I detenuti, emarginati della società, si occupano dei beni emarginati. Fabbriche dismesse da destinare a centri sociali o all'assistenza per anziani, ad esempio. Lavori socialmente utili che permettono al detenuto di imparare, farsi conoscere, reinserirsi nella società. Una forma di risarcimento, in senso lato, del detenuto nei confronti della società». Secondo il progetto, i costi sarebbero di 120 miliardi all'anno, «l'I,5% delle enormi risorse attualmente spese per mantenere nelle attuali degradate e degradanti condizioni il circuito penitenziario». Un corso di formazione frequentato da volontari e poi sarebbe l'Amministrazione penitenziaria a stabilire chi è autorizzato «all'attività lavorativa esterna e controllata». 500 mila lire al mese, come «salario minimo di sussistenza in linea con quanto previsto a livello europeo». La possibilità, per chi lavora, di ottenere sconti di pena: «La detenzione che oggi viene ridotta di 90 giorni all'anno per buona condotta - propone Massimo Mavarini, docente di diritto penale all'università di Bologna e collaboratore del gruppo Cusani - potrebbe essere ridotta di 180 giorni». Cusani, che a breve lascerà il carcere e la semilibertà per scontare gli ultimi due anni sotto il controllo dell'assistenza sociale, la vede così: «Il detenuto imparerebbe un mestiere, comincerebbe a lavorare sul territorio facendosi conoscere dagli abitanti della zona, e quando uscirà avrà maggiori possibilità di reinserimento». Pubblicato il paginone a pa- gamento, ricevute le prime reazioni, e adesso? «Fatti - invoca Cusani -. Da troppo tempo il mondo carcerario è in attesa di fatti». Una reazione che ancora manca è quella del Car¬ dinal Martini. Ma Cusani è ottimista: «Spero che la Chiesa ambrosiana si faccia parte attiva del progetto, che potrebbe essere favorito dalla collocazione a Milano della sede del- l'Autority del Vo^ nariato». Anche con il Cardinale, m. rispetto e dignità», i detenuti son pronti a sostenere la richiesta più sentita e meno facile: sessualità e affettività in carcere. «Se ne parla da tempo e invano - conclude Cusani -. Come si può reinserire un detenuto se questo subisce il degrado non solo fisico e culturale, ma anche affettivo e sessuale? Tutti i Paesi europei hanno affrontato e risolto il problema. Proviamo anche noi, almeno in un carcere, ad avere coraggio». Giovanni Cerruti Proposti un salario di mezzo milione al mese e la possibilità di avere sconti di pena li ministro Diliberto «Idea interessante che merita di essere approfondita» Sopra, l'ex finanziere Sergio Cusani A sinistra, il ministro Diliberto
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