Il Grande Martedì della rivincita di Gabriele Romagnoli

Il Grande Martedì della rivincita Il Grande Martedì della rivincita 1 // voto ha rovesciato il copione del Sexgate I DUELLANTI m WASHINGTON NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO E' l'album dei destini rovesciati. Le facce ci sono tutte, ma le espressioni disegnate sopra sono l'opposto di quelle che si attendevano qualche mese fa e i sorrisi sui volti di Clinton e compagnia sono ben più larghi di quel che si poteva prevedere anche soltanto ieri. «Pirro» Gingrich ha guidato i repubblicani alla più inutile delle vittorie: la montagna dell'inchiesta Starr ha partorito il topolino di un pugno di seggi, insufficienti per garantire l'impeachment. In compenso, ci sono state batoste in Stati-chiave, come la California, che saranno decisivi nelle presidenziali del Duemila. Avevano ragione i sondaggi: la gente era stanca di Monica Lewinsky e ha votato senza considerarla. Per cercare di capire come il risultato della partita si sia rovesciato e la squadra degli sconfitti designati abbia finito sostanzialmente per vincere, bisognerà riguardare al rallentatore l'azione decisiva, quella che doveva abbattere le difese democratiche e, invece, ha avviato il contropiede: il giorno del boomerang, in cui fu trasmessa in televisione la deposizione sotto giuramento di Clinton. Doveva alimentare la nausea popolare verso il presidente, ha determinato il disgusto per chi lo bersagliava. Da quel momento, il pubblico si è girato dall'altra parte e chiuso la pratica Lewinsky per tornare ai propri affari: lavoro, salute, famiglia. Alla fine, ha vinto chi, democratico, repubblicano o indipendente che fosse, ha saputo dargli una risposta convincente per quei temi o, nello straordinario caso del neo-governatore del Minnesota, Jesse Ventura, ha saputo dire in maniera convincente: «Di questo, non so proprio nulla». La foto all'uscita dei seggi elettorali coglie una popolazione soddisfatta, che pensa a maggioranza (60%) di vivere in un Paese che va nella giusta direzione, e che, rispetto al '96, ha una situazione economica immutata (46%) o migliorata (40%). Logico che votassero per lo «status quo», per confermare la maggioranza degli amministratori locali e per non sconvolgere l'amministrazione centrale. Inevitabile che relegassero nell'album degli sconfitti tutti gli «eversori» che hanno cercato di far esplodere la situazione con un sigaro spento. Il 1998 è stato l'anno di Monica Lewinsky, per volontà del calendario e del popolo americano volge al termine. Testi di Gabriele Romagnoli I MEDIA

Persone citate: Clinton, Gingrich, Jesse Ventura, Lewinsky, Monica Lewinsky, Starr

Luoghi citati: California, Minnesota, New York, Washington