Sartori: «La proposta di Amato? Pasticcio orribile e pericoloso» di Guido Tiberga

Sartori: «La proposta di Amato? Pasticcio orribile e pericoloso» Sartori: «La proposta di Amato? Pasticcio orribile e pericoloso» u N complotto internazionale mi ha portato fuori dall'Italia proprio in questo momento...». Giovanni Sartori scherza, quando suona il telefono della sua stanza d'albergo a Città del Messico dopo un viaggio dall'Argentina durato quindici ore per la presenza minacciosa dell'uragano Mitch. «Sono in "tournée" da due settimane», racconta, descrivendo D suo viaggio di lavoro nell'America Latina: la scorsa settimana ha ricevuto una laurea honoris causa a Buenos Aires, ieri è volato in Messico, e di lì passerà in Uruguay. Ma neppure il tifone ha distratto il professore dai grandi temi della politica italiana. Dall'altra parte del mondo, Sartori ha sentito Massimo D'Alema schierarsi apertamente per la sua proposta di riforma elettorale basata sul doppio turno di coalizione. E ha accolto «con sorpresa e preoccupazione» la proposta del ministro Giuliano Amato, che vorrebbe abbinare alla nuova legge l'elezione diretta del premier: «Una cosa orribile - dice -. Orribile e pericolosa». Professor Sartori, ora anche Silvio Berlusconi si dice disposto al dialogo con D'Alema sul tema delle riforme. Come giudica la «svolta» di Forza Italia? «I riavvicinamenti sono sempre cose intelligenti, specie in questo campo: nessuno può fare una riforma elettorale da solo. O si trova una maggioranza trasversale o non se ne fa nulla. Evidentemente D'Alema e Berlusconi si sono resi conto che il superamento del Mattarellum conviene ad entrambb). In che senso? «Mi pare chiaro: un sistema elettorale fatto apposta per tutelare i partitini non può che dare fastidio ai grandi partiti». Anche Francesco Cossiga si è detto d'accordo con D'Alema. In una intervista alla «Stampa», il leader dell'Udr ha parlato di «sistema elettorale uninominale a doppio turno aperto a tutti i concorrenti che superino una certa soglia di voti, con la possibilità eventualmente a una limitata quota di seggi con il sistema proporzionale per quelle forze politiche che si ritirino al secondo turno». Se non è il modello Sartori ci è molto vicino... «Sì, è quello che dico io. Io sostengo che al secondo turno devono andare i primi quattro partiti, il recupero proporzionale riservato a chi desiste dai ballottaggio garantisce ai piccoli partiti di continuare a esistere, visto che non possiamo pretendere di farli sparire da subito, ma fa sì che alla lunga si aggreghino». E' una soluzione che piace a D'Alema, ma non al Ppi. Che ne pensa del sistema misto proposto da Dario Franceschini: due schede a turno unico, coma oggi, con premio di maggioranza a chi supera il 40 per cento dei voti? «Più che un pasticcio è una somma di pasticci. Il premio di maggioranza in un sistema che è già maggioritario è un abuso: verrebbero violate tutte le più elementari regole dell'equità. Con quali vantaggi, poi? Questo è un mattarellum peggiorato: i partiti continuerebbero a doversi sdop¬ piare in una campagna elettorale bifronte: alleati per la quota maggioritaria, avversari in quella proporzionale. Questa proposta ha una sola finalità: trovare qualche seggio in più al partito popolare». Professore, sul tavolo delle riforme ci sono molte altre proposte. Tutte inadeguate? «Più o meno. Ma la più pericolosa è quella di Amato, pericolosa e orribile. Mi sorprende che sia arrivata da un costituzionalista di grande livello come lui». Si riferisce alla proposta che vede l'elezione diretta del presidente del Consiglio abbinata al doppio turno? «Sì. Un altro grande pasticcio: mette insieme due argomenti diversi che hanno bisogno di maggioranze differenti: la riforma elettorale è una cosa, il cambio della forma di governo un'altra. Quanto all'elezione diretta del premier è la peggior soluzione costituzionale mai escogitata nel mondo, che oggi esiste solo in Israele, con i risultati che abbiamo visto. Infine è un sistema pericoloso, con quella sua rigidità che non consente di rimediare a una scelta sbagliata. E l'errore, quando ci si affida al voto diretto, è probabile... C'è poi una cosa che mi preme far notare; l'esperienza insegna che, anziché concentrare i voti sul partito del candidato prescelto, l'elezione diretta porta a una dispersione delle preferenze sui partiti alleati. E' un sistema frammentante, pensi un po' che bello...». Quindi il ministro Amato sbaglia tutto? «Se proprio si vogliono abbinare legge elettorale e forma di governo - che, ripeto, sono cose diversissime - allora perché non andare direttamente al sistema migliore, l'elezione diretta del Capo dello Stato alla francese?». Gli avversari di questa soluzione ricordano i rischi della cosiddetta «coabitazione» tra un Presidente e un premier di colore diverso. Non sarebbe a dir poco complicata una situazione del genere in Italia? «Io sto ai fatti. I fatti dicono che in Francia è già successo quattro volte. E le cose sono sempre andate benissimo». Quindi per lei le dichiarazioni del ministro sono un pessimo viatico sulla strada delle riforme? «Non ho la minima idea di che cosa stia pensando Amato. Sono sorpreso: so che è una persona molto intelligente, e che di conseguenza questa sua uscita deve avere qualche scopo intelligente. Solo che a me sfugge». Guido Tiberga «Il nuovo ministro vuole abbinare il doppio turno per il Parlamento con l'elezione diretta del premier. Sono cose troppo diverse, e poi questo sistema esiste già in Israele E i risultati li abbiamo visti tutti» Il professor Giovanni Sartori politologo costituzionalista docente alla Columbia University