// Sergente raccontò il '15-18. Scuola privata, ma più giusta

// Sergente raccontò il '15-18. Scuola privata, ma più giusta LETTERE AL GIORNALE // Sergente raccontò il '15-18. Scuola privata, ma più giusta Da Caporetto a Vittorio Veneto Il 4 novembre è caduto l'ottantesimo anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale e ho constatato con rammarico che l'avvenimento è stato celebrato dal vostro giornale solo con una breve intervista a due reduci, per di più in cronaca. Sono convinto che la civiltà di un popolo si misuri anche con l'attenzione che viene posta alla memoria storica; credo che se la morte di Frank Sinatra ha meritato ben otto pagine (quando morirà qualcuno di veramente importante cosa succederà?), qualcosa in più forse si poteva fare per la Grande Guerra, anche considerando che negli ultimi anni si sono apprese molte cose, ed altre sono state riviste rispetto a quanto, ad esempio io, quarantacmquenne, ho studiato a scuola, o acquisito quasi per caso. Ho continuato a cercare di saperne di più. Ho così potuto avere conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, della totale inutilità della Prima Guerra Mondiale e ho potuto comprendere quanto hanno sofferto e patito i nostri nonni, tra i quali il mio paterno, che combatté sul fronte isontino. Chiedo scusa per questo mio sfop, ma in me si fa sempre più forte a convinzione che la conoscenza del passato aiuti molto a capire il presente e a prospettare il futuro, e credo che, almeno in queste occasioni, sia importante non dimenticare. Infine, sempre in tema di anniversari, il 1998 è anche il trecentocinquantesimo anniversario della fine (ufficiale) della Guerra dei Trent'anni... Gianpiero Cerutti, Torino Della Guerra dei Trent'anni La Stampa si è ampiamente occupata il 24 ottobre - con due articob di Emanuele Novazio e Maurizio Viroli - in una paginata dedicata alla pace di Westfalia, che quel lungo conflitto concluse. Su varie fasi finali della Grande Guerra ha scritto Mario Rigoni Stern: il 24 giugno «1918, la vittoria nel giorno più lungo. Da Asiago al Piave, contrattacco decisivo degli italiani»; il 2 luglio «Sul Piave muore l'Austra Felix»; il 28 ottobre «E il sergente buttò i libri sulla neve», che uscì corredato da «I poeti al fronte» di Maurizio Assalto. Accoglienza per gli allievi disabili Al centro dell'agone politico vi è in questi giorni la questione della parità di trattamento fra la scuola privata e quella pubblica, tema che sembra improvvisamente interessare più d'ogni altro argomento le parti politiche. Ma se la questione è quella della parità di trattamento, non crediamo si possa ignorare o fingere che non sussistano altri problemi ben più gravi in quanto minano alla base il diritto stesso allo studio. Credere che tale diritto sia effettivamente compiuto è una mera illusione; basti pensare a quanto siano aleatorie, discrezionali e disorganiche le risposte agli studenti con disabilità e alle loro famiglie. Vengono frapposti di volta in volta ostacoli quali: limitato monte ore degli insegnanti di sostegno impiegabili, presenza di barriere architettoniche, trasporti inadeguati. Pertanto quando si parla di diritto allo studio si ricordino anche e soprattutto questi aspetti e si consideri con la dovuta attenzione l'opportunità di finanziarne soluzioni adeguate. E' doveroso che una eventuale norma di parificazione fra pubblico e privato sia imperativa (e non ambigua) almeno in un punto: le scuole private per essere parificate DEVONO garantire l'accoglienza di studenti con disabilità. Pietro V. Barbieri, Roma presidente FISH Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap Istituti parificati non anche finanziati Non sono contrario alle scuole private, anzi: conosco le benemerenze di alcune anche se non sottovaluto l'approssimazione di altre. Ritengo giusto che le scuole private siano pareggiate alle scuole pubbliche. Ma a patto che no abbiano alcun finanziamento da parte dello Stato e dunque di noi cittadini. E' giusto poter scegliere una scuola privata ed è giusto pagarla. Chi apre una scuola privata non lo fa mai per beneficenza. Alvise Benvenuti, Treviso Ascoltare i bambini senza famiglia Grazie a Franco Garelli per l'articolo apparso sulla Stampa il 20 ottobre: «Adozioni. Il silenzio degli innocenti». Lo ringrazio soprattutto per aver dato voce anche al Gruppo figli adottivi con il quale mi trovo d'accordo. Vorrei raccontare breve¬ mente la mia storia. Ho già superato la cinquantina e vivo sola dopo la morte dei miei genitori adottivi che mi hanno tolta da una situazione di solitudine e sofferenza senza lasciarsi scoraggiare dal mio handicap. Gino e Teresa mi hanno accolta all'età di sei anni quando ormai la malattia che mi aveva colpito agli occhi mi aveva resa completamente cieca; grazie a loro ho potuto godere di una vita piena di affetti: hanno aperto le loro braccia comprendendo che dietro al mio «problema» palpitava un cuore che avrebbe saputo ricambiare l'amore ricevuto. Con loro e per loro io sono rinata a nuova vita (quanto è importante contare per qualcuno!); ho studiato insieme con i vedenti e mi sono potuta inserire nel mondo del lavoro come centralinista. Non ho rancore verso chi non ha potuto occuparsi di me e la mia serenità è dovuta al comportamento equilibrato e sereno di Gino e Teresa che io considero a tutti gli effetti i miei veri genitori. Io mi attendo dai mezzi di comunicazione in generale e dai giornalisti in particolare una sempre maggiore attenzione alle vere esigenze dei bambini e delle bambine senza famiglia che sono quelle di avere una base affettiva solida per poter guardare avanti e proseguire nelle difficoltà, che la vita comunque propone a tutti, con le sicurezze che solo l'amore e la protezione di una famiglia possono dare. Vorrei anche chiedere che prossimamente vengano trattati, con la giusta sensibilità, anche argomenti quali l'adozione internazionale e l'affidamento familiare. Per ritornare all'adozione ed in particolare all'art. 37 della Convenzione dell'Aia, mi domando se chi vuole eliminare la riservatezza sull'identità dei genitori biologici abbia valutato quale impatto potrebbe avere questo diritto su ragazzi e ragazze già un po' fragili nella personalità o nel fisico (a causa delle sofferenze precedenti l'adozione od anche per un handicap). Giulia Tosi, Novara L'Italia, Pinochet e gli esuli cileni Poiché il sottoscritto è stato e lo è tutt'ora un attivista di Amnesty International, ho avuto modo di conoscere a Torino alcuni esuli ci leni con i quali sono rimasto in contatto, penso che l'iniziativa del ministro di Giustizia on. Diliberto di investire la magistratura italia na per un'eventuale indagine nei confronti del dittatore Augusto Pinochet che è riuscito in questi vent'anni a farla franca alla giustizia del suo Paese e nominato per giunta senatore a vita, non riesce a dare pace alle migliaia di esuli cileni che vivono in Italia e che sperano ancora oggi di vedere trionfare la Giustizia. Era necessario attendere l'iniziativa della magistratura spagnola per arrestare il macellaio Pinochet? Secondo me occorre portarlo davanti a un Tribunale internazionale per poterlo finalmente processare per i suoi crimini contro il suo Paese ma soprattutto contro l'umanità. Prima della pietà per lui occorre che ci sia Giustizia. Luciano Ingraldo, Palermo Il senatore Pellegrino e gli scafasti criminali Confermo un giudizio critico, come correttamente riportato nella mia intervista apparsa ieri sul vostro quotidiano, sulle posizioni espresse dal senatore Pellegrino in merito alla proposta di sparare agli scafisti dediti al traffico crirninale delle persone dall' Albania all'Italia. Devo però far notare che mai e poi mai ho pensato di attribuire al senatore Pellegrino, come invece traspare cìall'intervista, la posizione di sparare sui gommoni che trasportano profughi. Egli ha sempre parlato di poteri esercitabili dalle nostre forze dell'ordine sugli scafisti che tornano in Albania «a carico vuoto». Il che non modifica il mio giudizio critico, ma quantomeno lo adatta al reale pensiero del senatore Pellegrino. Giulio CaMsi, Roma responsabile immigrazione Ds Le lettere ^/anno inviate, a: LA STAMPA^ 'Via Marenco 32,10126 ^DRINO', fax 011 -6568924 e-mail lettere@lastampa.il