Ricchezze e detriti di Guido Piovene

Ricchezze e detriti Ricchezze e detriti Il gran cambiamento del vecchio Gaffurio NESSUNO, nell'autunno del 1918, s'era accorto del grande cambiamento avvenuto in Marco Gaffurio: I avvenuto da ben tre anni. H Gaffurio non ne dava altro segno esterno, se non proprio quello che lo sottraeva all'osservazione degli altri: un grande, e nuovo in lui, amore per l'isolamento; con cui contrastava (ed era l'unica cosa che gli altri osservassero) il suo contegno negli affari, nel tempo stesso intraprendente, disinteressato e arrendevole; tale, insomma, che per capirlo bisognava entrare nella sua testa. Anche ora, ritornato il figlio dalla guerra, l'assecondava ciecamente nei suoi progeti. L'assecondava negli affari: ma di lui pareva non essersi nemmeno accorto, tant'era occupato a meditare i fatti suoi; pareva, anzi, che accedesse alle richieste del figlio per non essere disturbato; come chi, interrotto in un calcolo, risponde di sì senza nemmeno aver ascoltato l'importuno. E' vero che, anche prima che il figlio partisse, non aveva molta tenerezza per lui. Comperato per speculazione un appartamento in una casa nuova del centro di Milano, aveva lasciato passare il momento buono per rivenderlo; e perciò s'era ritirato a viverci con la moglie, cedendo al figlio tutta la casa vecchia. Dopo, si videro poco, anche dopo che la moglie di Marco morì: soprattutto perché Marco e la nuora non andavano d'accordo. Ma, prima della guerra, l'indifferenza verso il figho era di genere ben diverso: e lo portava all'avari¬ zia piuttosto che alla prodigalità. Al ritorno, Giacomo Gaffurio, il figlio, l'aveva trovato dunque diverso. Prima, sarebbe stato difficile indurlo all'affare rischioso, di cui parleremo in seguito: Marco era prudente, sospettoso, nemico delle innovazioni, come i vecchi in genere, e specialmente i solitari. Adesso, cedeva alla prima domanda, non vagliava i progetti, con quello strano miscuglio d'incuria e d'audacia. Guai era dunque il cambiamento avvenuto in lui, subito dopo i settantanni? Era tutto intimo; si potrebbe definire un improvviso ritorno d'amore per gli splendori e le sohtudini dell'adolescenza. Prima dei settantanni, era un uomo di giudizio; pensava, ogni giorno, alle poche cose necessarie alla vi¬ ta; aveva imparato dall'esperienza a lasciare che il mondo corresse a suo modo, senza cercare di sforzarne l'andamento. Ora gli pareva di dibattersi tra un'infinità di pensieri. Era sempre, è vero, la stessa urgenza fittizia che, tormentandolo, gli appariva in mille aspetti che, ben guardati, gli si sarebbero rivelati inconsistenti; la medesima fehbriciattola che, serpeggiandogli nelle vene, gli si presentava da tutte le parti, illudendolo d'avere nel sangue una sorgente, sconosciuta e presentita appena, di ricchezze. Questo non pensava con precisione: ma era il senso della sua nuova vita. Era come un fiume, su cui, d'un tratto, s'aprano la via migliaia di tributari: non sa più mantenersi nell'alveo, teme che quell'improvvisa dovizia lo travii. L'oscuro spavento obbligava il Gaffurio ad isolarsi, a chiudersi in se stesso; e, di tutta la nuova fioritura che rampollava in lui, aveva un'angosciosa, scrupolosa sensazione di responsabilità; come se, quella nuova forza, egli dovesse esaurirla interamente e farla fruttare, piima... prima di che? Egli non pensava alla morte. L'improvviso fermento, doveva pur estinguerlo: e gli appariva perciò necessario che la sua vita si prolungasse a lungo. Tanto più s'illudeva che la sua foga si prolungasse quanto più la trovava oscura: conosciuta nelle fronde, ma non nelle radici. Il Gaffurio stava di fronte a se stesso come uno che, avendo veduto qualche esempio di flore esotiche, s'arrovella che la sua fantasia non basti nemmeno lontanamente per immaginare le fioriture di quelle regioni. Dai pochi detriti che giungevano alla superficie, Marco si sentiva come un lago senza fondo; e s'esasperava che, frugando, le ricchezze non venissero alla luce, ma solo altri detriti e preannunci. Guido Piovene

Persone citate: Giacomo Gaffurio

Luoghi citati: Milano