In Europa rallenta la crescita

In Europa rallenta la crescita Borse europee al ribasso, Milano perde H,28%. Ma l'intervento di Greenspan fa ripartire Wall Street In Europa rallenta la crescita Inghilterra e Danimarca tagliano i tassi MILANO. Addio isola febee, addio Eurolandia che si sperava immune (o quasi) dai contraccolpi della recessione e della crisi finanziaria che viene dall'Est, dal Giappone, dalla Russia. Lo si era capito da tempo, ovviamente, ma i numeri sono numeri e quelli usciti ieri da Eurostat, dall'ufficio statistico dell'unione europea, fotograferanno anche una realtà superata - la realtà di Eurolandia nel secondo trimestre del '98, cinque mesi fa quindi ma non lasciano dubbi: il prodotto interno lordo degli undici Paesi dell'unione è cresciuto tra aprile e giugno dello 0,2 per cento, dello 0,3% se si considera l'insieme di 15 Paesi. Poco. Ma soprattutto meno, molto meno, della crescita (+0,8%) registrata nel primo trimestre, da gennaio a marzo. Insomma, una frenata bella e buona con i consumi privati che, conferma Eurostat, scendono e gli investimenti in calo dell'1,5%. Inutile poi fare distinguo, inutile consolarsi con la crescita nel medesimo periodo del Pil in Italia (+0,4%) superiore alla media degli undici: c'è chi sta peggio (la Germania, per esempio) e chi sta meglio (la Svezia, per esempio), ma il dato di fondo - la frenata non cambia. «Dati che fanno riflettere», è il commento generale dei mercati. Anche se, si aggiunge, è inutile drammatizzare più di tanto. In fondo i dati di Eurostat cadono in una fase di ribasso dei tassi d'interesse - ieri è stata la volta della Bank of England e della Banca danese - antidoto ormai accettato da quasi tutte le banche centrali per fronteggiare la recessione e ridar fiato alle economie. Inutile drammatizzare, concorda da oltre oceano il presidente della Fed Alan Greenspan: «Il timore di una crisi finanziaria mondiale sta calando, in giro c'è maggior fiducia». Parole d'ottimismo che forse riporteranno un po' di tranquil lità sui mercati e che Wall Street in serata ha accolto entusiasta con un balzo dell'1,51%. Ma ieri, che gelata d'autunno nelle Borse. Qualcuno, all'inizio di giornata, di fronte alle chiusu re, tutte negative, delle grandi Borse asiatiche (-1,28% Tokyo, 2,72% Hong Kong) e alle conseguenti aperture in ribasso dei mercati europei (Piazza Affari giù dello 0,84% e non è il peggior av vio) tenta una diagnosi rassicurante: pausa di riflessione, normali realizzi dopo i guadagni pre cedenti. Vero, ma solo in parte. Perché passano le ore, le contrat tazioni si moltiplicano, ma gli indici non si muovono dal basso Nemmeno dopo che la Banca di Danimarca fa sapere d'aver tagliato il proprio tasso di sconto dal 4,25% al 4% netto. E nemmeno dopo la mossa dell'Inghilterra dove la Bank of England taglia i tassi a breve di mezzo punto percentuale: dal 7,25% al 6,75%. An zi, succede il contrario. Succede che di fronte all'importo della ri duzione inglese, mezzo punto contro il quarto previsto, la City prende paura: se hanno tagliato di mezzo punto, è il tam tam vuol dire che la situazione econo mica è peggiore di quella che sembra. Non solo, mentre a Londra gli analisti si interrogano sul significato da dare al nuovo calo del costo del denaro, ecco che da Parigi e da Francoforte arrivano no, previsti, a nuovi tagli dalla Banque de France e dalla Bunde sbank. «Nessuna conferenza stampa», fanno sapere da Fran coforte i portavoce della Buba. Se l'aspettavano un po' tutti fino a quando, ieri mattina, tutti hanno saputo della presenza alla riunio ne del comitato direttivo della banca tedesca, fianco a fianco ad Hans Tietmeyer, del neo-mini stro dell'Economia Oscar Lafon taine, uomo che in materia di tassi pensa (e dice) il contrario di quello che pensa (e decide) Tietmeyer. Vuoi vedere, pensa qualcuno, che il ministro convince il presidente della Buba a tagliare i tassi? Non succede, ovviamente. Anzi, più tardi Tietmeyer ribadisce: «Discutiamo pure di politica economica, ma sia chiaro che i tassi non risolvono il problema disoccupazione». Così, il malumore per il nulla di fatto di Francia e Germania contribuisce al pessimismo delle Borse che, quando arrivano i dati di Eurostat sulla frenata dei Pil di Eurolandia, frenano ancor di più. Ad¬ dio disgelo, freddo su tutta la linea. Wall Street parte in calo di 12 punti, non recupera e certo non dà una mano a migliorare l'umore dei mercati anche perché le parole di Greenspan ai big della finanza Usa («Mi pare che i recenti episodi di panico finanziario si stiano dissipando - dice -, stiamo già vedendo segnali significativi di un'inversione di rotta») arrivano tardi, quando ormai Londra ha chiuso a -2,54%, Zurigo a -2,79%, Parigi a -2,39%, Francoforte a -1,69% e Milano a 1,28%. Armando Zeni LA GUERRA DEI TASSI IL LIVELLO DEI TASSI UFFICIALI D'INTERESSE [TUS O EQUIVALENTI] NEI PRINCIPALI PAESI giappone q 0,50% svizzera q 1,00% j jp§ Germania! 12.50% austria |_j 2,50% belgio l_j«,y5% E3 0LANDA L__Jl 2,75% francia CI—3 3,30% portogallo [] 3,50% spagna L ì 3,50% svezia |__j 3,75% italia [__j 4,00% finlandia 1 j 4,00% danimarca C^^^^^l 4,00% USAr 14.75% ZI 5,00% 5,50% 5,75% ^ g. bretagna 1 ,,, 16,75% norvegia (, || *#00% grecia f\Ì£S%r australia canada irlanda £ Il premier inglese Tony Blair e (a fianco) il francese Lionel Jospin

Persone citate: Alan Greenspan, Greenspan, Hans Tietmeyer, Lionel Jospin, Tietmeyer, Tony Blair, Zeni