Riforme, il Polo dà i 30 giorni ad Amato di Maria Grazia Bruzzone
Riforme, il Polo dà i 30 giorni ad Amato E Berlusconi rilancia: ora chiederemo una commissione sul finanziamento ai partiti Riforme, il Polo dà i 30 giorni ad Amato «Un mese per una proposta, o appoggiamo i referendum» ROMA. Sull'onda dell'affossamento della commissione di inchiesta su Tangentopoli, il Polo raffredda il dialogo con la maggioranza sulla legge elettorale e fa crescere la voglia di referendum. Muovendo al ministro per le Riforme Giuliano Amato una richiesta esplicita e quasi ultimativa: presenti entro un mese una proposta chiara della maggioranza che sia compatibile con bipolarismo e maggioritario, o l'opposizione deciderà di aderire alla consultazione popolare. In ogni caso, come ha tenuto a sottolineare Gianfranco Fini, facendo sfoggio del suo scetticismo sulle possibilità di accordo, il Polo non ha nessuna intenzione di farsi logorare in un confronto di mesi, che potrebbe fra l'altro servire da pretesto alla Consulta per non ammettere il voto, con la scusa che le forze politiche stanno discutendo. E' il giorno del risentimento, e Silvio Berlusconi si presenta alla conferenza stampa che segue l'annunciato vertice del centro-destra sfoderando un piglio deciso. Denuncia la «grave frattura» che si è consumata con la tradizione del Parlamento, che ha sempre assegnato le commissioni chieste dall'opposizione, concedendo loro finanche la presidenza. Bolla come pretestuosa l'accusa di voler interferire con i processi («e l'antimafia, allora, e la commissione stragi?») e, come prova, cita l'indifferenza per la commissione di inchiesta espres sa da magistrati come Borrelli e Co lombo «che sono stati usati come alibi dalla sinistra». Ma il Cavaliere non demorde e anzi rilancia, annunciando la proposta di una nuova commissione di inchiesta, che verifichi i bilanci dei partiti negli ultimi quindici anni, «per far chiarezza sui finanziamenti illeciti a cui ha fatto ricorso anche il PciPds-Ds, che fino a oggi l'ha fatta franca». E tuttavia, smentendo il suo capogruppo Beppe Pisanu, il leader del Polo nega ritorsioni sulla Finanziaria. «Faremo opposizione dura, cercando di migliorarla, ma non ostruzionismo», assicura. Quanto al «dialogo», Berlusconi ufficialmente lo ridimensiona, preferendo parlare di «sfida a Massimo D'Alema», «dal momento che, a differenza di Prodi, ha anche nomina¬ to un ministro per le riforme». Il Cavaliere ricorda che la proposta del Polo, «la stessa che in Bicamerale votarono tutti», è,il doppio turno di coalizione. «Ma vogliamo essere responsabili. Aspettiamo che la maggioranza ci faccia una controproposta, purché sia volta a rafforzare il bipolarismo, a ridurre i brogli elettorali e a impedire il trasformismo». Sono gli stessi principi a cui si richiama Fini, quello sui quali il centro-destra si è trovato d'accordo con Amato nei colloqui preliminari della settimana scorsa. Il quale Amato proprio ieri li ha ribaditi, smentendo di aver presentato proposte, tanto meno di aver ipotizzato di abbinare il doppio turno elet¬ torale con l'elezione diretta del premier, consapevole della diversità dei due meccanismi, quello elettorale e quello istituzionale. «Diciamo al governo: confrontati coi tuoi, prenditi un mese di tempo e facci conoscere la tua proposta» chiede Berlusconi. In caso contrario - e qui si richiama a quanto già detto al congresso, invero in modo meno esplicito - tutto il Polo sosterrà e voterà il referendum elettorale, e non sarà niente di drammatico, non sarà una catastrofe». «Mai come ora il Polo è unito», insiste il Cavaliere a scanso di equivoci, dopo aver ammesso qualche differenza con l'alleate in materia di riforma. E però nelle parole di Gianfranco Fini, che parla dopo di lui, si avverte una sfumatura ancor più netta. Fini insiste infatti sulla «compatibilità» della proposta della maggioranza con quella del Polo, e anche sul fatto che non si allontani troppo dal quesito referendario - «che altrimenti resterà ammissibile». «Allora noi contribuiremo. Altrimenti ci schiereremo con chi chiede di celebrare il referendum. «Non siamo disponibili a cose che non siano depositate in Parlamento, a progetti di corridoio, a discussioni sulle colonne dei giornali» avvisa. Insomma il Polo teme di essere menato per il naso e di trovarsi a gennaio, quando la Corte Costituzionale deve pronunciarsi, con le armi spuntate. Così mette fretta a Amato, ribadendo la sua volontà di parlare «solo» di riforma elettorale. «Il Polo - aggiunge Casini - deve verificare se la maggioranza di governo vuol solo prendere tempo. Amato può fare le sue verifiche in un mese. Se ci vogliono prendere in giro a discutere di riforme improbabili, non ci stiamo. Si parla di riforma elettorale, punto e basta». Bisogna far presto, anche perché «un'ampia istruttoria c'è già stata» e lo schierarsi del Polo sul fronte referendario sarebbe un fatto di cui la Corte «non potrebbe non tener conto», insiste Fini. Il quale resta scettico che a un accordo si riesca alla fine ad arrivare. «Non credo che Amato ce la possa fare», confida poco dopo ai cronisti. Il vostro è un ultimatum? «Se lo scrivete non vi smentisco». Maria Grazia Bruzzone Il ministro smentisce di aver proposto un doppio turno abbinato all'elezione diretta del premier fi- Il leader del Polo Silvio Berlusconi con il presidente di An Gianfranco Fini
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