Approvate le deleghe

Approvate le deleghe Approvate le deleghe Maccanico e Finocchiaro presidenti di Commissione ROMA. Massimo D'Alema ha chiuso la delicata partita degli incarichi governativi confezionando la nuova mappa delle deleghe approvata ieri dal Consiglio dei ministri. Confermati secondo le previsioni i servizi segreti al vicepremier, Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio ha assegnato una serie di funzioni che hanno irrobustito soprattutto i dicasteri guidati da Enrico Micheli (Lavori pubblici) e Antonio Bassolino (Lavoro). Al primo è andata la delega per il Giubileo, Roma Capitale ed aree urbane che in passato era stata al centro di accese polemiche tra l'allora ministro Di Pietro e Edo Ronchi, responsabile dell'Ambiente. Sul secondo sono stati dirottati alcuni compiti per l'occupazione nel Mezzogiorno. Bersani poi, oltre che dell'Industria, si occuperà anche del turismo, mentre il sottosegretario Bassanini vigilerà sull'attuazione delle riforme dell'amministrazione, ossia sui provvedimenti che con il precedente governo avevano preso il suo nome, «leggi Bassanini». L'editoria sarà il campo d'azione del sottosegretario alla presidenza, Marco Minniti. Rispetto al passato, quando le deleghe erano considerate dei «bonus» per ministri scontenti, ogni mossa questa volta è stata ponderata ed effettuata con prudenza. La riforma dei ministeri, ideata da Bassanini con il governo Prodi, è ancora uno dei punti forti dell'agenda di Palazzo Chigi. Ogni delega può determinare in futuro la sopravvivenza o la morte di un dicastero; o può rappresentare il grimaldello per istituirne di nuovi. Per questo motivo, il presidente del Consiglio si è esplicitamente adoperato per non turbare gli equilibri all'interno dell'esecutivo. Tant'è che lo «staff» del Premier è dovuto correre ai ripari per evitare delle incomprensioni su due deleghe: quella data a Giuliano Amato e a Bassolino. ;*vattFnn'"primo momento le; competente assegnate al ministro delle Riforme, relative alla ^rifica-delle coerenza .deU'aziong di governo nsoetioal programma di riforme istituzionali, erano state interpretate come un ruolo di «guardiano» di ogni iniziativa governativa rispetto al programma illustrato da D'Alema in Parlamento. Palazzo Chigi è intervenuto con una nota spiegando che la delega va riferita «solo àgli indirizzi di riforma delle istituzioni, poiché la delega è specificazione dell'incarico attribuito allo stesso Amato». Un chiarimento analogo si è reso necessario anche per la delega a Bassolino, i cui confini vanno circoscritti «specificatamente» all'occupazione nel Mezzogiorno e nelle aree depresse. Nessun compito generale relativo al Sud, quindi, che avrebbe provocato dei conflitti di competenza con il Tesoro. Nella giornata di ieri, infine, è stata trovata la quadratura del cerchio anche per quanto riguarda le presidenze delle commissioni parlamentari. Alla Camera, Antonio Maccanico è stato eletto presidente della commissione Affari Costituzionali e la diessina Anna Finocchiaro della commissione Giustizia. Recependo le richieste dell'Udr, Renzo Innocenti (Ds) ha accettato di dimettersi (anche se non lo ha ancora fatto formalmente per questioni familiari) dalla presidenza della commissione Lavoro dove gli succederà il cossighiano Mario Tassone. In compenso Innocenti andrà a rafforzare la squadra dei sottosegretari alle Finanze. Nella maggioranza c'è ancora qualche nodo da sciogliere sulle commissioni: l'Udr ne vuole una anche a Palazzo Madama, ma nessuno si è ancora dichiarato pronto al sacrificio. [c. t.l

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