L'America che non va a votare

L'America che non va a votare L'America che non va a votare Metà del Paese è allergica alla politica PAUA PRIMA PAGINA NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Piccoli non-votanti crescono: nel mare dell'assenteismo sono le giovani generazioni a nuotare al largo; è il prototipo dell'americano che sarà medio ad alzare la bandiera del disinteresse. 1 Oggi è il giorno dei risultati, del probabile sollievo di Clinton e deU'insufficiente soddisfazione repubbbcana. Ma ieri è stato il giorno degli scontenti, silenziosa espressione di un Paese che ancora trentadue anni fa andava alle urne in maggioranza assoluta (55%), in occasione delle elezioni di metà mandato. Non sono riusciti ad arginarlo, nonostante tutti i disperati tentativi. L'appello dell'ultim'ora non è mai stato così massiccio, temerario e improduttivo: Al Gore che eccitava la folla a ritmo di rap in una chiesa battista dell'Ohio; il senatore democratico Lauch Faircloth che riprendeva un aereo dopo lo schianto che lo ferì 15 anni fa in un'altra campagna elettorale e atterrava vivo per tenere un comizio davanti a un pubblico da recita all'oratorio; Hillary Clinton che volava a New York per cercare con il suo peso di spostare l'ago della bilancia dalla parte di Shumer, impegnato in uno scontro che solo i tempi possono far definire «titanico» con D'Amato; Bill Clinton, come sempre il più furbo, che concedeva interviste ai media di lingua spagnola e indirizzava le estreme attenzioni all'elettorato di colore; migliaia di telefonisti impegnati in chiamate serali per cercare di dire le ultime parole famose, capaci di convincere gli indecisi e, soprattutto, gU scettici. Con esiti disastrosi. Intervistata mentre non andava a votare, la mancata elettrice dell'Illinois Susan Hamisch, insegnante, 47 anni, si chiedeva: «Perché dovrei dare la mia preferenza a qualcuno che non ha speso una parola sull'assistenza medica, sui rapporti tra i cittadini e le istituzioni di credito, sugli ex mariti che non pagano gli as- segni familiari? Questi sono i problemi della mia vita. Se loro non hanno risposte per me, io non ne ho per loro». Così la maestra. Così i suoi allievi, le decine di migliaia di infratrentenni che hanno rappresentato un terzo del non elettorato, convinti, come lei, che i tempi siano favorevoli e che questo sia esclusivamente merito loro, che i politici abbiano solo seguito la corrente, evitando di remare e, per conquistarli, siano stati capaci solo di stampare o filmare insulti, sprecando denaro e tempo. Aver sostato, nel giorno degU scontenti, davanti alla porta del seggio in una scuola di New York, è stato come trascorrere la sera in un ristorante che ha tradizione, buona recensione nelle guide e conserva una certa eleganza. Gli manca, soltanto, la clientela. Gli unici che vengono con entusiasmo sono gli affamati di democrazia: gli ispanici, soprattutto, che considerano la circostanza un'occasione per riunioni di famiglia: si ritrovano al seggio come a una prima comunione e ancora considerano il voto come una grazia. Non è un caso che a loro si sia rivolto in extremis Bill Clinton. E tuttavia, non è per lui che sono venuti i latino-americani, ma per votare il loro candidato ispanico, perché possa difenderne i diritti. Nel giorno degli scontenti già ci si chiede come invertire la tendenza e la risposta non è politica, ma tecnica: consentire il voto via Internet. Perché il paradosso è che un Paese dove poco più di un terzo delle persone entra nella cabina elettorale, si esprime ogni minuto e in massa su ciascuno dei temi oggetto di sondaggio sulla rete: volete l'impeachment del presidente? Siete per il controllo delle armi? Approvate il bilinguismo? GU stessi temi che non interessano se sollevati dai candidati, generano dibattiti e, soprattutto, voti elettronici. E' l'estrema contraddizione di una nazione che, soprattutto nelle giovani generazioni, vuole esprimersi su tutto e tutti, ma rigetta i metodi tradizionali per farlo. Quando il giorno degli esiti sarà passato e si sarà stabilito quanti repubblicani in più sono entrati al Congresso, esaltata la corsa gemella dei fratelli Bush, valutata la tenuta dei democratici e tratte le conseguenze per la procedura di impeachment che minaccia di nauseare la popolazione da qui al nuovo anno, bisognerà anche riawolgere il nastro e capire che cosa li abbia resi tali, se, come nella tradizione degli incidenti di percorso, ci sia, alla base di questa sbandata, un «errore umano», una incapacità di chi governa o aspira a farlo, di trovare i temi e le parole capaci di destare interesse e non di provocare l'effetto contrario. Una campagna condotta da costa a costa, con centinaia di candidati in Uzza per le diverse cariche, neUe quali siano rimasti in corsa un paio di defunti, in senso stretto, e dove la novità politica principale sia stata considerata da tutti l'approccio innovativo e «new age» del duo Bush, è una spia sul cruscotto. Altri due anni di politica circense e anche le elezioni presidenziali rischiano di diventare una riunione di famigha. Oggi si premiano i vincitori, ma potrebbe essere imminente un ritorno in massa alle urne per scrivere a maggioranza suUe schede: «None of the above», nessuno di questi. Gabriele Romagnoli Una mancata elettrice «Loro non si curano dei miei problemi perché io dovrei occuparmi di loro?» Forse soltanto un suffragio via Internet potrebbe riportare la partecipazione sopra il 50 per cento Un bimbo in braccio al padre che sta votando in un seggio di Los Angeles [foto apj

Luoghi citati: America, Illinois, Los Angeles, New York, Ohio