Tra Bonn e Bundesbank pax armata di Emanuele Novazio

Tra Bonn e Bundesbank pax armata Il ministro tedesco da Tietmeyer. Il banchiere: non tocco i tassi d'interesse Tra Bonn e Bundesbank pax armata Lafontaine nella tana del lupo BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un colloquio «amichevole» e condotto in una «atmosfera professionale». Ma com'era prevedibile senza risultati, almeno in apparenza. Dalla «tana del lupo», il palazzone grigio della Bundesbank alla periferia di Francoforte, il neoministro delle Finanze Oskar Lafontaine e il suo vice Heiner Flassbeck sono tornati a Bonn, ieri sera, con un messaggio molto chiaro del presidente della Banca tedesca d'emissione, Hans Tietmeyer: «Un ribasso dei tassi di interesse non servirebbe a stimolare la ripresa dell'economia e del mercato del lavoro», perché «la politica monetaria non è un sostituto di trasformazioni strutturali, così come non lo sono preventive attribuzioni di responsabilità alle banche centrali». «Con la Bundesbank si può discutere, la Bundesbank non la si può strumentalzzare», è stato il commento unanime e soddisfatto dell'opposizione cristiano-democratica e liberale. In realtà il vero obiettivo di Lafontaine - nella sua «visita di presentazione» alla Bundesbank compiuta con mediatica sollecitudine, all'indomani di ripetuti e dosati attacchi alla politica monetaria della Banca - non era Tietmeyer: nessuno, e naturalmente nemmeno Lafontaine, si aspettava che dopo le tre ore e mezzo di colloquio con il neoministro il Direttorio della Banca annunciasse un calo dei tassi o ne facesse intravedere la possibilità. Parlando a Tietmeyer e ricordandogli le decisioni prese da tanti suoi colleghi europei fra i quali il governatore della Banca d'Italia Fazio, Lafontaine si rivolgeva di fatto al presidente della Banca Centrale Europea, l'olandese Wim Duisenberg, che da gennaio sarà responsabile della politica monetaria negli undici Paesi dell'Euro. La «battaglia dei tassi» è dunque appe na cominciata, a Bonn, e non a caso Lafontaine ha partecipato alla prima seduta del Direttorio della Banca d'emissione successiva alla sua nomina a ministro: per mandare un segnale molto chiaro ai futuri «tutori dell'Euro». Ai quali il ministro tedesco non parlerà più da solo, a differenza di quanto è avvenuto ieri: molti fra i suoi colleghi europei a cominciare dai francesi - lo sosterranno apertamente, nella sua richiesta di «tassi in calo per stimolare l'occupazione». Al di là dei sorrisi e delle assicurazioni sul «rispetto dell'indipendenza della Bundesbank» riaffermate ieri con enfasi da Lafontaine - il viaggio nel cuore della «Buba» ha centrato in pieno il suo obiettivo: ininfluente, da questo punto di vista, appare dunque la scontata opposizione di Tietmeyer a un ribasso dei tassi. Un rifiuto comunque «forzato» e sanzionato dalla richiesta del ministro: la «Bundesbank» non potrebbe mai «obbedire» a un ordine, e di questa verità in Germania sono tutti consapevoli, a cominciare da Oskar Lafontaine. Se ne era accorto a sue spese l'ex respomsabile delle Finanze Theo Waigel: quando, due anni fa, cercò di convincere Tietmeyer a vendere parte delle riserve auree per aiutare il governo Kohl a far quadrare i conti di bilancio, in vista dell'ingresso nell'Europa di Maastricht, il predecessore di Lafontaine incappò nella sua più vistosa e umiliante sconfitta politica. Sanzionata per di più da un'opinione pubblica compatta nella difesa della «Bundesbank» e della sua vocazione al rigore. Nonostante la riaffermazione dell'indipendenza delle autorità monetarie - ribadita anche dal Cancelliere Schroeder al termine dei suoi colloqui con il premier britannico Tony Blair, tre giorni fa - i recenti attacchi di Lafontaine a Tietmeyer e a Duisenberg continueranno a sollevare perplessità., e^roteste, Germania. Nelle'sue richieste' alla «Buba», sostenute aperta^ mente ieri dai sindacati, molti commentatori vedono infatti una «intromissione illegittima» che rimette in discussione «il primato della stabilità», garanti¬ to alla «Bundesbank» dalla legge tedesca e alla Banca centrale europea dagli statuti di Maastricht. A Bonn e a Francoforte non manca nemmeno chi ipotizza - dietro la slrategia «anti Buba» del neo ministro - la volontà di crearsi in anticipo un capro espiatorio sul quale riversare la responsabilità di future, possibili impennate della disoccupazione: la Banca Centrale Europea, appunto. Qualcuno, nei corridoi dei partiti d'opposizione, profetizza perfino una vittima sacrificale: Wim Duisenberg ha più d'una volta alluso alla possibilità di un suo ritiro, nel caso di un indebolimento dell'Euro. Emanuele Novazio Il premier tedesco Lafontaine e (sotto) Tietmeyer

Luoghi citati: Bonn, Europa, Francoforte, Germania