Dramma già archiviato dai salotti di Milano

Dramma già archiviato dai salotti di Milano Dramma già archiviato dai salotti di Milano IL DISTACCO DEL BEL MONDO MILANO DALLA REDAZIONE Tanto per dire del clima postcondanna: «Io la Patrizia Reggiani la conoscevo bene. Se vuole le racconto, ma se dice il mio nome, io smentisco e denuncio». Perché? «Perché ho da dire solo cose sgradevoli». Nel senso che? «Era una brutta persona». E colpevole? «Sicuramente». Neppure un dubbio? «Né io né quelle che la conoscevano... Poche per la verità. Lei non ispirava simpatia: supponenente, capricciosa. Con case arredate in modo orribile, drappi, argenti, velluti. Convinta che il denaro potesse influenzare chiunque, potesse stupire...». Questa è l'aria che tira - dopo i 29 anni della sentenza - intorno alla piccola Patrizia Reggiani, passata dai mille metri quadrati di una vita svagata, ai millimetri di una cella, tre anni dopo l'omicidio, cinque mesi dopo l'inizio del processo, trenta ore dopo la condanna. Pochissimo stupore e nessuna voglia di commentare. Del resto che lei fosse una isolata, anzi una «spinta ai margini» del bel mondo a cui aspirava, è stato scritto in tutte le salse fino a diventare la caratteristica principale della sua storia. La storia di una donna sposata bene, ma vissuta malissimo, specialmente dopo il divorzio da Maurizio, il biondo e timido Gucci, che tutti raccontano come «persona per bene, con tanti difetti magari, tante paure, incertezze, pasticci, ma sostanzialmente per bene». E il divorzio si è consumato un bel po' di tempo fa, 18 anni per l'esattezza. «E poi - come dice Giorgio Bocca - questo processo non ha affatto diviso, non c'erano i soliti due partiti, l'innocentista e il colpevolista... Si è capito abbastanza in fretta la consistenza delle prove. Si è capito che era stato un delitto cretino, fatto da una banda sconclusionata, con un movente chiarissimo... Certo lei era una donna ricca, ma per lo più invisibile. Nei miei anni di grande mondanità, diciamo gli Anni Settanta e Ottanta, io non ho mai incontrato né lei né Gucci... Nelle case degli industriali che contavano, i Pirelli, i Falck, loro non venivano proprio invitati... Si sapeva qualcosa di lui, naturalmente, dei suoi soldi, delle sue borsette...». Soldi, borsette e negozi. Persino l'ampio mondo dei sarti d'alto bordo oppone un muro di indifferenza e a chiamarli è tutto un «no grazie, non l'abbiamo mai conosciuta». Oppure: «Ma in effetti loro non erano annoverabili come stilisti». 0 come dice Bocca: «I Gucci erano per lo più considerati degli affaristi... Compravano, vendevano, non facevano le sfilate, non c'entravano nulla con i riti della moda». Fuori proprio da tutto. Per esempio dice Gioia Falck: «No, non li frequentavo. Conosco un paio di Gucci a Firenze, ma francamente non so più se erano cugini o fratelli... Era una di¬ nastia piuttosto complicata». E assai litigiosa. «Oh, sì, sempre in causa, sempre con gli avvocati schierati...». E Patrizia Reggiani? «Per quel che ne so, lei frequentava la maga, no? Oggi mi fa pena. E specialmente mi fano pena, anzi molta tenerezza, le figlie che le vogliono bene. Ecco, penso a quelle due ragazze che hanno avuto il padre Ucciso e la madre condannata per essere l'assassina... E' una situazione davvero tragica». Ancora Gioia Falck: «Ho seguito la storia del processo, ho visto lei in tv... La mia impressione è che sia una donna, come dire, neanche all'altezza della tragedia». Anche Milly Moratti sta larga: «Mi sembra comunque una storia bruttissima fatta solo di cose bruttissime: il delitto, la condanna, il carcere. Cosa c'è da dire ancora? Che è stato un delitto covato nei quartieri alti? Sciocchezze. Che è stata una storia d'amore finita male? Davvero mi sembra tutto inade • guato». E da archiviare in fretta. Gioia Falck: «Dinastia complicata e litigiosa» Milly Moratti: «Storia bruttissima ma i quartieri alti non c'entrano» Paola Franchi

Luoghi citati: Firenze, Milano