la Grande Guerra tra Chirac e Jospin
la Grande Guerra tra Chirac e Jospin Il premier riabilita gli ammutinati del ' 17, furente l'Eliseo: uscita inopportuna la Grande Guerra tra Chirac e Jospin Una lite sulle celebrazioni mette in crisi la coabitazione PARIGI NOSTRO SERVIZIO Riabilitazione non fa rima con coabitazione. Lionel Jospin, con gesto coraggioso, ha commemorato, insieme ai caduti del primo conflitto mondiale concluso ottant'anni fa, anche 49 soldati che, insieme ad altre decine di migliaia, si ammutinarono nella primavera del 1917 e furono fucilati «come esempio» per ordine del comandante Philippe Pétain. Anche loro, ha detto il premier commemorandoli allo Chemin des Dames, «devono essere reintegrati oggi, pienamente, nella nostra memoria collettiva nazionale». Ma Chirac lo ha bacchettato, giudicando «inopportuna» la sua iniziativa. Nella Francia che non ha mai accettato di buon grado di parlare delle proprie pagine oscure, il gesto di Jospin, lungamente maturato a Palazzo Matignon, ha suscitato non soltanto la riprovazione dell'Eliseo, ma le violente critiche di tutta la destra. «Farebbe meglio ad occparsi delle sue funzioni, invece di riscrivere la storia a modo suo», gli ha detto Philippe Séguin, presidente neogollista. D'altra parte, per vent'anni, dal 1957 al 1976, la Francia censurò e bloccò la distribuzione del capolavoro di Stanley Kubrick «Orizzonti di gloria», protagonista Kirk Douglas, che raccontava il tragico episodio dello Chemin des Dames ispirandosi ad un romanzo di Humphrey Cobb. Il film fu elogiato persino da Churchill per la ricostruzione storica aderente alla realtà, ma i francesi di celebrare in qualche modo dei disertori non ne vollero sapere. Gli ammutinati di Craonne - uno dei villaggi martiri della Grande Guerra, centro dell'ammutinamento - non si ribellarono per vigliaccheria, ma per disperazione. Più di 200 mila loro commilitoni erano andati al massacro sapendo di non avere speranza, per l'ostinazione di un comandante, Geor ges Nivelle, che era stato già ri mosso dall'incarico proprio per aver fallito. Nivelle era un eroe di Verdun, un intoccabile, stratega ispirato e inizialmente popolare fra le truppe. Alla fine del 1916 il morale era basso, e il suo avvento fu una sferzata. Riconquistare terreno ai tedeschi, a Nord di Verdun, laddove erano più forti, era il suo chiodo fisso, convinto che quello che era riuscito a fare in un fazzo letto di terra poteva replicarlo su più larga scala. A cominciare dallo Chemin des Dames, cammino di una trentina di chilometri a Sud di Laon fra le valli deU'Ailette e del l'Aisne. I tedeschi si ritirarono, costringendo i francesi ad avanzare in terreno ostile, mentre imperversavano il freddo e la pioggia che flagellavano la regione in quella primavera del 1917. La grande offen siva si schiantò sulle difese tedesche. Morirono, nei primi quindici giorni, 147 mila soldati, ma Nivelle non volle cedere, nonostante avesse promesso di evitare inutili sacrifici in caso di sconfìtta. Fece in tempo a mandarne a morire invano altri 80 mila prima di essere sostituito da Pétain, anche lui eroe di Verdun (poi, nella seconda guerra mondiale, artefice del regime collaborazionista di Vichy). Il nuovo comandante in capo trovò un esercito in disfatta, sfiancato, decimato, dove il malcontento che serpeggiava esplose, a fine maggio, in un vasto movimento di protesta. I soldati sapevano di essere mandati al sacrificio senza la minima speranza di vittoria e si ammutinarono in 30 mila, forse 40 mila. Soltanto un decimo di loro finì immediatamente davanti alla corte marziale. Tra condanne ai lavori forzati e pene varie, quasi tutti evitarono la fucilazione, ma quei 49 Pétain volle sacrificarli «come esempio». «Craonne - ha detto Jospin davanti alle tombe erette dalle famiglie dei morti - è quel luogo ove un esercito di élite, che aveva già duramente e gloriosamente combattuto, fu lanciato contro un ostacolo insuperabile, 200 metri di conine e creste, spazzate dal soffio mortale dell'artiglieria e delle mitragliatrici. Alcuni di quei soldati, spossati dagli attacchi, condannati in anticipo, arrancando nel fango mescolato a sangue, sprofondati in una disperazione senza fine, rifiutarono di essere sacrificati». Questa la difficile sofferta riabilitazione che l'Eliseo ha percepito come una nota stonata nel coro delle celebrazioni di questi giorni: «Nel momento in cui la nazione commemora il sacrificio di oltre un milione di soldati francesi che hanno dato la loro vita fra il 1914 e il 1918 per difendere la patria invasa - questa la posizione di Chirac l'Eliseo trova inopportuna ogni dichiarazione pubblica che possa essere interpretata come riabilitazione di ammutinati». Tullio Giannotti Commemorati anche i 49 fucilati che Kubrick rivalutò in Orizzonti di Gloria ^^^^^^^
A causa delle condizioni e della qualità di conservazione delle pagine originali, il testo di questo articolo processato con OCR automatico può contenere degli errori.
© La Stampa - Tutti i diritti riservati
- Il Governo inizia la propaganda per il prestito
- La propaganda pel Prestito Nazionale
- Roma/A 24 ore dalla sparatoria in cui Ú morto il neofascista
- Due arresti a Roma scoperto l'arsenale Nar
- Quei «portaborse» orfani di Bettino
- I i l ti ittScambio di telegrammi fra il Duce e il Gran Muftì
- I temerari che volano sull'acqua
- Truffa atomica, allarme
- Due cugini asfissiati dal gas
- Droga, dieci arresti
- Il Governo inizia la propaganda per il prestito
- Bimbo avvolto dal fuoco è salvato dalla nonna
- Roma/A 24 ore dalla sparatoria in cui Ú morto il neofascista
- La propaganda pel Prestito Nazionale
- Ma Ciano non ascoltò il suo ambasciatore
- Mlnghellq, il primo serial killer
- Signora accusata di truffa alla società d'assicurazioni
- Provino mundial (21,IVI ) a Wembley per l'Italia
- Due arresti a Roma scoperto l'arsenale Nar
- Quei «portaborse» orfani di Bettino
- 4 TERRORISTI MORTI UNO FUGGE TUTTI GLI OSTAGGI SONO VIVI ?
- La tragedia della transessuale Richards
- Ci sono 130 mila siciliani, 100 mila calabresi, 80 mila campani e abruzzesi
- Forse altri quattro ufficiali coinvolti nella "trama nera,,
- I rigori sono fatali alla Juve decimata
- Polonghera, Sommariva, Montafia e Cuneo piangono quattro giovani coppie di sposi morti nell'incendio
- Iniziato il processo per i «balletti verdi»
- Due gocce di sangue possono fare piena luce sull'omicidio
- Carabiniere tenta di disarmare una guardia: entrambi feriti
- Alberto Talegalli e due amici uccisi nell'auto che si schianta contro la spalletta d'un ponte
In collaborazione con Accessibilità | Note legali e privacy | Cookie policy