Il doping, una scorciatoia. Il matematico Faà di Bruno

Il doping, una scorciatoia. Il matematico Faà di Bruno LETTERE AL GIORNALE Il doping, una scorciatoia. Il matematico Faà di Bruno ln palestra per il benessere Oltre 300 palestre italiane hanno sottoscritto un patto per promuovere la cultura della salute e del benessere psicofisico e contrastare la pratica del doping, antitesi della salute e del «Wellness», del benessere psicofisico, innaturale scorciatoia per risultati effimeri e bugiardi. Ancora una volta dobbiamo riscontrare che la pratica del doping è stata associata alle palestre, senza operare nessuna distinzione fra operatori onesti e corretti e quelle pochissime mele marce. Generalizzando si corre il rischio di screditare un settore che negli ultimi anni è cresciuto in quantità, ma soprattutto in qualità. Nessuna difesa di ufficio. Le palestre disoneste, che assecondano la pratica del doping, devono chiudere. Il compito di EuroWellness è anche quello di controllare che gli imprenditori del fitness e del wellness rispettino le regole. Roberto Reali, Bologna Responsabile Direzione Sviluppo Il diritto a lavorare senza un braccio Ho 29 anni e sono residente a Racconigi (Cn), purtroppo sei anni fa in un grave incidente stradale ho perso l'utilizzo del braccio sinistro. Mi sono sottoposto a svariati interventi chirurgici e a trattamenti di riabilitazione, ma non sono serviti a nulla. Così ho imparato a svolgere le mie attività quotidiane con l'utilizzo del solo braccio destro, non è stato facile ma alla fine ci sono riuscito. Penso però che la mia lotta più dura sia stata affrontare gli ostacoli che ti pone la burocrazia. Ho passato giornate intere davanti agli sportelli degli uffici di collocamento, a compilare domande su domande, a recapitare tramite posta moduli a tutte le aziende del territorio. Nulla, non ho mai ricevuta una risposta. Eppure, sono molti gli invalidi come me che hanno trovato un'occupazione. E' vero, non so- no tante le mansioni che posso svolgere, ma posso fare il bidello, il centralinista, il custode e altre piccole mansioni. Mi sono persino informato dalle autorità locali, le quali dovrebbero occuparsi del buon funzionamento del paese, ma neanche loro si sono proposte di aiutarmi. A Racconigi vi sono invalidi che svolgono piccoli lavori all'interno del Comune, come mai io non posso? Ciò nonostante sono uno dei primi nella graduatoria, possibile che in sei anni non si sia trovato un posto anche per me? Io non voglio un lavoro di lusso, voglio solamente poter avere anch'io un posto in questa società. Uno dei principi fondamentali della Costituzione italiana dice: «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto». Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società» (Art. 4). Diego Carli, Racconigi (Cn) Faà di Bruno, un santo dall'Accademia Ho letto con interesse su La Stampa la lettera a Specchio dei tempi della lettrice che chiedeva se Francesco Faà di Bruno fosse parente dell'eroe di Lissa Emilio, la lettera di risposta di Vittorio Messori, contenente tra l'altro la proposta di intitolargli una via, e la lettera del sindaco Castellani, che ricordava come già esistesse una via intitolata collettivamente ai due fratelli. Forse varrebbe la pena di ricordare, visto che nessuno degli illustri interlocutori lo ha fatto, che Francesco Faà di Bruno fu anche, e forse soprattutto, un matematico. Dopo avere compiuto gli studi militari nella nostra città, si recò infatti, nel 1849-51, a Parigi, dove si perfezionò sotto la guida del granI de Augustin Cauchy, uno dei mas- simi matematici dell'Ottocento, conseguendo nel 1855 il dottorato con due tesi su questioni di analisi e di astronomia. Rientrato a Torino, dal 1857 insegnò nel nostro Ateneo, dapprima come libero docente, poi come successore di F. Chiò in analisi e geometria e infine, nel 1876, come straordinario di analisi superiori. Fra i suoi prin¬ cipali contributi alla matematica deve essere annoverato l'importante trattato sulle forme binarie, pubblicato in francese a Torino nel 1876 e poi tradotto in tedesco nel 1881 per i tipi di Teubner a Lipsia. Esso continuò a essere adottato nelle Università tedesche come testo di riferimento fino alla prima guerra mondiale. Negli ultimi anni di vita stava preparando un grande trattato, in francese, in tre volumi, di cui riuscì a far stampare, nella tipografia che aveva installato all'interno dell'Istituto di via S. Donato da lui fondato dopo aver preso i voti sacerdotali nel 1876 e che era gestita dalle stesse ragazze (le «serve di S. Zita») che vi erano ospitate, soltanto parte del secon¬ do volume, dedicato alla teoria delle funzioni ellittiche. A tratteggiare una delle figure più ricche e significative della Torino della seconda metà dell'Ottocento possono valere le parole pronunciate da Enrico D'Ovidio, un altro importante matematico dell'Università torinese, nel discorso commemorativo dell'amico scomparso nel 1888: «Dalla scuola al campo, dal campo all'Accademia, dall'Accademia al Santuario: tale fu l'evoluzione intellettuale e morale di Francesco Faà di Bruno». prof. Alberto Conte, Torino Presidente dell'Unione Matematica Italiana Faà di Bruno in via Arsenale Desidero associarmi alla proposta odierna uscita sul suo giornale di Vittorio Messori su Francesco Faà di Bruno, con qualche precisazione che potrà risultare interessante. Non è proprio vero che Torino si sia dimenticata di questo straordinario concittadino, contemporaneo di Don Bosco, apostolo di carità, allievo e Capitano di Stato Maggiore presso la Scuola di Applicazione, la più antica istituzione culturale della città. Malgrado l'ostilità si può dire di tutti, dal Ministro della Difesa e dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito dell'epoca che non gradirono questa iniziativa, all'allora stesso Arcivescovo di Torino che guardava con un po' di santa diffidenza gli uomini in uniforme, dieci anni fa, il 4 settembre 1988, fu inaugurata la Cappella della Scuola di Applicazione in via Arsenale, intitolandola con diciassette giorni di anticipo sulla sua beatificazione proprio a Francesco Faà di Bruno. E protar gonista eccezionale di quell evento fu la presenza del Santo Padre che così, nel nome del nuovo Beato, esortò a guardare la realtà della «difesa» con occhi e cuori decisamente nuovi per poi concludere: «ciò non sarà mai possibile senza uomini nuovi». E' importante ricordare quanto l'Esercito, con la sua vigile memoria storica, ha fatto e fa per non lasciare in un colpevole oblio tutti quegli uomini nuovi che non solo sul campo di battaglia, ma nella vita quotidiana, hanno dato testimonianza e contributo straordinari per l'avanzamento civile del nostro Paese. E Torino di questo Esercito può e deve essere fiera, confermando quel giudizio che Umberto Agnelli dette proprio nel Palazzo dell'Arsenale, a conclusione di un suo intervento: «la Scuola di Applicazione sta a Torino come il Vaticano sta a Roma!». Generale Gianalfonso d'Avossa Roma I tassi calano contro i risparmiatori Per mesi, politici, industriali e commercianti hanno martellato il Governatore della Banca d'Italia per convincerlo a ridurre i tassi di interesse perché, secondo loro, così verrebbe favorita la crescita economica e la ripresa del mercato. Ma si rendono conto costoro che negli ultimi anni i tassi sono sempre scesi mentre una vera ripresa economica non si è vista ed il numero degli occupati è costantemente in calo? Pare che non si voglia capire che i risparmiatori che posseggono titoli a reddito fìsso (cioè quasi tutti gli italiani) ad ogni calo dei tassi vedono dirninuire gli interessi percepiti e quindi la liquidità disponibile per acquistare merci e servizi, danneggiando così lo sviluppo economico e l'occupazione. Elvio Solerì, Torino LA STAMPA "Vio Marenco 32,10126 TORINO-" fax 011 -6568924 •-mail lettere@lastampa.lt