QUELLA FOTO STORICA di Gianni Vattimo

QUELLA FOTO STORICA QUELLA FOTO STORICA sto «Stato sociale» a soddisfare le aspettative di assistenza di tutti questi poveri tanto più poveri dei più poveri di noi? Con la crisi dell'occupazione in atto tutti costoro non saranno fatalmente destinati al lavoro nero o addirittura, come del resto capita già, alla prostituzione e alla delinquenza? La scarsa vivibilità delle nostre città rischia di diventare ancora più totale; già adesso non possiamo arrischiarci ad uscire la sera dopo una certa ora perché i vari tipi di commercio clandestino cui.gli immigrati si dedicano portano con sé continue risse e regolamenti di conti che sono una minaccia per tutti. E poi i marciapiedi ingombri di sleali concorrenti dei commercianti onesti, il fastidio degli onnipresenti venditori di (pessimi) fazzoletti, dei lavavetri aggressivi, dei mendicanti che non ti mollano mai... Ma l'immagine di via Granoni a Torino - e ce ne sono certamente di analoghe in tante altre città - ha una portata stori- ca anche e soprattutto perché vuole essere l'emblema di un modo finalmente umano e civile di affrontare la questione immigrazione, in cui ad una seria politica di accoglienza accompagnata da alcuni fondamentali diritti di cittadinanza, dovrebbe corrispondere un impegno a regolare razionalmente i nuovi arrivi," con l'esplicita indicazione di quote. E anche, diciamolo pure, con un inasprimento delle pene per chi sfrutta cinicamente i clandestini: la proposta del senatóre Pellegrino, di sparare sugli «scafisti» (almeno su quelli che fuggono dopo aver sbarcato il loro carico, o addirittura dopo averlo buttato a mare) non sembra affatto scandalosa, ci si domanda anzi perché non sia già stata attuata. E infine, però, la portata storica che leggiamo in questa fotografia e nei racconti di vita di coloro che vi si affollano è forse ancora più vasta. Molto più che la storia dei problemi di alcune città italiane di questi anni, vi riconosciamo la cifra di ciò che la politica mondiale dovrà affrontare nei prossimi decenni. Le società industrializzate del pianeta, che secondo il calcolo corrente costituiscono il 15 per cento della tsonolazione mon diale e consumano l'85 per cento delle risorse, dovranno prepararsi ad affrontare l'urto delle migrazioni in una dimensione infinitamente più grande di quella con cui si misurano oggi. E non potranno, anche se lo volessero, blindare le proprie frontiere: non riuscirebbero comunque a renderle impermeabili, e in ogni caso anche la vita dei privilegiati cittadini interni al mondo ricco diventerebbe un vero e proprio, intollerabile, internamento. E' perciò inutile continuare a deprecare che la mentalità «cattocomunista» dominante in tante zone della società italiana ci esponga ad un diluvio di immigrati da assistere e mantenere. Bisogna piuttosto che la mentalità dei tanti che pensano di poter risolvere tutto con la segregazione e l'irrigidimento delle barriere prenda atto realisticamente che gli «altri» non si possono cancellare. Una razio naie organizzazione dell'acco glienza, fondata su leggi chiare e (finalmente) applicate seriamente, non è solo una scelta morale; è anche la sola forma di comportamento realistico che possiamo sforzarci di adot tare. Gianni Vattimo

Luoghi citati: Torino