Casa, addio «740» con il fisco leggero di Stefano Lepri

Casa, addio «740» con il fisco leggero Con l'aliquota unica al 19% cadrebbe l'obbligo di compilare la dichiarazione dei redditi Casa, addio «740» con il fisco leggero Le Finanze studiano i tagli, ma serve il nuovo catasto ROMA. E chi può esser contrario a pagare meno tasse sugli immobili, in un Paese che da secoli è attaccato alla «roba» specie se tangibile e solida, e dove, soprattutto, due terzi delle famiglie sono proprietari della casa dove abitano? Dietro all'annuncio a sorpresa del governo D'Alema non c'è al ministero delle Finanze (o almeno così pare) alcuna carta scritta, alcun piano già delineato: è stata una decisione tutta politica, concertata dal presidente del Consiglio con il ministro Vincenzo Visco. Si capisce solo che (dal 2000) ne saranno più avvantaggiati i redditi alti, mentre la semplificazione del sistema tributario sarebbe modesta. Ed è anche questo un segno dei tempi, che dopo anni di strette alla cinghia, e con le risorse del bilancio pubblico vincolate anche in futuro dagli obblighi europei, si torni a decisioni ispirate da motivi politico-elettorali, più che da ragionamenti di politica economica. «Meno tasse sulla prima casa» è stata una delle bandiere di Fausto Bertinotti, nella rottura con l'Ulivo; rimane un cavallo di battaglia per due componenti dell'attuale maggioranza, i socialisti democratici italiani (Sdi) di Enrico Boselli e i comunisti italiani (Pdci) di Armando Cossutta; è gradita all'Udr di Francesco Cossiga; può guadagnare consensi moderati. Approvano i piccoli proprie¬ tari, approva inaspettatamente la Lega Nord. Casomai, chi resta spiazzato rilancia: come la Confederazione della proprietà edilizia, che ricorda come l'onere più pesante sulla casa sia in genere l'Ici, non l'Irpef che D'Alema e Visco promettono di riformare. La Casa è tassata in Italia più che in altri Paesi. Ma finora la priorità di Visco e del ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi era stata il sostegno alla produzione e all'occupazione (meno tasse sul lavoro e sugli investimenti), e in secónd' ordine un sostegno ai consumi. Lo stimolo del governatore Antonio Fazio è a «rimuovere i fattori che frenano la propensione a lavorare e a investire». I beni immobili, dicono gli economisti, difficilmente rientrano in prospettive di questo tipo. L'idea nuova è di considerare la casa come un investimento, perciò di tassarla come è tassata la ricchezza finanziaria: con aliquote proporzionali, uguali per tutti, anziché con aliquote progressive, crescenti con il reddito. E' evidente che da una simile modifica sarebbero avvantaggiati i redditi più alti. Nell'ipotesi - accreditata dallo stesso ministero delle Finanze - di una aliquota fissa del 19 per cento per redditi di livello operaio il beneficio sarebbe pressoché nullo, mentre già a 70 milioni si risparmierebbe la metà dell'attuale Irpef sul reddito catastale. Naturalmente resterà un trattamento di favore, come c'è oggi, per la prima casa. E' presumibile che si tratterà ancora di una detrazione uguale per tutti (quindi, come quella attualmente praticata, favorevole a chi possiede abitazioni più modeste) ma è corsa voce anche di una aliquota differenzia¬ ta, tipo il 12,5%. Negli altri Paesi, in genere, il reddito degli immobili è sottoposto all'Irpef con aliquote progressive, come finora è avvenuto in Italia; però in gran parte dei casi, co- me in Usa, Giappone, Germania, Francia e Gran Bretagna, la prima casa è esente. Una esenzione più vasta, o totale, della prima casa libererebbe centinaia di migliaia, forse milioni di contribuenti con reddito di lavoro dipenden te, dall'obbligo di stilare la dichiarazione dei redditi. Di per sé, la tassazione della casa ad aliquota fissa renderà molto più facili i calcoli, ma non eso nererà dall'autotassazione. Al 19%, se questa sarà l'aliquota, si dovrebbe arrivare gradualmente, partendo dal 2000. Fin qui ciò che trapela dagli uffici governativi; tenendo conto che al Tesoro i primissimi conti sul bilancio 2000 non sembrano tanto rosei e consigliano alla prudenza. L'incertezza dei propositi da inserire nell'annunciata legge delega è dovuta anche a un importante fattore tecnico. Se condo i piani delle Finanze, nel 2000 dovrebbe entrare in vigo re un nuovo catasto, con valori misurati a metri quadri e più vicini ai prezzi di mercato. In questo caso la base imponibile aumenterebbe e ogni discorso sulle aliquote fatto oggi ha po co senso. Nel caso di una forte crescita rispetto ai valori attuali, i tecnici ipotizzano anzi che sarebbe inevitabile intervenire sull'Ici, modificando al ribasso la «forchetta» di aliquote a disposizione dei Comu ni. Ma al nuovo catasto si lavora dall'inizio degli Anni 90 e finora la storia è stata segnata da successivi rinvìi. Stefano Lepri Il ministro delle Finanze Vincenzo Visco

Luoghi citati: Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Roma, Usa