Luzi, poesia davanti al mistero

Luzi, poesia davanti al mistero Invece del Nobel arriva il Meridiano Mondadori: Pitinerario di un autore che a 84 anni ci inquieta ancora Luzi, poesia davanti al mistero Tra Rimbaud e Sant'Agostino I L 29 novembre 1935, sul Giornale di Sicilia, apparve una recensione alle poesie di uno scrittore sconosciuto, da parte di un recensore altrettanto sconosciuto. Il libro, La barca, edito da Guanda in 300 copie, portava la firma di un ventunenne fiorentino, già campione provinciale dei 400 metri, che lo aveva pubblicato a proprie spese. Si chiamava Mario Luzi. Il recensore era un ventitreenne maestro elementare livornese trapiantato a Genova, del tutto ignoto all'autore. Si chiamava Giorgio Caproni. Doveva essere il battesimo di un poeta e ne stavano nascendo due, i più importanti del secondo Novecento italiano. Sarebbero stati legati da un affetto fraterno tutta la vita, intrecciando in continuazione i loro percorsi, nella storia e contro la storia, alla ricerca di Dio o in fuga da lui. Oggi Luzi ha compiuto 84 anni, ne ha 65 di poesia; è sulla scena dal primo giorno. E continua a scrivere, riuscendo a rinnovarsi di libro in libro, attento al tempo, con l'occhio teso verso il futuro: ancora capace di sorprendersi davanti al mistero dell'esistenza. Nessun poeta italiano può vantare una presenza così continua, a così alto livello di esiti. Già capofila dell'ermetismo fiorentino negli Anni 30, Luzi ha saputo attraversare le cor renti a lui opposte del neorealismo e delle avanguardie Anni 60, senza lasciarsene sommergere. Edoardo Sanguineti, in una antologia del 1969, aveva creduto di liquidarlo definen dolo «anima bella», insulto or ribile da parte dello scrittore genovese: «Con Luzi, si ha il senso pieno di essere giunti a una. stazione terminale, e si volta pagina con assoluta tran quillità». In questi trent'anni si sono voltate tante pagine e Luzi, assai meno tranquilliz zante per tutti, è ancora lì, a inquietarci con la sua progres siva interrogazione. Le nuove generazioni della poesia si ispirano a lui. Il poeta ha atteso per tanti anni la chiamata dall'Accademia di Stoccolma che, ingiustamente, gli ha sempre negato il suo premio. Ma un monumento per lui ora c'è, in carta stampata, forse il più giusto. Invece del Nobel, arriva il Meridiano: un volume di 1900 pagine, edito da Mondadori, che ripercorre tutta la sua opera, comprese le poesie disperse e le inedite di una raccolta in fieri. Le sue stagioni ne risultano tanto scandite quanto omogenee, nella discontinuità del linguaggio che si fonda sulla continuità dell'uomo. Luzi procede per intermittenti scarti di temi e di timbri, nel suo coerente amore verso la parola: scelta, con castità stilnovistica, dal vocabolario quotidiano, proiettata verso l'assoluto. Come mette bene in luce il curatore del volume, Stefano Verdino, fin dagli esordi lo scrittore si pone il compito di recuperare alla poesia il «flusso di pensiero», dimenticato dai suoi predecessori. Se i modelli di scrittura sono Mallarmé e Rimbaud, l'ancora è gettata nelle acque non traditrici di Sant'Agostino e Pascal: che portano l'autore, nella seconda parte della vita, a scoprire il messaggio rivoluzionario di Teilhard de Chardin. La biografia è elementare, tutta racchiusa nel paesaggio toscano, nonostante i viaggi per il mondo, spesa per la maggior parte nell'insegnamento. Ma l'itinerario interiore è ricchissimo, come emerge dalla Cronologia che lo stesso Verdino ha ricostruito, attraverso le lettere-confessioni dell'autore ai suoi compagni di fede letteraria, frequentati per la maggior parte nella grande stagione fiorentina fra le due guerre; da Carlo Bo a Bilenchi, da Fratolini a Leone Traverso, ma anche a Sereni, a Pasolini, so prattutto a Caproni. Non sorprende, in questa prospettiva, la presenza così forte della storia, che filtra anche attraverso la visione ermetica della poesia. E non può sorprendere, certo, la continua tensione religiosa, tanto più presente quanto meno dichiarata. Nasce di qui, come osserva il curatore, l'estremismo di Luzi: per il quale «la parola della poesia, come ogni parola umana e ogni segno, non può che misurarsi con un'altra parola, cioè la Rivelazione». Parola non facile, da penetrare nei suoi significati nascosti, e in qualche caso scopertamente oscura. L'ermetismo di cui il poeta si è fatto portabandiera non è un termine usurpato. Egli sembra trattenere sempre qualcosa per sé, da affidare a chi voglia seguirlo nella sua discesa - o ascesa? - nei precipizi del linguaggio simbolico, risolto con la più ardimentosa analogia. Il nuovo volume ci aiuta in questo difficile percorso, con un imponente sussidio di note e spiegazioni (quasi 600 pagine). Ma, come Luzi ha sempre sostenuto, non è sempre necessario capire tutto: quello che conta è l'illuminazione, la luce trasversale che scocca dall'immagine; unica via per cogliere, come dice uno fra i suoi versi più esemplari, «il filo inafferrabile dell'universa vita». Parole scelte dal vocabolario quotidiano, proiettate verso l'assoluto TRASCORRE TRA IL FOGLIAME Trascorre tra il fogliame lui fiume molto acquoso, molto verde, voglioso di aperture, di mare. Farfuglia, qua e là scintilla, avidamente specchia nelle sue radure il cielo mentre cala a me, aperta valle, e mi si espande in grembo e mi riempie dè in ogni parte con la sua vena forte e con la sua frescura e io gli cedo luce, respiro ed orizzonte. Lo abiti a misura di me e sua il nuovo alito, E'TARDI E' tardi. La fine della giornata incombe, già si abbuia l'aperta foltoerbata ripa lasciata dai rientranti, annotta il semideserto lungofiume. E'pigro l'acqua, il taglio d'un estremo obliquo lume da ponente ne straluna ancora il fuso piombo. Addio, dove vai giorno, dove ti accompagna il fiume? Li unisce, li appariglia una sola immutabile andatura il giorno e il fiume verso l'annullamento e verso il gran ritorno alla testa del mattino che tutto riconquista e tutto alluma. Mario Luzi Agostino filtra anche attraverso la ne ermetica della poesia. n può sorprendere, certo, ntinua tensione religiosa, o più presente quanto mechiarata. Nasce di qui, cosserva il curatore, l'estremo di Luzi: per il quale «la la della poesia, come ogni la umana e ogni segno, può che misurarsi con ltra parola, cioè la Rivelae». rola non facile, da penee nei suoi significati nascoe in qualche caso scopertate oscura. L'ermetismo di l poeta si è fatto portabana non è un termine usurpa Egli sembra trattenere pre qualcosa per sé, da afre a chi voglia seguirlo nelua discesa - o ascesa? - nei ipizi del linguaggio simbo risolto con la più arditosa analogia. nuovo volume ci aiuta in sto difficile percorso, con mponente sussidio di note iegazioni (quasi 600 pagi Ma, come Luzi ha sempre enuto, non è sempre neario capire tutto: quello conta è l'illuminazione, la e trasversale che scocca 'immagine; unica via per liere, come dice uno fra i i versi più esemplari, «il fiinafferrabile dell'universa ». TRASCORRE TRA IL FOGLIAME Trascorre tra il fogliame lui fiume molto acquoso, molto verde, voglioso di aperture, di mare. Farfuglia, qua e là scintilla, avidamente specchia nelle sue radure il cielo mentre cala a me, aperta valle, e mi si espande in grembo e mi riempie dè in ogni parte con la sua vena forte e con la sua frescura e io gli cedo luce, respiro ed orizzonte. Lo abiti a misura di me e sua il nuovo alito, ETARDE' tardi. La fine della giornata incombe, già si abbuia l'aperta foltoerbata ripa lasciata dai rientranti, annotta il semideserto lungofiume. E'pigro l'acqua, il taglio d'un estremo obliquo lume da ponente ne straluna ancora il fuso piombo. Addio, dove vai giorno, dove ti accompagna il fiume? Li unisce, li appariglia una sola immutabile andatura il giorno e il fiume verso l'annullamento e verso il gran ritorno alla testa del mattino che tutto riconquista e tutto alluma. Mario Luzi Parole scelte dal vocabolario quotidiano, proiettate verso l'assoluto LODASescunLotaWgrpommNNsaindenocauntepina arddchga1'O3seèGainlaRcpipmtscgH

Luoghi citati: Genova, Sicilia, Stoccolma