Mortone tribuno di Roma di Fulvia Caprara

Mortone tribuno di Roma Direttore artistico per il 1999-2001: «Bisogna ritrovare la spinta popolare» Mortone tribuno di Roma Sostituirà Ronconi allo Stabile ROMA. «Mi stimola naturalmente molto l'idea di poter tentare quel grande cambiamento che reputo necessario per il teatro pubblico italiano e affronto quest'impegno dall'unica prospettiva che mi può interessare, quella del rinnovamento, della trasformazione». Per Mario Martone è arrivato il giorno del grande salto, il passaggio dal fronte dell'avanguardia di cui è stato punta di diamante fin dalla metà degli Anni Settanta a Napoli, a quello del teatro tradizionalmente istituzionale: la sua nomina alla guida dello Stabile di Roma per il triennio 1999-2001 dovrà segnare, nelle intenzioni del presidente Walter Pedullà che l'ha formulata, «un'inversione di rotta nella gestione del teatro romano», provocando quell' «effetto d'urto necessario alla sopravvivenza stessa di questo, ma anche di tutti gli altri Stabili italiani in crisi». Dice Martone: «Ho sempre lavorato da indipendente e ora mi troverò ad agire dentro un'istituzione, ma questo avverrà sempre in linea con miei principi, con la mia vita, con il lavoro svolto finora. Il teatro pubblico, a mio parere, dev'essere riconsiderato, deve ritrovare la spinta originaria, democratica e popolare, con cui era nato, nel dopoguerra, e che, parallelamente con il percorso politico italiano, ha progressivamente perso. La nostra democrazia si è ammalata e anche il teatro si è ammalato, adesso bisogna cambiare, a cominciare dal rapporto nuovo che va stabilito con il pubblico». Napoletano della buona borghesia, classe 1959, Mario Martone è diventato «enfant prodige» dell'avanguardia teatrale italiana dai tempi in cui fondò «Falso movimento», il gruppo che prendeva il nome dall'omonimo film di Wim Wenders. Dieci anni dopo, insieme con gli altri rappresentanti della sperimentazione teatrale partenopea, Martone ha dato vita ai «Tea tri uniti». Mescolando suggestioni cinematografiche e rilettura dei classici, sempre in linea con un'interpretazione originale dell'avanguardia, il regista ha firmato spet tacoli divenuti famosi tra cui «Tan go glaciale», «Otello» da Verdi, «Il desiderio preso per la coda» da Pi casso, «Ritorno ad Alphaville» (ispirato al film di Jean-Luc Godard del 65 «Agente Lemmy Caution, missione Alphaville»), «Filottete» di Sofocle, «I Persiani» di Eschilo, «Rasoi» di Moscato. Nel cinema, dove ha esordito nel '92 con «Morte di un matematico napoletano», protagonista Carlo Cecchi, Martone ha portato le doti maturate nel lavoro teatrale. Premi e riconoscimenti non hanno tardato ad arrivare e l'autore è andato avanti sulla strada del cinema dirigendo «L'amore molesto», con Anna Bonaiuto, vincitore di David di Donatello, di Globi d'oro, di Grolle ed altri premi in giro per il mondo. Poi c'è stata la controversa esperienza de «I vesuviani», film corale in cui Martone ha firmato l'episodio intitolato «La salita», e infine l'ultima opera cinematografica, «Teatro di guerra», presentata all'ultimo Festival di Cannes, nella sezione «Un certain regard» e non in concorso come il regista avrebbe preferito. «Ora - dice Martone - dovrò stare un po' lontano dalla macchina da presa, è stata una decisione meditata e sofferta, ma rifiutare questa proposta sarebbe stata una sconfitta». La nomina dell'autore napoletano, che prende il posto lasciato libero da Luca Ronconi, sarà formalizzata giovedì prossimo, nel corso di una riunione straordinaria del Cda dello Stabile romano. Fulvia Caprara Mario Martone la sua nomina sarà formalizzata giovedì prossimo Come vuole il regolamento dell'ente il nome del regista napoletano è stato proposto dal presidente Walter Pedullà e votato all'unanimità dal Consiglio

Luoghi citati: Cannes, Martone, Napoli, Roma