Riforme: Amato tessitore, fini scettico di Maria Grazia Bruzzone

Riforme: Amato tessitore, fini scettico Prodi rientra dalle vacanze in Egitto e invita l'Ulivo a sostenere Finiziativa Segni-Di Pietro Riforme: Amato tessitore, fini scettico Berlusconi punta all'intesa, An preferisce il voto ROMA. Giuliano Amato va avanti nel suo non facile lavoro di mettere insieme il rompicapo della riforma elettorale. Dopo il Polo, ha visto i popolari, i comunisti cossuttiani, i socialisti, i verdi e oggi, in attesa degli incontri più difficili con Ds e Udr, vedrà i bertinottiani. Ascolta, prende nota, puntando sui principi e sugli obiettivi concreti da raggiungere più che sulle formule prefabbricate. Ancora non si'sa quale forma prenderà il puzzle. Forse un'idea più chiara si avrà fra una decina di giorni, quando il ministro per le Riforme andrà a riferire alla commisione Affari istituzionali della Camera, destinata a diventare il teatro delle possibili mediazioni, e dove ora Amato ha un alleato prezioso in Antonio Maccanico, nominato proprio ieri presidente («anche con due voti dell'opposizione» fa notare il diretto interessato che lo considera un «segno di stima»). Il metodo di Amato consiste in una paziente tessitura parlamentare, in una ragnatela di contatti destinati a far nascere l'intesa. Per questo non ha nessuna intenzione di presentare una proposta di legge elettorale a nome del governo. Lo ha detto, ridetto e confermato ancora ieri in un'intervista. «Se c'è una cosa di cui non abbiamo bisogno è un'altra proposta». Che verrebbe subito impallinata. Ma proprio questa indisponibilità più volte ripetuta ha fornito il destro a Gianfranco Fini per attaccare il neoministro. «Giuliano Amato dice di non avere il mandato per proporre una nuova legge elettorale? Allora avevamo ragione noi: si lavora sul nulla», ironizza il leader di An uscendo da un incontro con Mario Segni, uno dei propositori del referendum elettorale. Un incontro che crea qualche imbarazzo a Silvio Berlusconi, al quale da tempo Segni chiede un colloquio. Perché, malgrado le assicurazioni del Cavaliere sull'unità del Polo, è un fatto che Berlusconi ancora spera di arrivare a un accordo sulla legge elettorale mentre Fini appare ormai sparato sul referendum. E anche ieri ha fatto nuovi passi avanti nel forcing. Non solo ha incontrato il leader referendario, ma ha anche dato un termine ancora più ultimativo ad Amato per pre¬ sentare all'opposizione una proposta della maggioranza. Martedì il Polo tutto aveva parlato di «un mese di tempo», oltre il quale il centrodestra avrebbe aderito alla consultazione popolare. Ora Fini precisa la data, «il 3 dicembre», ricordando che quel giorno il presidente Scalfaro incontrerà il comitato promotore. «Se entro quella data il dibattito parlamentare avrà dato vita a un'intesa, è un conto. In caso contrario - ribadisce Fini - quello sarà il momento in cui il Polo, e comunque An, si schiererà, ancor più di quanto abbia già fatto, a sostegno del referendum». Proprio la scelta che ieri sul fronte della sinistra è stata ribadita da Romano Prodi, tornato in Italia dalle vacanze in Egitto. Non.è soltanto Fini a mettere.i bastoni fra le ruote di Amato. Anche Pierferdinando Casini prende di mira l'intervista del neoministro accusandolo di allargarsi troppo. «Un doppio ruolo, istituzionale e politico, che non ha giovato al D'Alema segretario e presidente della Bicamerale», secondo Casini; mettendo troppi ingredienti «c'è il rischio che la maionese impazzisca». Berlusconi, significativamente, tace. Forza Italia, oltre a tutto, a differenza di An al suo interno sul referendum è divisa, con personaggi come Giuliano Urbani che hanno dichiarato apertamente che, nel caso, darebbero vita a comitati «per il no». Mentre dalle sponde dell'Udir dove è ormai approdato, l'ex azzur¬ ro Giorgio Rebuffa incita Berlusconi a non sabotare ed «eviti di dire che vuole il maggioritario, mentre in cuor suo vuole il proporzionale. E ascolti Amato, o perderà un'altra volta». Intanto dal Senato arriva un macigno contro l'idea di affrontare le riforme istituzionali (compresa la forma di governo che in tanti - e forse lo stesso Amato - vorrebbero legare alla riforma elettorale) dando vita a un'Assemblea Costituente. La maggioranza ha infatti sollevato in commissione Affari costituzionali una pregiudiziale che, se confermata dall'aula di Palazzo Madama, rischia di affossare la proposta in questo senso presentata da Fi. E il presidente dei senatori diessini Cesare Salvi liquida la Costituente come «una perdita di tempo». «Per approvarla - spiega - occorre una legge costituzionale che richiederebbe un anno e mezzo di lavoro, dopo di che bisognerebbe eleggerla». Un colpo alle speranze del Polo, che dalla fine della Bicamerale ha sempre affermato di considerare quella la via maestra per le riforme. Maria Grazia Bruzzone Nella foto a centro pagina il ministro Giuliano Amato Qui sopra Anna Finocchiaro e Antonio Maccanico

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