Ppi, la «doppia sfida» di Marini

Ppi, la «doppia sfida» di Marini Ppi, la «doppia sfida» di Marini «Facciamo una lista che vada da Prodi all'Udr» ROMA. Come la De dei vecchi tempi, i popolari si riuniscono in conclave per metabolizzare i dissensi interni. E proprio come un tempo, l'intero stato maggiore si chiude, lontano da riflettori e microfoni, in un convento alla periferia meridionale di Roma, nella Casa San Bernardo dei Padri Trappisti. Lì Franco Marini ha dovuto fare i conti con i maldipancia di chi non ha ancora digerito l'esito della crisi di governo, l'ascesa di un ex comunista a Palazzo Chigi e la liquidazione di Romano Prodi. E così, nel verde del convento trappista, il segretario popolare ha spiegato le sue ragioni ai membri della direzione e ai gruppi parlamentari. Lo ha fatto lanciando una «doppia sfida», una al centro e una alla sinistra che a suo giudizio può rappresentare un sostanzioso serbatoio di voti per i moderati fedeli al centro-sinistra. Lo strumento «ideale» (subito apprezzato dall'Udr) sarebbe una lista unica del centro per le prossime europee di giugno che vada da «Prodi a Cossiga». Una scelta che il Gonfalone deve compiere senza timori reverenziali nei confronti dell'eclettismo cossighiano. Più che Cossiga, però, il vero «fantasma» che aleggiava nella sala del convento era quello di Romano Prodi. Marini ha voluto ribadire che la crisi di governo non è stata il frutto di un «complotto» e quindi «i popolari devono togliersi il senso di colpa di aver fatto cadere l'Ulivo. Noi, in termini di consenso, abbiamo pagato prezzi altissimi all'Ulivo e sicuramente abbiamo dato più che ricevuto». Ciriaco De Mita ha colto l'invito al volo e ha esortato il Professore a risolvere tutti i problemi prendendo la tessera del Ppi. Formalmente la minoranza interna, quella da sempre vicina all'ex premier e capeggiata da Pierluigi Castagnetti e Enrico Letta, ha accettato i chiarimenti del segretario ma ha anche denunciato il possibile tranello insito nella pro¬ posta della lista unica. Ossia, che un eventuale rifiuto di Prodi a capeggiare i candidati del centro (peraltro già esplicitato l'altro ieri a largo Brazzà in una riunione con un gruppo di fedelissimi) possa essere utilizzato come pretesto per ratificare l'alleanza con Cossiga e per recuperare il progetto del «grande centro». Tant'è che il neoministro per le Politiche europee, Enrico Letta, ha accolto l'idea di Marini chiedendo però di rimuovere tutti gli «steccati». Come? Coinvolgendo quel movimento dei sindaci, di stretta osservanza ulivista, che poco prima il segretario popolare aveva definito «antipatico». Insomma, obiettivo della minoranza è non assecondare il tentativo di ricomporre una sinistra e un centro autonomi. Ed uno dei mezzi, ha rilevato Castagnetti, può essere quello di tenere continuamente «sotto tiro» l'inquilino di Palazzo Chigi. Sot¬ tolineando che «in un sistema proporzionale il partito di maggioranza ha il diritto di esprimere il presidente del Consiglio, ma in un sistema maggioritarie la leadership della coalizione è la sintesi delle componenti e passa attraverso un patto elettorale». L'altro capitolo al centro della riunione, le dimissioni di Gerardo Bianco dalla presidenza del consiglio nazionale, non è stato nemmeno sfiorato. Lo stesso Bianco non ne ha parlato, rinviando tutto a venerdì prossimo in occasione della riunione del Cn. Nel vivo del dibattito, infine, tutti i presenti hanno provato un brivido venendo a sapere della visita di Veltroni alla tomba di Giuseppe Dossetti. «Il riformismo cattolico democratico - è insorta Rosy Bindi - una casa già ce l'ha ed è il Ppi. La sinistra non può pensare di inglobare tutte le componenti riformiste». [c. t.] Il segretario: «Nessun complotto I popolari devono togliersi il senso di colpa di aver fatto cadere l'Ulivo» Ma i dissidenti prendono le distanze dal governo D'Alema e chiedono accordi con il movimento dei sindaci Il fondatore dell'Udr Francesco Cossiga A centro pagina Il segretario dei Popolari Franco Marini

Luoghi citati: Roma