Bocciata alla Camera (276 voti contro 262), dal Polo insulti e monetine per i deputati dell'Udr
Bocciata alla Camera (276 voti contro 262), dal Polo insulti e monetine per i deputati dell'Udr Bocciata alla Camera (276 voti contro 262), dal Polo insulti e monetine per i deputati dell'Udr Tangentopoli, la commissione finisce in rissa Berlusconi: chiudono la porta infaccia alla verità MANCINO «Le riforme al più presto» tobracrlo fisi onsabi uscendo dall'aula prende sottobraccio Bossi, quasi per coinvolgerlo fisi camente nella comune responsabi lità. Ma Bossi se ne infischia delle accuse di complicità: «La destra... vada a fare un bagno». Il forzista Gianfranco Miotiche insulta l'ex collega di partito Mariella Scirea. Un altro polemizza con Gabriele Cimadoro, il cognato di Antonio di Pietro. Ma Berlusconi, pur drammatizzando, non esagera. Parla anche lui di «vergogna» («Si sono chiuse le por- Qi ROMA. Le riforme istituzionali devono essere realizzate al più presto: questo il pensiero del presidente del Senato Nicola Mancino. Lo ha detto alla cerimonia per il novantesimo compleanno di Giovanni Leone, sottolineando «la necessità di condurre in porto il cammino delle riforme, come peraltro il presidente D'Alema ha affermato qualche giorno fa, in occasione della presentazione alle Camere del programma di governo: ne confermiamo l'urgenza in questa sala così solenne, festeggiando uno dei costituenti, uno di quegli uomini che, come ebbe a dire De Nicola, compirono un lavoro "che onorerà il nostro Paese"». [Ansa] te in faccia alla verità», «Gli italiani si devono rendere conto di quel che è successo), ma non chiude la porta. Né apre quella del referendum elettorale. Anche se minaccia ritorsioni (ma :■<>:> non le annuncia: «Dobbiamo riunirci per decidere le misure più adatte», si limita a dire, mentre il capogruppo Beppe Pisanu si sbilancia dicendo che «gliela faremo pagare sulla Fi¬ SQui accanto: nanziaria»); anche se ridimensiona la portata del dialogo con la maggioranza («Noi abbiamo lanciato una sfida sulla legge elettorale»), a una domanda su un'eventuale prossima adesione al referendum, caldeggiata peraltro da An, si limita a dire: «Con quello bisogna fare i conti». Mentre tace sul partito di Cossiga, sia pure «per carità di Patria». Fini si è già dileguato, senza un commento a caldo. «Votino come vogliono. Per me il voto sulla commissione di inchiesta su Tangentopoli è indifferente rispetto al dialogo che però è solo sulla riforma elettorale», aveva detto nel pomeriggio, rispondendo a Walter Veltroni il quale si era augurato che il voto sulla commissione non influenzasse il dialogo sulle riforme. Quando si capiva che l'esito era ormai scontato e che la lunga odissea, i 4 mesi carichi di polemiche, rinvii, cambiamenti di /*' . opinione, si sareb- / bero alla fine con¬ nullava tutto. La conclusione era stata anticipata dal voto negativo della commissione Affari Costituzionali, ieri mattina. La commissione di inchiesta veniva bocciata coi voti della maggioranza e di Prc ma senza i Verdi, che anche in aula sono rimasti fedeli al «sì», se non fosse stata contro i giudici e avesse cominciato i lavori dopo il semestre bianco. Restava qualche incertezza su Ri e soprattutto sull'Udr, che sembrava avrebbe lasciato «libertà di coscienza». Ma poi «è prevalsa l'idea di dare un'immagine di compattezza», spiega Buttiglione. Sta di fatto che tra le file dell'Udr c'erano 6 assenti e altrettanti in quelle del Ppi, compreso De Mita. E il centrosinistra alla fine tira un sospiro di sollievo: «La Camera ha saggiamente respinto un'iniziativa che fin dall'inizio, e sempre più col passare dei mesi, è apparsa strumentale», riassume il capogruppo diessino Fabio Mussi. A rammaricarsi restano solo i socialisti: «Una brutta pagina, che peserà nei nostri rapporti coi Ds», commenta Boselli, per il quale «l'esiguità del voto conferma che la scelta di fare la commissione era quella giusta». sumati con un breve dibattito e un solo voto: quello all'emendamento strategico che an¬ Maria Grazia Bruzzone A sinistra: ilvio Berlusconi Umberto Bossi e Fabio Mussi
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