Una «trappola» prò referendum di Filippo Ceccarelli

Una «trappola» prò referendum MARCHINGEGNI GIURIDICI Una «trappola» prò referendum L'hanno inventata due ragazzi di scuola-radicale SROMA ULL'AMMISSIBILITA' del referendum elettorale manifesta un cauto ottimismo - oltre che un lieto sadismo a sfondo giuridico - la premiata ditta Colombo & Nardinocchi. Il primo titolare, che a riprova delle più beffarde omonimie della storia, si chiama Emilio, ha appena compiuto 29 anni, si è mantenuto anche all'estero facendo il barista e ora attende il verdetto della Corte Costituzionale preparando (finalmente) l'ultimo esame e la tesi di laurea. Anche se poi ieri pomeriggio, per la verità, stava industriandosi a metter su un sito Internet, intitolato «Scienza e coscienza», sulla libertà terapeutica; e la notte deve aver fatto anche le ore piccole a ritoccare certi suoi versi sciolti, ultimamente si divide tra l'«asserita obbligatorietà», l'«univocità», l'«omogeneità», la «razionalità», l'«alternatività», la «manipolabilità», la «sussidiarietà», 1'«indefettibilità» di un quesito che ha messo in campo il più arido linguaggio giurisprudenziale e la critica - guarda un po' - «delle illusioni amorose», che tocca le corde più profonde del romanticismo. Fra i due estremi, almeno al telefono, Emilio Colombo appare ancora integro: «Il referendum passa dice - e se non passa, con la trappola che gli abbiamo preparato, è anche più divertente». L'atroce marchingegno che dovrebbe inceppare la Corte lo spiega, sommariamente, ma volentieri, l'altro titolare della dit ta referendaria e perciò coautore del quesito anti-Mattarellum Marco Nardinocchi, 24 anni (appena), abruzzese della costa, un bocconiano che ha appena finito il suo servizio civile e in attesa di un qualche impiego aiuta i geni tori nella loro azienda di confezioni. Nardinocchi, che a differenza del suo socio Colombo non spa sima per Rimbaud, ma anzi canta nel coro della chiesa di Alba Adriatica, appare molto prepa rato, molto pacato, molto educa to, ma nei riguardi degli eminen rissimi giudici di Palazzo della Consulta, perlopiù rinomati prò fessionisti del giure, sa anche es sere, evidentemente, piuttosto immediato: «Ci hanno fornito loro stessi la corda con cui impiccarsi» spiega. «Nel senso, vede che per due volte la Corte ha re spinto i quesiti, così ne abbiamo sagomato un terzo sulla base di quelle bocciature. A questo punto, delle due l'una: o il quesito passa, oppure è la Corte che pas sa sopra a tutto quel che ha deli berato negli ultimi vent'anni in tema di referendum elettorali». E' il classico - come si dice di ogni geniale semplicità - «uovo di Colombo», nel caso specifico risultando la formula ancora più pregnante per via del cognome di uno dei ragazzi che hanno congegnato la tagliola. Dal punto di vista tecnico, naturalmente, la questione si articola in modo del tutto complesso, e a giudicare dal ricchissimo sito Internet (www.geocities.com/CapitolHill/LobbY/3958) del Comitato per la difesa dei referendum elettorati a tratti persino iniziatico. E tuttavia, al di là di qualsiasi esoterismo giurisprudenziale, quel che colpisce e rende così viva la storia è proprio la sua essenzialità, quasi letteraria. La storia appunto di due studenti di provincia che s'improvvisano inventori e tengono in scacco la Corte. La fionda di Colombo & Nardinocchi contro il Golia istituzionale; il loro modellino giudicato valido già da tre ex presidenti della Consulta (Conso, Caianiello e Baldassarre); la loro intuizione, germogliata in un bar, e ora destinata ad essere difesa dai più grandi nomi del costituzionalismo italiano, il professor Barile, il professor Motzo... Una specie di favola referendaria. Il poeta Colombo, genio e sregolatezza di marca versiliana, che coltiva endecasillabi («Ah, vili traditori! I quesiti / elettore! del giusto Comitato / in Cassazione tosto giungeranno. / Stolti a tal punto sono i vostri accoliti?») e non paga mai le multe perché «faccio sempre ricorso, anche all'estero, e vinco». E il bambino prodigio Nardinocchi, fedele («Da anni sono fidanzato con Letizia, mentre il mio socio si divertiva con i referendum, mi dedicavo a lei») ma avido di sistemi elettorali. Generazione elettronica, classi 1969 e 1974. Vengono tutti e due dalla periferia pannelliana, ma con Pannella non vanno molto d'accordo: «Ci hanno accusato - sospira uno - di essere dei "piccoli Calderisi"». Nel senso di Peppino, già deputato radi- cale, ora berlusconiano, il più tignoso, bramoso, infaticabile, sottile e al tempo stesso irruento inventore e organizzatore di referendum, e di altre analoghe specialità. E' lui che ha scoperto la ditta Colombo & Nardinocchi. «Ottima scuola radicale - assicura -. La migliore tecnica al servizio della politica: nulla di casuale». Manca solo che dica, come Cornelia: «Ecco i miei gioielli». Filippo Ceccarelli «Se la Corte Costituzionale dice di no smentisce tutto ciò che lei stessa ha deliberato negli ultimi 20 anni» Nella foto a sinistra Emilio Colombo laureando in Scienze politiche a Milano Qui accanto Marco Nardinocchi

Persone citate: Barile, Caianiello, Calderisi, Conso, Emilio Colombo, Golia, Motzo, Pannella, Rimbaud

Luoghi citati: Milano