L'artista che ha servito il cinema si è riconciliato con se stesso di Sandro Cappelletto

L'artista che ha servito il cinema si è riconciliato con se stesso F IL TALENTO CONTESO =1 L'artista che ha servito il cinema si è riconciliato con se stesso A frattura si è ricomposta, le due metà della mela si (sono ritrovate, i settantanni cadono nel segno di una riconciliazione di Ennio Morricone con se stesso. Non è stato facile. Il diploma al Conservatorio di Santa Cecilia, gli studi con Goffredo Petrassi, i primi lavori come arrangiatore, la scoperta delle colonne sonore come possibilità di lavoro, il debutto con «Il Federale» di Salce nel 1961, i quattrocento film dei quali è stato servo, come gli piace ricordare, «perché è il regista che decide e se non fai come vuole lui, la prossima volta non ti richiama». In questo «spirito di servizio» si racchiude il motivo primo del suo successo internazionale, nei generi più diversi: dal western al thriller, dal film di denuncia politica ai colossi seriali televisivi. Il suo linguaggio è essenziale, procede per sottrazioni: una tromba, un triangolo, un fischio, un richiamo delle percussioni, elementi che non invadono la scena, la completano senza violentarla. La sua musica colma il silenzio, governa i meccanismi dell'attesa dell'aI zione. Serva, mai tappetino I acustico; meglio poca, ma fun- zionale, al punto da diventare complemento indispensabile all'esperienza visiva. Le partiture cinematografiche di Morricone non dicono quello che accade, vanno oltre: svelano i punti di vista dei protagonisti, si fanno drammaturgia, aiutano i registi - è accaduto più volte - a decifrare le loro stesse intenzioni. Servendo, diventano padrone. La serie di concerti che le istituzioni italiane gli dedicano •in questi giorni (da sabato a martedì la romana Accademia di Santa Cecilia gli erige un monumento in quattro repliche, con l'autore sul podio) diranno quanto questa musica viva senza il mezzo per il quale è nata. Accanto al catalogo notissino (ma a Roma asolteremo anche più segreti brani dedicati a Pasolini, che per lui ha scritto testi preziosi) esiste, appunto, il cosiddetto «altro Morricone». La musica per pianoforte, le cantate, i Concerti (tra cui «Ut», per tromba e orchestra), le opere recenti di un compositore che non rifiuta la tonalità, è attratto dalla diversa scansione temporale consentita dalla modalità, si rivela maestro di effetti timbrici, comprende le seduzioni possibili alla voce. A lungo il maestro ha considerato inconciliabili i due generi, come se il primo rispondesse a sollecitazioni commerciali e solo nel secondo, il «colto», si dovesse ricercare la lanterna della creatività vera. Ma separare Morricone non è possibile più che dividere "i due" Rota, Prokofiev, Sostakovic, per ricordare alcuni dei massimi compositori per il cinema. La sua musica ha una dimensione coerente, elegante, capace di raccontare. Sandro Cappelletto tto | Goffredo Petrassi

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