li ministro: è allarme-fisco

li ministro: è allarme-fisco li ministro: è allarme-fisco «Seilpilrallenta, saltano i conti» ROMA. I conti dello Stato non vanno più tanto bene. Il deficit '98 potrebbe superare la soglia entro cui l'Italia si era impegnata, di fronte agli altri Paesi europei, a contenerlo: 2,6% del prodotto interno lordo. Da qualche giorno l'allarme circolava negli uffici governativi; ieri, il ministro delle Finanze Vincenzo Visco ha deciso di ufficializzare le sue preoccupazioni. Se la crescita dell'economia quest'anno risulterà inferiore all' 1,8%, ha detto parlando in commissione alla Camera, il gettito fiscale potrebbe non centrare l'obiettivo. A ridimensionare le stime di crescita, sulla scia dei maggiori centri studi, era stato il giorno prima il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi. «Miracoli non se ne possono certo fare - ha detto Visco - e qualche correlazione tra crescita del prodotto lordo ed entrate c'è»: è del tutto normale che a un minor reddito corrispondano minori pagamenti di imposte. Nel settore più immediatamente sensibile, quello delle imposte indirette, i circa 250.000 miliardi di gettito (di cui quasi metà dall'Iva) tendono a variare grosso modo nella stessa proporzione del Pil: un punto percentuale in meno di crescita, per fare un esempio, equivale a circa 2500 miliardi in meno per l'erario. Da parte sua il Tesoro registra qualche sfondamento delle previsioni di spesa. Som¬ mando i due rischi, a fine anno il deficit nella versione a contabilità italiana potrebbe avvicinarsi ai 60.000 miliardi di lire, ovvero collocarsi tra il 2,9% e il 3,0% del prodotto interno lordo. La fatidica soglia del 3% prevista dal Trattato di Maastricht, nonché dal successivo «patto di stabilità», si applica però ad un'altra versione di deficit concordata in sede europea («indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni»). Si ripongono speranze nella differenza tra i due conteggi, che può incidere a favore come altre volte ha inciso a sfavore. Un responso sicuro non lo si avrà fino agli ultimi giorni, perché con le nuove norme fiscali una importante quota del gettito sarà riscossa nel mese di dicembre. Al momento, il deficit dei primi 10 mesi, 77.000 miliardi, è ben oltre il limite (il 2,6% equivale a 52.500-53.000 miliardi) e dovrebbe essere riportato in linea soprattutto dal fortissimo attivo che lo Stato registrerà a dicembre. «Fino a ottobre non c'erano preoccupazioni - sostiene Visco - e sia per l'Irpef che per l'Irpeg i dati disponibili permettevano di attendere a fine anno un andamento complessivo migliore del previsto». Grazie a questi fattori, e a «una forte emersione di base imponibile precedentemente non dichiarata relativa a Iva e a Irpef non da lavoro dipendente» (ovvero, a un calo dell'evasione), Visco rivendica che con una crescita all'1,8% «le previsioni di gettito sarebbero state raggiunte o superate». E' stata l'Irap, creatura dell'attuale ministro delle Finanze, a dare nel primo anno di applicazione - come spesso avviene per i tributi nuovi - un gettito inferiore alle attese, per circa 5000 miliardi. Nonostante le diffuse proteste che avevano accompagnato la sua introduzione, l'Irap si è rivelata più leggera, nel complesso, rispetto ai 7 differenti tributi che sostituiva. E' certo che quest'anno gli italiani stanno pagando meno tasse rispetto al record del '97, ma non è ancora chiaro quanto. Il governo Prodi aveva promesso 1,3 punti in meno di carico fiscale sul prodotto lordo, la Banca d'Italia stima circa 1 punto. Certamente nessuno spera più che la crescita possa raggiungere l'I,8%. Prevede l'I,5% Giorgio Fossa, presidente della Confindustria, che ap¬ pena due mesi fa, al rientro dalle ferie, si collocava tra gli ottimisti con il 2,1 %. «Abbiamo avuto un momento positivo spiega Fossa - tra il settembre '97 e il giugno '98, poi sono cominciati i segnali preoccupanti. Nessuno, tuttavia, aveva previsto un crollo così consistente». Non c'è alcun rischio di «misure correttive» dell'ultima ora: nel caso di un consuntivo modesto dell'economia italiana, il giudizio degli altri Paesi europei su un lieve sforamento del deficit sarebbe probabilmente benigno. Ma successivamente aumenterebbe la pressione, sia da parte della Banca centrale europea sia da parte della Commissione di Bruxelles, per più efficaci misure strutturali di contenimento della spesa: sarà questo, probabilmente - se sarà ancora il governo D'Alema a occuparsene -, il grosso problema politico della legge finanziaria per l'anno 2000. Stefano Lepri IL BALLETTO DELLE CIFRE © [ECCO COME SONO STATE RIVISTE LE PREVISIONI DI CRESCITA DELL'ECONOMIA ITALIANA PER L'ANNO IN CORSO] 'XìM L.j> ' Istituto PROMETÈA! 1 CONFINDUSTRIA CONFCOMMERCIO Stima attuale 1,7% 1 1,5%;\ 1,8% IRS 1,9% CÉR FMi : OCSE UE GOVERNO 1,6% 2,1% 2,4% 1,7% meno dell'1,8% Stima precedènte 2,8% 2,2% 2,4% 1 2,2% ' 2,2% 2,2% 2,4% 2,4% Lj.2,5% f ' • -| ry RIVISTA il fisco ogni settimana in edicola

Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, D'alema, Giorgio Fossa, Stefano Lepri, Vincenzo Visco, Visco

Luoghi citati: Bruxelles, Italia, Roma