«I Lord lo assolveranno» di Fabio Galvano

«I Lord lo assolveranno» RETROSCENA IL «PROCESSO» DI LONDRA «I Lord lo assolveranno» E da Parigi arriva un nuovo mandato d'arresto TLONDRA UTTO secondo copione. Ieri pomeriggio, mentre Isabel Allende ricordava nel corso di un'affollata conferenza stampa il sanguinoso golpe di Augusto Pinochet contro suo padre, la pubblica accusa di sua maestà - il Crown Prosecution Service - ha presentato alla Camera dei Lord l'atteso appello contro la sentenza con cui mercoledì scorso l'Alta Corte aveva giudicato illegale l'arresto dell'ex dittatore cileno. La Allende - e con lei numerosi nomi celebri di quegli anni tormentati - è venuta a Londra per premere su governo e parlamentari affinché non rimettano in liberà il generale. Ma il primo ministro Tony Blair è stato inflessibile: «E' un processo giudiziario in cui non abbiamo interferito e in cui non interferiremo», ha detto ieri ricalcando la posizione ufficiale di sempre e passando sotto silenzio la notizia che anche la Francia ha chiesto l'estradizione. Ora tocca ai Lord e solo ai Lord. I cinque giudici di quella che è l'estrema istanza giudiziaria britannica si riuniranno domani, a porte chiuse. Dovranno decidere se davvero, come ha stabilito il tribunale, Pinochet goda di immunità in quanto ex capo dello Stato. 0 se il ricorso, fatto dalla pubblica accusa a nome delle auto- rità spagnole, debba essere accolto. Le previsioni sono che i cinque Pari confermeranno la sentenza della scorsa settimana. Quello che è meno chiaro è quanto tempo impiegheranno. La sentenza potrebbe essere già pronunciata domani sera, ma potrebbe anche tardare di altre 24 ore. Il dopo è chiaro: se definitivamente assolto, Pinochet potrà partire immediatamente con l'aereo che il governo cileno gli ha mandato e che da oltre una settimana attende all'aeroporto militare di Brice Norton; se rimesso agli arresti, dovrà attendere che si formalizzi la richiesta di estradizione del giudice spagnolo Baldasar Garzón. Ieri Isabel Allende, deputato del partito socialista, ha lanciato un appello ai Lord affinché Pinochet non resti impunito. «Non cerchiamo vendetta - ha detto - ma vogliamo che sia fatta giustizia. Non ci può essere immunità per le violazioni dei diritti umani». La figlia di Salvador Allende era accompagnata da Juan Pablo Letelier, figlio dell'ex ministro degli Esteri cileno Orlando Letelier, ucciso nel 1976 in un attentato a Washington: «Vorremmo lavare i nostri panni sporchi a casa - egli ha detto - ma abbiamo bisogno di detersivo inglese. Pinochet è stato un dittatore, l'Inghilterra non è e non deve diventare un rifugio per dittatori come lui. Questa è la posta in gioco». Del gruppo, che alla Camera dei Comuni inscenerà oggi un «finto processo» per mettere il dito sulla crudeltà sanguinaria di Pinochet, fa parte anche Sola Sierra, a nome dell'associazione che a 25 anni di distanza cerca ancora di scoprire la sorte dei desaparecidos. E c'è Jo yce Horman, la vedova del giornalista americano Charles Horman che «scomparì» durante il golpe del 1973 e la cui vicenda divenne nel 1982 trama del film «Missing». Con altri attivisti - soprattutto esuli cileni venuti da ogni parte del mondo - hanno preso parte ieri sera a una veglia davanti al Parlamento di Westminster. Sperando, forse, che i cinque Lord chiamati domani a pronunciarsi su Pinochet sentano le loro voci. A 17 giorni dall'arresto an che la Francia chiede l'estradizione dell'ex dittatore. Un mandato d'arresto internazio naie è stato emesso ieri dal giudice parigino Roger Le Loire, chiamato a istruire il dos sier dopo le denunce dei fami liari di tre cittadini francesi scomparsi in Cile durante gli anni della dittatura. Mezza Europa si muove: anche la Svezia, l'Italia, il Lussemburgo e il Belgio affilano le armi giudiziarie. E' un'azione dimo strativa corale, ma poco più. Perché se i Lord rovesceranno la prima sentenza, è alla Spa gna che toccheranno l'onere e l'onore di incriminarlo. E se Lord confermeranno l'illegalità dell'arresto, tutte quelle mosse saranno vanificate bruciate dai motori che riporteranno Pinochet verso Tesi Ho, ma in patria. Fabio Galvano