Berlino-Bonn in 200 foto di Rocco Moliterni

Berlino-Bonn in 200 foto Collezioni di 6 musei tedeschi a Torino Berlino-Bonn in 200 foto ETORINO E in Italia la fotografia è un po' la cenerentola delle arti e soffre della mancanza di istituzioni che la «coccolino» e la valorizzino (i musei specializzati si contano sulle dita di una mano sola), non è così in Germania. Lo si capisce visitando nei Portici del Lingotto la bella mostra allestita dalla Fondazione Italiana per la fotografia, che ha portato a Torino le collezioni di sei musei tedeschi. Oltre 200 immagini permettono un viaggio nella cultura fotografica di Berlino e dintorni, dai classici del primo '900 agli sperimentatori di oggi. Un viaggio che può partire dall'Archivio del Bauhaus, l'istituto «d'arte e mestieri» fondato nel 1919 dall'architetto Walter Gropius. Tra le 50 mila immagini che raccontano la straordinaria avventura dell'istituto, tempio del razionalismo europeo, si vedono alcuni classici di Lucia Moholy, compagna d'arte e di vita di uno dei grandi maestri della fotografia, Laszlo Moholy-Nagy. La Moholy cattura, negli Anni 20, alcuni particolari dell'edificio del Bauhaus a Dessau (qui Gropius trasferì la sua scuola nel '25 per le accuse di bolscevismo), ritrae il marito Lazslo in tuta da lavoro e cipiglio, fotografa una teiera dal design modernissimo. La Germania tra le due guerre si ritrova anche nelle immagini raccolte dalla Berlinische Galerie: accanto a ponti e stabilimenti balneari, c'è una Marlene Dietrich che telefona da Hollywood alla figlia a Berlino. A firmare l'immagine è Erich Salomon. Recentissime sono invece le opere di Arwed Messmer, sulla costruzione della nuova Berlino dopo l'unificazione: Postdamer Platz Anno Zero, del '94 è il punto di partenza della piazza disegnata da Renzo Piano e inaugurata il mese scorso. La vita contemporanea nella Germania Est, prima dell'89, è testimoniata dalle collezioni del Museo di Cottbus, il più importante archivio fotografico nei territori dell'ex Ddr. Ci sono immagini di Berlino Est nel '56 e ritratti di musicisti, corpi nudi firmati Tina Bara e ragazzi allo stadio di Lipsia in una probabile manifestazione di regime del 1987. I ragazzi hanno in testa un berretto bianco e tengono in mano un panno azzurro, li sovrastano due altoparlanti e un cielo cupo. Ma forse l'immagine «simbolica» d'un regime ormai dissolto viene dal Tamerlano di Gundula Schulze el Dowy: è il busto di un'anziana donna cui il tempo non ha risparmiato le rughe. Le carrozzerie della Volkswagen con cumuli di tetti del celebre Maggiolino si vedono in un'immagine di Peter Keetman del 1953: è del Fotomuseum di Monaco, sezione dello Stadmuseum, che, dopo aver acquisito la collezione Breitenbach nel '79, vanta oggi 600 opere originali di autori come Rober Capa, Charles Clifford, Alfred Stiegliz. Una carrellata dalle sperimentazioni di Moholy Nagy negli Anni 20 alle perfomance autoriprese di Jurgne Klaukc si trova al Museo Ludwig di Colonia. Qui ci sono anche i capolavori di fotografia industriale di Albert Renger-Patzch e dei coniugi Bemd e Hilla Becher. Punta sul contemporaneo lo Sprengel Museum di Hannover, con le installazioini di Michael Schmidt e le serie di Robert Adams Ascoltando il fiume: immagini di lande desolate e arbusti in riva a un fiume. Offrendo un panorama variegato delle esperienze tedesche, la mostra vuole testimoniare un più generale «stato delle cose» nel mondo della fotografia. «Oggi spiega il curatore Denis dirti nell'introduzione al catalogo edito da Leonardo - bisogna aprire un confronto con il mondo delle arti visive e rivendicare il primato della fotografia relativo alla sistematicità delle modificazioni dei nuovi "modelli visivi"». Modelli visivi sempre più improntati all'eccesso e all'ambiguità: non a caso nella locandina della mostra campeggia Salambò di André Gelpke. La mostra è aperta fino al 22 novembre e si può visitare dal martedì al venerdì dalle 15 alle 20, il sabato e la domenica dalle 10,30 alle 20 (il lunedì è chiusa). Rocco Moliterni