Drake, fiamme rock dall'oscurità
Drake, fiamme rock dall'oscurità Morì 24 anni fa, scrisse solo 30 canzoni: un libro e un disco riscoprono un eroe pop dimenticato Drake, fiamme rock dall'oscurità Un omaggio delle band italiane EOMMERSI come siamo da musiche e personaggi in rapido volo, tendiamo a dimenticare. Tempo pochi anni, anche pochi mesi, non ricordiamo più certe scintille che ci avevano scosso, nomi che per un attimo erano sembrati perfettamente «attuali». Però succede una cosa strana. Mentre questi falsi idoli da classifica tramontano, ci sono artisti marginali, dai sotterranei che riescono a tener desta la loro fiammella. Nessuna radio o tv li promuove, solo il tam tam degli appassionati: un telegrafo senza fili capace di attraversare anni e generazioni. E' accaduto così per Nick Drake, sta ancora accadendo, nonostante quell'introverso cantautore britannico abbia inciso in vita sua non più di una trentina di canzoni e sia morto ormai da 24 anni. Un tenero culto lo avvolge da sempre e si è ormai esteso a chi non era neanche nato ai giorni dei suoi tre, misconosciutissimi, album: e tocca Paesi come il nostro dove all'epoca della sua specie di «carriera», fra il 1969 e il 1972, Drake vendette poche migliaia di copie. Così non stupisce che ora escano in contemporanea un libro e un disco che lo riguardano, molto diversi fra loro ma tesi entrambi a confermare una piccola verità: anche da un piccolo guscio di provincia, anche con piccole ballate malinconiche, a voce bassa, si può parlare chiaro e forte per la storia. Il libro l'ha scritto Stefano Pistolini per Fazi Editore e si chiama Le provenienze dell'amore. Non è una biografìa in senso stretto, chi volesse quella sa di poter contare da anni sull'opera fondamentale di Patrick Humphries. E' un curioso, interessante montaggio fra storia personale dell'autore e vita e morte del suo eroe, fra la grigia Milano dei primi anni di piombo, la spumeggiante Londra dell'epoca glam e Tanworth-In-Arden, il greve villaggio un po' teutonico dove Drake crebbe e morì e che per molti versi ne plasmò la sensibilità. Gli spunti più belli il libro li offre proprio quando il montaggio si fa serrato, quando si esce dalla pista del racconto cronologico e si va alla ricerca di impressioni, ricordi, spettri. Lì Pistolini mantiene la sua promessa di non avere scritto una biografia canonica, quanto una storia «ricostruita rispettando la verità ma dando credito anche alla memoria, attribuendo valore al galleggiamento, alla decomposizione delle emozioni». Un modo, fra l'altro, di fare piccola letteratura confermando l'importanza della musica per i giovani scrittori. E' da anni che il rock marchia con i suoi timbri le pagine di molte storie dei nuovi libri e non è un caso che Enrico Brizzi abbia rubato a un album dei Cure il titolo del suo ultimo romanzo. Qui si procede «dall'altra parte»: una storia di musica eccede il suo limite, invade lo spazio della vita personale e si fa ricordo, fantasia, anche allucinazione. L'autore arriva a immaginare che Drake non morì effettivamente per un'overdose di antidepressivi, che probabilmente fu suicidio, ma allestì una macabra messinscena per ritrovare la sua libertà e sparire di circolazione, osservando da quel paradossale «dopo» la rivalutazione della sua opera tanto trascurata in vita. Purtroppo non è una gran trovata, e nemmeno originale, rubata com'è alla celebre biografia fiction di Jim Morrison di Hopkins e Sugerman. Di tutto c'è bisogno fuorché di altri revenants di quel genere e guai se qualcuno trasformasse questa fantasticheria in una leggenda metropolitana, come appunto nel caso del signor Doors. Il disco su Drake è più convenzionale: un tributo di giovani bande italiane voluto da Baracca & Burattini, sull'arco non di tutta la produzione ma del primo album, che da Five Leaves Left diventa Five Leaves Theft. Un'opera ineguale, come spesso accade in questi casi, con passione, ingenuità, forzature, che i fans della prima ora guarderanno forse storto perché va a toccare un luogo sacro della mitologia drakiana e perché veste con tinte accese, anche l'orti, quelle che in origine erano fragili miniature con colori d'acqua. Ma il punto non è questo. Il punto è ancora una volta la forza di convincimento di un lontano eroe romantico, capace di fiammeggiare nell'oscurità dove ha sempre abitato; e la voglia di indipendenza dei giovani musicisti, che per i loro viaggi sonori non prendono più le highways arcifamose della leggenda rock ma vie laterali, sentieri poco battuti, «strade blu» come questa, che porta in un remoto luogo dello Staffordshire e a una strana storia di tanto tempo fa. Riccardo Bertoncelli Fu stroncato da un'overdose, ma la sua morte, come quella di Jim Morrison, è legata a una «leggenda metropolitana»: fu una messinscena per rilanciare la sua opera? «sdidm Il gruppo dei «Cure». Sopra, Jim Morrison, leader dei «Doors». A destra Nick Drake
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