Aborto, decide solo la donna

Aborto, decide solo la donna La Cassazione: la moglie non ha bisogno del consenso del marito, è un diritto per legge Aborto, decide solo la donna Nessun risarcimento al padre mancato ROMA. Alla donna, da sola, spetta la decisione di continuare o di interrompere entro novanta giorni la sua gravidanza. Nessun risarcimento danni può essere riconosciuto al marito che, in nome del suo diritto alla paternità e del diritto alla vita del figlio concepito, cita in giudizio la moglie che ha deciso di abortire senza il suo consenso. L'aborto è un diritto riconosciuto alla donna dalla legge, che non richiede consensi dal consorte e non permette di parlare in alcun modo di comportamento illecito. Lo ribadisce la Cassazione, prima sezione civile, che ha rigettato il ricorso di un uomo che sente di essere stato ingiustamente privato del diritto a formare una famiglia e che è sicuro che sia stato provocato anche un danno ingiusto al figlio mai nato. L'uomo ha chiesto ai magistrati che si adoperassero a far dichiarare incostituzionale un articolo della «194»: non prevedendo alcun controllo sulle ragioni che spingono una donna a interrompere la gravidanza entro 90 giorni dal concepimento, lascia la decisione - sostiene l'uomo - al suo completo «arbitrio» senza considerare il diritto alla paternità del padre del concepito e senza tener conto del diritto alla vita. E questo anche quando non c'è nessun pericolo o nessun danno, dal punto di vista medico, per la salute o la vita della donna. Ma per la Suprema Corte non si è reso necessario ricorrere alla Consulta:-anche un'ipotetica pronuncia di incostituzio¬ nalità non avrebbe rilievo. Non servirebbe a ottenere il risarcimento di un qualche danno, visto che alla donna non potrebbe essere attribuita a posteriori nessuna «colpa» e nessuna malafede. Una reazione negativa è arrivata da monsignor Mauro Cozzoli, docente di teologia morale della Pontificia università lateranense: (Alla procreazione di un essere umano si concorre in due; per cui il padre del bambino deve poter far valere legalmente la sua contrarietà all'aborto. Mi sembra che la sentenza non vada in questa linea. Tiene conto soltanto della volontà della donna. Il che contraddice il fatto originario del concorso di entrambi per una gravidanza». La ritiene una sentenza «corretta» Franca Chiaramonte, responsabile questioni familiari dei Ds «anche se ovviamente ognuno questo tipo di scelta la discute con il proprio compagno, con il marito, con il padre ma è un ambito che riguarda i rapporti di coppia e non la legge». Per Maretta Scoca, sottosegretario alla Giustizia, questa sentenza «è tecnicamente giusta perché in linea con l'indirizzo della Corte Costituzionale, ma ripropone il contrasto inevitabile che in molti casi si determina tra diritto e morale familiare». [r. cri.] LE INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA IN ITALIA 1980 209.000 1983 230.000 1994 136.000 1995 134.000 1996 134.000 UH FENOMENO IN CALO Donne che hanno la licenza elementare: da 1 3 casi per 1000 dell'81 a 9 per 1000 nel '91 Donne diplomate e laureate: da 14 casi per 1000 dell'81 a 9 nel'91 Donne casalinghe: da 19 casi per 1000 nell'81 a 16 nel '91 |Fonte: Istat]

Persone citate: Franca Chiaramonte, Maretta Scoca, Mauro Cozzoli

Luoghi citati: Italia, Roma