Biagi, lo Stivale comincia da Napoli di Enzo Biagi

Biagi, lo Stivale comincia da Napoli Da stasera su Ramno alle 23,20 «Cara Italia», viaggio-inchiesta in sei puntate Biagi, lo Stivale comincia da Napoli «Siamo un popolo di gente che s'arrangia» ROMA. La Napoli del miracolo di San Gennaro e quella che, come dice il sindaco Bassolino, «dev'essere restituita non solo ai napoletani, ma a tutta l'Europa». La Napoli dei camorristi e quella degli uomini d'intelletto come Raffaele La Capria, Antonio Ghirelli, Michele Prisco; la Napoli sognante dei panorami di mare e quella violentata dagli orrori edilizi. Comincia da una delle città più complesse e contraddittorie del nostro Paese il viaggio-inchiesta di Enzo Biagi in onda da stasera alle 23,20 su Raiuno con il titolo «Cara Italia». «Come è fatta l'Italia - spiega il giornalista - credo che non lo sappia nessuno. Siamo un popolo di eroi, navigatori, poeti e santi, ma anche di tanti personaggi anonimi che devono affidarsi alla secolare arte di arrangiarsi per sbarcare il lunario. Di questo si occuperà la trasmissione». Nessun criterio rigidamente geografico ha guidato la scelta degli argomenti delle sei puntate: «Il nostro è un viaggio arbitrario, non ci siamo mossi con l'atlante alla mano, per esempio non siamo andati in Sardegna dove i miei genitori hanno vissuto e io ho rischiato di nascere, né a Bolzano. Ma non ci sono ragioni precise per questo se non che quella presa in considerazione è un'Italia un po' arbitraria e che la nostra è una visione personale». La seconda puntata in pro¬ gramma, per esempio, s'intitola «I Santi e i Poeti» e propone una rivisitazione di luoghi di culto e di tradizione, dal santuario di S. Antonio a Padova a San Giovanni Rotondo, dopo trent'anni dalla morte di Padre Pio di Petralcina. Altri appuntamenti saranno dedicati a Sicilia e Calabria, al Nord Est, alle tre capitan italiane, Roma, Milano e Torino. Del titolo del programma, in cui qualcuno ha letto allusioni anti-leghiste, Biagi dice: «Non c'è nessun intento ideologico nella trasmissione; non credo che esista la Padania e comunque non me ne importa niente. Non mi interessano i miei antenati Celti, credo che le nostre nonne siano andate a letto con chiunque arrivasse. Quanto a me mi sento a casa sia a Milano che a Reggio Calabria, forse un po' meno a Bolzano rispetto a Messina. Non penso che noi italiani siamo i migliori del mondo, ma credo nella civiltà collettiva e in alcune cose che questo popolo, tutto insieme, è riuscito a fare». Nella puntata di stasera c'è un'intervista al cardinale di Napoli Giordano, coinvolto in un'inchiesta sull'usura durante la quale è stato arrestato il fratello. Biagi ha ritenuto di farla perché lo considera, proprio in questo momento, «un personaggio tormentato che può essere giudicato con delle parole, ma non certo con delle sentenze». Quanto al tono dei suoi incontri il giornalista osserva: «Cerco di essere corretto con tutti, le domande cosiddette provocatorie spesso sono domande cretine». Inevitabile la richiesta di parere su D'Alema: «Gli auguro tutti i successi, per lui e per noi; però non ho capito bene perché hanno mandato a casa Prodi: avranno anche avuto delle ragioni, ma mi piacerebbe che si dicessero. Quello di Prodi era un buon governo e cominciavano a dirlo anche all'estero. Capisco comunque le aspettative di D'Alema, ha alle spalle un grande partito, tanti voti, Prodi solo quell'autobus con cui andava in giro». [f. ci Enzo Biagi