Londra, Isabel Allende in lacrime ai Comuni di Fabio Galvano
Londra, Isabel Allende in lacrime ai Comuni Londra, Isabel Allende in lacrime ai Comuni DAL NOSTRO CORRISPONDENTE e' una gara sul tempo quella fra gli ermellini della Camera dei Lord e il magistrato spagnolo Baltasar Garzon. Mentre a Santiago fervono i preparativi per accogliere Augusto Pinochet al suo ritorno in patria, oggi i cinque giudici di quella che è l'ultima istanza giudiziaria britannica avviano l'esame del ricorso con cui la pubblica accusa, a nome della magistratura spagnola, chiede che venga rovesciata la sentenza del tribunale che una settimana fa aveva decretato l'immunità del generale in quanto ex capo dello Stato. Ma ieri Garzon, protagonista del caso giudiziario che da quasi tre settimane suscita contrastanti sentimenti in tutto il mondo e spacca in due l'anima del Cile, ha inoltrato la sua richiesta formale di estradizione per l'ex dittatore. Sono oltre 400 pagine di argomentazioni legali, che fanno da supporto alla testimonianza - una sorta di «mini-processo» - inscenata ieri ai Comuni dalla figlia di Salvador Allende, Isabel, e da altri profughi cileni, in un clima altamente emotivo. La richiesta di estradizione formulata da Garzon, si apprende da Madrid, è ora nelle mani del ministero spagnolo della Giustizia e domani sarà al vaglio del Consiglio dei ministri. Toccherà al governo decidere se inoltrarla o no, anche se il primo ministro José Maria Aznar ha già detto che rispetterà la volontà dei giudici e quindi consegnerà la richiesta al governo britannico. Potrebbe essere troppo tardi, se già oggi pomeriggio i cinque Pari chiamati a esaminare il ricorso a porte chiuse confermeranno la sentenza emessa mercoledì scorso. Le previsioni sono che lo faranno; e Pinochet sarebbe quindi libero di partire - anche con un preavviso di pochi minuti - con l'aereo-ospedale messo a sua disposizione dal governo cileno e che da dieci giorni attende all'aeroporto militare di Brice Norton. Ma anche se quel tribunale supremo non completasse oggi i suoi lavori, e rinviasse a do¬ mani la sentenza, l'azione di Garzon - di fronte alla probabile assoluzione britannica - lascerebbe il tempo che trova. e allora ecco il significato della «testimonianza» di ieri ai Comuni: ultimo gesto - forse - del Cile che grida giustizia prima che l'ex dittatore sia libero di andarsene. Isabel Allende - che è deputato socialista e cugina dell'omonima scrittrice - tratteneva a stento le lacrime ricordando gli avvenimenti di queir 11 settembre 1973, quando i carri armati di Pinochet bombardarono la Moneda. «Fin dal primo momento - ha affermato - l'intenzione era di uccidere, in modo che nessuno potesse sopravvivere e che sparissero tutti i potenziali nemici». e ricorda il bombardamento della residenza privata, dove c'era in quel momento sua madre: «Una vi¬ gliaccheria: lei dovette fuggire in strada, evitando le bombe». Dopo 15 anni di esilio in Messico, dove aveva trovato riparo con l'aiuto dell'ambasciatore messicano a Santiago, Isabel Allende riuscì a tornare in Cile. Ma Pinochet - ha detto ieri non ha mai dato prova di compassione: «Mai un gesto umanitario come quello che ora invoca». Ha parlato anche Juan Pablo Letelier, figlio del ministro Or¬ lando Letelier ucciso con una bomba in auto, nel suo esilio di Washington, nel 1976. Una bomba, ha affermato, collocata dalla polizia segreta cilena, la Dina, per ordine di Pinochet. «L'auto - ha ricordato - volò molti metri in aria. Le gambe di mio padre furono tranciate. Morì dissanguato, il busto senza gambe appoggiato al pavimento dell'auto. Nessuna clausola d'immunità può consentire che questi misfatti restino nel limbo, nulla autorizza un capo di Stato a commettere atti di terrorismo». Una valanga di accuse. Joyce Horman - vedova del giornalista americano Charles Horman, protagonista del film «Missing» - ammette con rassegnazione: «Fu deciso che Charles doveva scomparire perché sapeva troppo». Fabio Galvano Ma a Santiago fervono già i preparativi per accoglierlo
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