In aula il «Malavenda show »

In aula il «Malavenda show » In aula il «Malavenda show » Fischietti e svenimenti contro il governo PARLAMENTO LA DEPUTATA DEE COBAS E ROMA MENDAMENTI, fischietti, nodi, forbici, svenimenti, rotolamenti, bicchieri d'acqua, Cobas, infermerie, ospedali, ecografie, comunicati e nuove forme di protesta, con inevitabili ricadute sul piano sempre più inclinato e scivoloso dello spettacolo politico. Scene dell'altro mondo comunque, ieri, a Montecitorio e dintorni, grazie all'onorevole dei Cobas Mara Malavenda. E a quanti le hanno dato o tolto corda, dipende, rendendola ancora più personaggio di quello che mostra di essere in una foto comparsa in questi giorni: blusa chiara, mocassini, jeans, aria un po' spersa e un altro po' soddisfatta, probabilmente stanca, seduta in posa su una pila di scatoloni di emendamenti alla Finanziaria, ogni scatolone reca scritto «Cobas». Alla sua destra una colonna di scatoloni, alla sinistra una seconda colonna, alle spalle una terza e in grembo, teneramente, un ultimo scatolone «Cobas». In tutto gli emendamenti della Malavenda - preparati con uno specifico software e con un altrettanto specifico sistema informatico sottoposti a severa verifica da parte degli uffici della Camera - sono poco meno di 120 mila. Ieri questa battagliera deputata operaia di Pomigliano d'Arco, eletta con Rifondazione e poi espulsa per aver votato da sinistra contro il governo Prodi, ne voleva parlare in aula. Di qui l'inizio della baraonda. Il regolamento dell'assemblea, infatti, è quello che è. Violante cerca di farlo osservare, lei si ribella. Lui quindi le toghe la parola (non è la prima volta); lei allora tira fuori (non è la prima volta) un fischietto, di quelli da arbitro o da marinaio, e giù con tutto il fiato che ha. A questo punto il presidente la richiama, quindi la espelle. Ma la deputata - e qui la storia s'impenna - si lega saldamente al suo banco con un foulard. Violante sospende la seduta. Le tribune vengono sgomberate. I robusti commessi d'aula tentano allora di slegare la Malavenda, che seguita a fischiare, ritmicamente, la si sente fin dalla sala stampa. Ma con le mani i commessi non ne vengono a capo: occorrono delle forbici. Il taglio del nodo malavendiano suscita naturalmente le più alte grida. A braccia, l'onorevole viene portata fuori dell'aula. Nella quale però cerca subito di rientrare, pur impedita da una muraglia umana di commessi, e intanto continua a fischiare. La scena si trasferisce sulla soglia fatale del Transatlantico. Alcuni parlamentari di An, vuoi per cavalleria vuoi per interesse politico, difendono la Malavenda che nel frattempo s'è sdraiata a terra, «di traverso, davanti all'entrata dell'aula», come nota l'Ansa, mentre l'Adii-Kronos riferisce che la medesima «cerca di rotolare strisciando verso il centro» del salone dei Passi Perduti. Sempre fischiando: «Vi dà fastidio? - chiede con aria di sfida, perfettamente conscia del nervosismo creato dalla colonna sonora -. Ma noi operai siamo abituati alle catene di montaggio!». «Basta!», le gridano, «Basta!», la implorano. La donna-fischietto appare comprensibilmente molto agitata: tra urla e bicchieri d'acqua falliscono intanto le mediazioni dei deputati questori, Muzio e Camoirano, e di Marco Boato. A questo punto viene chiamato il medico della Camera. Non senza una valutazione squisitamente politica («Rispettiamo il suo diritto a protestare, ma dobbiamo rispettare anche i diritti degli altri 629 deputati a lavorare») i questori dispongono di far trascinare di peso la Malavenda in infermeria. Lei contesta - con qualche ragione - l'equiparazione tra dissenso e condizione sa¬ nitaria. Però accusa dolori («all'addome quando respiro») e su indicazione del medico di Montecitorio si reca al San Giacomo per una ecografia. Che per fortuna dà esito negativo. Con il che - si sono fatte le 15,20 - la Malavenda può annunciare che «il governo reazionario» si è vendicato facendola espellere perché «aveva mandato in tilt la Commissione Bilancio con una valanga di 117.854 emendamenti». Suo record personale. Sulla scorsa Finanziaria erano stati infatti 52 mila; sulla Bicamerale 60 mila; sul pacchetto Treu un numero imprecisato, ma sempre terrificante. L'esasperazione contabile, il furore ripropositivo e la serialità ostruzionistica rivelano solo una par¬ te del personaggio. In linea con i tempi, la Malavenda fìschiante si pone ben al di là della parola. Anche per questo, per quanto sorvegliata a vista dai commessi, riesce a penetrare i meccanismi immateriali dei media, si fa lei stessa espediente narrativo, sintomatica Don Chisciotte al femminile. Quando non fischia, occupa. Chiedere a Prodi, che un giorno se la vide entrare nello studio e non se ne voleva più andare. Lei l'ha raccontata così: «Prodi era triste per i disoccupati, poi s'è arrabbiato e l'ira cresceva, cresceva. Ho cercato di consolarlo, "ma non sono un'assistente sociale", gli ho detto». Filippo Ceccarelli Dopo aver presentato 120 mila emendamenti si è anche «incatenata» al banco di Montecitorio per non farsi espellere Portata fuori dai commessi si è rotolata a terra nei corridoi Poi è intervenuto il medico e l'hanno portata prima in infermeria e poi all'ospedale L'on. Malavenda, con gli emendamenti da lei presentati per conto dei Cobas

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