A Clinton può bastare un pareggio di Gabriele Romagnoli

A Clinton può bastare un pareggio ANALISI GLI SCENARI DEL DOPO VOTO A Clinton può bastare un pareggio Solo un trionfo repubblicano rischia di distruggerlo NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Per usare le parole dell'addetto stampa di Clinton, Joe Lockart : «E' stato un anno da circo». Abbiamo visto il presidente-Houdini farsi incatenare nella cassaforte della sua sventatezza e calare in un mare di fango; l'inquisitore-domatore frustare la rilassatezza dei costumi; la ragazza-fachira, mangiatrice di spade, scherzare col fuoco e inghiottire, non paga, perfino i sigari. E ancora: acrobazie verbali, equilibrismi giuridici e, soprattutto, pagliacciate. Adesso, un rullo di tamburi annuncia il gran finale. Tutti gli artisti al bordo della pista. La rete è stata tolta. Il pubblico trattiene il respiro. E' il momento della verità: chi cade ora si fa male davvero. E' il giorno delle elezioni di medio termine. Vadano, signori, vadano a votare e dicano se hanno gradito lo spettacolo allestito e, come nell'arena dell'antica Roma, si erigano a imperatori e, con il pollice alzato o verso, decidano la sorte dell'acrobata sorridente: possa schiantarsi al suolo definitivamente o atterrare ancora una volta sulle sue gambe, non proprio incolume, magari zoppicante, ma vivo e capace di volteggiare per altri due anni. E' il giorno della verità per tutti. Gli analisti delineano ipotesi che prefigurano scenari. Dagli spifferi del tendone soffia un'aria di incertezza e comincia a delinearsi la sensazione che tutto possa restare come piima: al Congresso e alla Casa Bianca. L'acrobata sorridente rimane eternamente prigioniero del suo volteggio, i circensi restano gli stessi, il pubblico tira un sospiro di sollievo non tanto perché tutti sono salvi, quanto perché lo spettacolo è finito: tantissimo rumore per poco più che nulla. Nelle ore della vigilia cresce la fiducia dei democratici. Con coraggio non proprio da leoni, hanno rimesso tutti fuori la testa. In estate si preparavano a lasciare solo il presidente, con¬ vinti che si sarebbe fratturato la già non ferrea spina dorsale. Ora si riavvicinano. Li confortano i sondaggi e le prospettive. Come certi allenatori ricordano prima di una partita: «A noi vanno bene due risultati su tre». 1, X, 2: i democratrici giocano la doppia 1-X e i pronostici sono con loro. Se esce 1. I rappresentanti democratici crescono di misura o restano immutati. E' il risultato più improbabile. O meglio lo era. Finché l'uomo cannone Newt Gingrich ha fatto sparare una raffica di spot contro il presidente. La nausea popolare per un numero già visto fin troppe volte ha prodotto l'effetto contrario a quello sperato dai repubblicani. Ma molto conterà anche l'abilità dei singoli candidati nel compiere le mosse dell'ultim'ora con cui spostare il peso degli indecisi nei duelli ancora aperti. Due anni fa Jeb Bush perse il governatorato della Florida anche a causa di una catena di telefonate in extremis con cui il suo avversario fece spiegare agli anziani che i repubblicani avrebbero tagliato i fondi assistenziali per loro. Quest'anno il figlio dell'ex presidente trascorre la vigilia elettorale facendo la tournée degli ospizi. Ma se la rimonta in extremis sarà di segno democratico, allora la prima conseguenza sarà la salvezza di Clinton. L'acrobata se la caverà, mal che vada, con una censura votata dal nuovo Congresso prima del discorso sullo stato dell'unione nel gennaio prossimo e il 1999 non sarà un altro anno da circo, ma un normale periodo di attività politica, nel quale l'agenda vedrà in testa la priorità recitata come un mantra dal presidente e dai suoi seguaci: la riforma dell'assistenza sociale. Se esce X. I repubblicani guadagnano non più di 20 seggi al congresso e quattro al Senato, conquistano il governatorato in Florida e Colorado, ma lo perdono in California e Minnesota. E' la previsione più diffusa. Per come si erano messe le cose, consentirebbe a Clinton di brindare alla sconfitta come fosse un pareggio che lascia le cose sostanzialmente immutate. Dopo tutti gli attacchi, dopo tutti gli autogol, un risultato certo inferiore alle iniziali aspettative. Una dozzina e mezzo di repubblicani in più non garantirebbe il sì all'impeachment e il test del gradimento popolare per un finale splatter delle evoluzioni dell'acrobata non sarebbe tale da assicurare che il messaggio è pollice verso. Di nuovo, una censura chiuderebbe l'anno del circo, magari preceduta da un ulteriore, umiliante ammissione di aver mentito, anche sotto giuramento, da parte di Clinton. Quanto all'anno che verrà, sarebbe nel segno della storica impasse tra politiche sognate dalla presidenza e scelte avallate dal congresso. Come nelle migliori tradizioni, ciascuno potrebbe dire di aver vinto e lamentarsi di non avere le mani libere. Se esce 2. I repubblicani sbancano. Guadagnano più di 30 seggi al congresso e in Senato si avvicinano, da soli, ai due terzi necessari per schiantare Clinton. Chiudono a chiave le stanze governatoriali degli Stati principali e preparano la corsa vincente del Duemila. Risultato: Clinton non mangia il panettone. Al suo posto: Al Gore che traccheggia per due anni prima di immolarsi al ritorno del George Bush vendicatore, nelle spoglie del figlio. La priorità della nuova agenda diventa la riduzione delle tasse. Curiosamente, all'ultim'ora gli analisti fanno gli stessi pronostici che facevano un anno (luce) fa, quando Monica Lewinsky era beatamente nell'ombra: la maggioranza dei candidati già in carica otterrà una conferma, perché, per come vanno le cose, nessuno sente il bisogno di cambiare. Squilli di tromba, inchini, applausi, qualche fischio e il pubblico potrebbe tornare a casa (o a lavorare). Vadano, signori vadano: il circo, comunque finisca, sta per chiudere. Gabriele Romagnoli Secondo i pronostici i suoi avversari non andranno oltre i 20 seggi in più I democratici fiutano il vento e ora si riavvicinano al Presidente Clinton con il deputato democratico Elijah Cummings a Messa in una chiesa battista di Baltimora

Luoghi citati: Baltimora, California, Colorado, Florida, Minnesota, New York, Roma