«Un padre forte e ansioso» di Giulio De Benedetti

«Un padre forte e ansioso» «Un padre forte e ansioso» La figlia: impegnatissimo, ma sempre presente ASTI DAL NOSTRO INVIATO «Sono sicura che anche lui avrebbe preferito una scuola con il suo nome, piuttosto che una via», dice Simonetta Scalfari, pensando al padre Giulio De Benedetti il cui nome ora è lì, sulla targa della «materna» di Asti costruita con gli aiuti per il dopo-alluvione di Specchio dei tempi. Un mitico direttore, un Napoleone, come era soprannominato. Napoleone tra i bambini, e ci sta proprio bene: con una piega magari un po' severa, secondo una delle tante sfaccettature del suo privato che lo portò a essere un nonno tenerissimo con le nipoti Enrica e Donata. La prima riusciva persino a espellerlo dalla sua poltrona nella casa di campagna a Rosta, la poltrona del bicchiere di whisky e dei notiziari tv, una specie di trono inviolabile. Ce lo racconta, commossa, intenerita, Simonetta Scalfari: «Sul lavoro era un "duro", più con i colleghi che con gli operai. Ma era anche una persona così affascinante, un grande attore, e in famiglia, beh, era meno severo di quanto si potesse immaginare». Lei nacque quando Giuho De Benedetti era corrispondente per la Gazzetta del Popolo da Berlino, prima che tutta la famiglia si trasferisse a Torino al momento della nomina a direttore della Gazzetta, nel 1928. Era un padre impegnatissimo, e tuttavia presente. «Lo sentimmo lontano- solo quando nel '25 andò nell'Unione Sovietica fresca di rivoluzione, e per un po' tememmo che non tornasse». Un padre "forte". «Non sono mai stata sgridata, neppure da piccola. Bastava una delle sue occhiate, e già mi sentivo morire». Ma anche ansioso. «Non ho potuto frequentare il D'Azeglio, come sembrava ovvio, perché ci voleva la vaccinazione antivaio- Iosa. E lui aveva sentito dire che poteva provocare forti febbri, fino a 40 gradi. Non ne volle sapere. Finii in una scuola privata». Burbero, qualche volta. «Mi diceva sempre: guai a te se sposi un ufficiale o un giornalista». Lei obbedì e disobbedì al tempo stesso, perché sposò Eugenio Scalfari, a Londra, nel '54, quando il futuro fondatore di Repubblica stava per partire con l'avventura dell'Espresso e aveva appena smesso di lavorare in banca. Giulio De Benedetti fu profeta: «E' molto intelligente, farà strada», disse semplicemente. Era un padre che non amava gli sprechi. «Una volta a Portofino mangiai quattro gelati, e lui osservò che corrispondevano a quattro giorni di lavoro d'un minatore». Imponeva una vita ordinata. «Quand'ero piccola, orari precisi, educazione prussiana. Andavo a letto alle sette e mezzo - otto di sera». E per parte sua organizzava invece la giornata in modo assai più curioso. Nel periodo di direzione della Stampa faceva colazione a letto, alle 10 del mattino, con tutti i giornali intorno, raggiungeva la redazione dopo mezzogiorno, tornava per pranzo dopo le quindi¬ ci e poi se ne andava nella villa di campagna, a Rosta, per leggere e camminare nei boschi. Di nuovo al giornale verso le 19, poi a casa per cena dopo le 21,30, e infine ancora alla Stampa, per le lunghe ore della notte, in quel tempo in cui i quotidiani «chiudevano» tardissimo in tipografia e direttori e giornalisti non rincasavano mai. Intanto la figlia, contravvenendo di nuovo a un ordine mai pronunciato, era entrata nel mondo dei media. «Sono stata la prima fotogiornalista, in Italia. E sa che cosa succedeva? Che lui "rubava" le mie foto dagli altri giornali, senza pagarmele. Vorrai mica cinquemila lire, diceva ridendo». Era già un «premio», anche una lezione. Una fra le tante. Quella più grande è stata l'addio. «"Guarda se Lo Stampa dice che sono morto e ricorda Specchio dei tempi", mi disse nel suo ultimo pomeriggio, a Torino». Nella notte, la crisi fatale. «Ciao Simonetta, ti voglio bene» fu il saluto «Questo è l'insegnamento che non dimenticherò mai. Una lezione straordinaria. Il suo saper morire». Mario Baudino I «In famiglia era meno severo di quanto si potesse immaginare» «E soprattutto odiava gli sprechi» I A destra un momento della festa di inaugurazione con i bambini le maestre e il sindaco di Asti In alto a sinistra Giulio De Benedetti all'epoca in cui dirigeva La Stampa Al centro la nuova materna di Asti che porta il suo nome In alto a destra la figlia Simonetta A fianco l'interno della scuola