Rqid in Iraq di Franco Pantarelli

Rqid in Iraq Rqid in Iraq Clinton: ho gli appoggi NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Come previsto, ieri sera il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha votato all'unanimità una risoluzione sull'Iraq (su testo proposto dall'Inghilterra) in cui si condanna esplicitamente il regime di Saddam Hussein per avere ancora una volta bloccato il lavoro degli ispettori, senza tuttavia la minaccia di ricorrere alla forza in mancanza di una marcia indietro. Anche così, dicono a Washington, quel testo a noi va bene perché il mancato riferimento all'uso della forza consente di conservare l'imita del Consiglio ma non impedisce di tenere aperte tutte le opzioni. E' infatti noto che per decidere di colpire l'Iraq gli Stati Uniti non ritengono necessaria una precisa autorizzazione dell'Orni perché la considerano implicita nelle tante risoluzioni votate dopo la conclusione della Guerra del Golfo. Non appena il Consiglio di Sicurezza avrà espresso il suo voto, dunque, Washington si sentirà legalmente autorizzata a intervenire. Il presidente Clinton ieri ha indirettamente smentito che ci siano divisioni tra gli alleati sulle misure da prendere per risolvere la crisi delle ispezioni dell'Onu in Iraq. «Abbiamo tutto l'appoggio necessario. Tutte le opzioni restano sul tavolo», ha detto il capo della Casa Bianca. Quanto alla missione del segretario alla Difesa William Cohen, che dopo Londra e l'Arabia Saudita è andato in Kuwait e nel Quatar, i portavoce si sono limitati a dire: «Riteniamo di avere l'appoggio che ci serve per qualunque iniziativa». L'idea è che a quei Paesi non sia stato chiesto l'uso del loro territorio ma solo il permesso di attraversare il loro spazio aereo. Quel permesso, a quanto pare, è stato ottenuto. Alcuni esperti dicono che piuttosto che imbarcarsi in un crescendo di ultimatum lanciati a Saddam Hussein, gli Usa farebbero bene a colpire di sorpresa, come in Afghanistan e Sudan. Altri aggiungono che sì, questo va bene ma ad essere colpiti non devono essere i luoghi dove si suppone che si trovino le armi batteriologiche (cioè i luoghi negati agli ispettori dell'Onu), bensì le unità militari su cui ii potere di Saddam si regge, in primo luogo la famigerata Guardia Repubblicana. Si faccia pure, aggiungono altri ancora, ma intanto si lavori per costruire un'«alternativa» a Saddam. Perché, si chiedono, non si comincia a spendere quei 97 milioni di dollari che il Congresso ha già stanziato allo scopo? Franco Pantarelli

Persone citate: Clinton, Saddam Hussein, William Cohen