La macchina per vedere il bimbo che verrà

La macchina per vedere il bimbo che verrà M^|MIWJMWS.«glONATA La macchina per vedere il bimbo che verrà E, in arrivo la macchina che «fotografa» il bambino prima che nasca, permette di vederlo in faccia, contemplarlo. Nessuno dica che c'è già, e che è l'ecografia. Il bambino che si vede con l'ecografia è come il mondo in creazione: si sporge da tutte le parti, si scompone, si riunisce, un attimo prima pare che abbia braccia corte, gambe interminabili, un attimo dopo tutto il contrario. I laboratori che filmano i nascituri con l'ecografia, rilasciano una cassetta, intitolata «Immagini di vita prenatale», e sulla cassetta stampano l'immagine migliore, la più cattivante, come si fa con le cassette dei film, per venderle meglio: tu guardi quel ritratto, e pensi: «Somiglia al padre, alla madre, è tale e quale il nonno». Sbagli sempre. Ho visto bambini fermati di profilo, col naso rettilineo e un ciuffo di capelli in su. Poi nascevano, e il naso era schiacciato, la testa pelata e liscia. La visione di un'ecografia sta al desiderio di conoscere il nascituro come la lettura del «Milione» di Marco Polo sta alla conoscenza della Cina: non la placa, ma la esaspera. Il nascituro si volta in qua di scatto, spalanca le braccia e gli occhi, ti fissa. Non hai il minimo dubbio: ti vede. Del resto, se noi stiamo osservando lui, perché lui non dovrebbe osservare noi? Scatta l'attimo magico in cui genitori e generato si parlano con gli occhi, pare che nel cervello del nascituro si formi il pensiero dominante che imposterà tutta la relazione: «Ah, siete voi che mi create? Ecco, guardate cosa state facendo». Poi il bambino nasce, e ti aspetti che quel dialogo continui. E invece non solo non procede, ma capisci che non è mai partito. Appena nato, se per caso ti guarda, neanche ti nota. Per 4-5 settimane gira l'occhio da te alla finestra o al soffitto, con la stessa non-attenzione. Non hai per lui la minima importanza. Tenendo conto che una cassetta di ecografia contiene fotogrammi per mezz'ora di proiezione, il bambino che nasce oggi con 4-5 cassette di ecografia, ha già più fotografie di un vecchio di 80 anni. L'ecografia mostra se il nascituro è maschio o femmina. Non tutte le madri vogliono saperlo. Sapere che è maschio o femmina dimezza la gravidanza. L'incinta preferisce illudersi di portare dentro di sé sia il maschio che la femmina. Molte lo han *" confessato: sapere di avere dentro i, di sé un maschio le mandava in lutto, perché era come se avessero perduto la femmina. Volevano il rapporto indistinto, da generanti a generato. Un rapporto esistenziale, non personale, non individuale. Questo le fa sentire delle potenze naturali. Una sensazione che l'uomo non avrà mai. Per questo si dice che la madre c'è prima che il figlio nasca, il padre non c'è neanche dopo. La paternità va costruita, a fatica. Dicono gli analisti (Musatti ci credeva) che questo diverso rapporto con la nascita dà alle donne un diverso rapporto con la morte: conoscono l'inizio della vita, ne accettano la fine. Il maschio non è placato: la sua morte è più disperata. Con la novità che arriva dalla Scozia, questo scanner che traduce i suoni dell'ecografia in immagini e «fa il ritratto» del nascituro, il destino della donna si potenzia: finalmente soddisfa la voglia di stringere subito un rapporto conoscitivo e personale col figlio, sapere com'è il bambino reale che ha in sé. Dargli il posto che gli spetta, e che finora era occupato dal fantasma, sognato dalla madre e dal padre, che non c'è, non ci sarà mai. Non ho il minimo dubbio che domani, quando questo metodo sarà praticabile, tutte le incinte vorranno non l'ecografia, ma la fotografia. Il bambino vero, non il fantasma. E' un traguardo inevitabile, che rivoluziona la maternità. Ferdinando Carnosa ion^J *" i,

Persone citate: Musatti

Luoghi citati: Cina, Scozia