Pay-tv, la Rai si avvicina a Tele + di Luigi Grassia
Pay-tv, la Rai si avvicina a Tele + Pay-tv, la Rai si avvicina a Tele + ROMA. Potrebbe essere ricordato come il giorno in cui si sono rimescolate le alleanze e la Rai s'è distanziata definitivamente da Telecom per fare la tv digitale (via cavo e via satellite) con Canal Plus. 0 al contrario, l'esternazione del presidente di viale Mazzini, Roberto Zaccaria, potrebbe rivelarsi il colpo di frusta che spinge la stessa Telecom a rompere gli indugi e fare l'accordo con la Rai (che la vuole come partner ma pone parecchie condizioni). Fatto sta che una dichiarazione di Zaccaria ha avuto ieri nel mondo delle telecomunicazioni l'effetto di un sasso in piccionaia. «La Rai ha verificato che ci sono difficoltà a trovare un'intesa su alcuni princìpi con Telecom - ha detto il presidente -. Si tratta di cose che abbiamo ribadito molte volte». Per cui viale Mazzini «si accinge a valutare anche altre ipotesi». Quali? A chi gli domandava se si guarda a Canal Plus, Zaccaria ha risposto: «Il consiglio di amministrazione ha chiesto a me e al direttore generale Pierluigi Celli di verificare e poi riferire». Verrà fatto subito. Perché sotto l'incalzare delle voci, la Rai ha comunicato che il consiglio ne dibatterà fin da oggi. In concreto, l'ipotesi riguarda l'acquisto di un 10% di Tele+, il canale digitale già esistente, rilevandolo dal 90% oggi in mano alla francese Canal Plus. Anche Comit ha fatto sapere ieri (ed è stata una sorpresa assoluta) di essere interessata a una quota. Il residuo 10% resterebbe a Fininvest. Non sarebbe una presenza imbarazzante, questa di Berlusconi nella società? Fonti Rai lo negano, sottolineando che si tratta di «Fininvest e non Mediaset, dunque un investimento, da parte loro, finanziario e non industriale». Le stesse fonti, però, ammettono che con Telecom si spera ancora di concludere: «Preferiamo una piattaforma digitale italiana e fra Telecom e noi c'è una parentela storica». C'è anche una ragione più pratica, di complementarietà: «Alla piattaforma noi potremmo dare l'apporto dei programmi, mentre Telecom ha forti strutture per la fatturazione», che in questo ramo sono indispensabili (non per niente si parla di pay-tv) e richiedono il maggiore investimento (migliaia di persone da assumere, oltre alle macchine da comprare). A parte questo, la tv via cavo o via satellite richiede un decodificatore, perché i segnali non sono trasmessi «in chiaro» nell'etere (come per la tv normale) ma fatti viaggiare come una nebbiolina di impulsi cui solo l'apposito apparecchietto riuscirà a dare senso. In origine si era pensato a uno standard tecnologico (quella che viene chiamata piattaforma di- gitale) comune a tutta Italia, grazie a cui l'utente con un solo decoder fosse in grado di scegliere tra offerte concorrenti. La contrapposizione tra Rai e Mediaset ha reso impossibile la piattaforma unica, ma anche farne una su basi più ristrette si è rivelato problematico: l'ipotesi Rai + Telecom + Murdoch (coinvolto per dare all'alleanza un respiro internazionale) si scontra con la richiesta di viale Mazzini che il gruppo multinazionale si impegni a un patto di non concorrenza anche sulle trasmissioni in chiaro (per evitare di trovarsi Mediaset in casa qualora Murdoch si alleasse con Berlusconi). Murdoch e Telecom trovano questa clausola troppo restrittiva. A Telecom rivelano che anche loro, e non solo Rai, hanno ricevuto offerte da Canal Plus. Rai, a sua volta, lamenta che la paralisi di Telecom in attesa della nomina deU'amministratore delegato si sta prolungando troppo con riflessi negativi sul digitale. E scalpita. Luigi Grassia Viale Mazzini rileverebbe il 10% da Canal Plus Oggi consiglio d'amministrazione per decidere A sorpresa ora anche Comit punta a comprare una quota Il nodo di Murdoch H li presidente Rai, Zaccaria e, a destra, Murdoch
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