Facce nuove per il capitalismo di Ugo Bertone

Facce nuove per il capitalismo Facce nuove per il capitalismo Mercati in fermento, gli economisti sperano MILANO. Si respira aria nuova per il capitalismo italiano? «Francamente non ci credo» replica Napoleone Colajanni, ex parlamentare del Pei, grande studioso della storia del nostro sistema economico. Eppure, alcuni segnali non mancano: una cordata piemontese per la Snia-Bpd; una cordata bresciana, la Tassara, per il gruppo Falck. Infine, la lieta scoperta di una cordata del NordEst, tra Brescia e Mantova, pronta a finanziare i progetti di Roberto Colaninno in Olivetti, dopo il ritorno agli utili. Qualche novità, insomma, s'intravede al di là della solita bandiera di Mediobanca. «Il vero banco di prova - scuote la testa Colajanni - sarà la privatizzazione dell'Enel... E qui temo la tragedia, altro che nuovo capitale...». «Quello dell'Olivetti è un bel segnale della vitalità del nostro sistema» replica a distanza Alberto Quadrio Curzio, pre¬ side di Scienze Politiche alla Cattolica, economista di punta dell'area cattolica e studioso dei problemi del federalismo. «Ma io non credo - aggiunge Quadrio Curzio - che siano ancora maturate le condizioni necessarie e sufficienti per una forte ripresa delle iniziative imprenditoriali. Basti dire che lo scorso anno gli adempimenti burocratici richiesti dalla pubblica amministrazione hanno comportato un costo di 25 mila miliardi complessivi per il sistema delle imprese. A prescindere dalla pressione fiscale, naturalmente...». Chissà se lo scetticismo di Colajanni, autore dello studio più completo su Mediobanca (dal titolo, eloquente, di «Capitalismo senza capitali») sarà smentito dall'irrompere di quattrini freschi e di nuovi protagonisti. Oppure se l'analisi di Quadrio Curzio («confesso - dice - che continuo a vedere una certa distanza tra la mentalità internazionale delle imprese e l'orizzonte provinciale del governo...») verrà dissolta dalle prossime mosse dell'esecutivo, soprattutto sul fronte della liberalizzazione dell'energia a vantaggio del sistema delle piccole e medie imprese. Di sicuro, per ora, c'è che il tabellone elettronico di Piazza Affari ha risposto a stretto giro di posta alle richieste di Massimo D'Alema. E' importante, aveva detto il presidente del Consiglio, che l'Italia disponga di più capitalisti, soprattutto in vista delle privatizzazioni. Da Ivrea è arrivata una prima reazione concreta: una cordata di investitori del Nord-Est che, dopo anni di operazioni strettamente finanziarie, hanno deciso di scommettere su un leader (lo stesso Colaninno), una prospettiva di redditività, un progetto industriale imperniato su un'alleanza precisa (i tedeschi della Mannesmann). «Ma non so - conclude Colajanni - se i tedeschi saranno poi così felici di questa novità». «E' un'iniziativa interessante - aggiunge il professor Paolo Sylos Labini, uno dei maestri del pensiero keynesiano in Italia ma non so quale possano essere i suoi possibili sviluppi. E' un fatto che la fragilità del capitalismo privato sia uno dei punti deboli del nostro sistema, che si riflette nella difficoltà ad investire nell'innovazione». Dai distretti industriali, aggiunge Sylos Labini, giungono segnali della difficoltà a finanziare operazioni a largo raggio, anche se lo scenario di stabilità monetaria, legato all'introduzione dell'Euro, potrebbe modificare nel tempo la situazione. «Ciò che conta - continua a predicare il professor Gian Maria Gros Pietro, presidente dell'Iri - è che la stabilità legata all'Euro e, di riflesso, la caduta del rischio sulla svalutazione della lira, renda possibile la ripresa degli investimenti. Arriveranno, probabilmente, soldi dall'estero, perché i grandi gestori, a caccia di buoni investimenti, vorranno probabilmente adeguare il portafoglio alle dimensioni dell'economia di casa nostra. E' importante che ci siano anche gli italiani...». La prima preoccupazione di Gros Pietro è la privatizzazione di Finmeccanica, primo gruppo italiano per ricerca e sviluppo. «Sarà questo - aggiunge con determinazione Paolo Sylos Labini - uno dei banchi di prova essenziali per un'effettiva politica industriale. Vedremo che si potrà fare...». E qui le opinioni tornano a divergere. «Prima di raddrizzare la situazione - dice Colajanni - ci vorranno vent'anni di buon governo». «Molto meno - commenta Quadrio Curzio - basterebbe una politica fiscale in grado di rendere attraente investire in Italia...». Ugo Bertone

Luoghi citati: Brescia, Cattolica, Gros Pietro, Italia, Ivrea, Mantova, Milano